Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <610>
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610 Libri e periodici
tuzionalc tutta quanta la storia del regno di Sicilia, allo scopo di trarre dalla sua parte tatto il peso della tradizione parlamentaristica siciliana. Per evitare di inoltrarci in una problematica politica e giuridica assai vasta qual'è quella del costituzionalismo antico e moderno, ci basterà sottolineare una differenza di fondo clic stacca le costituzioni feu­dali, tra le quali è da annoverare quella siciliana prima del 1812, da quello moderne; sarà sufficiente rilevare che ove queste ultime sono la strattura fondamentale dello Stato di diritto, concetto ovviamente ignoto al pensiero politico e giuridico del medioevo, le costi­tuzioni feudali erano l'espressione della concezione medievale della società e dello Stato Tutto ciò ci deve condurre alla conclusione che tra la costituzione siciliana qual'era prima del 1812 e quella elaborata in quell'anno, e che ebbe vita breve e difficile, esi­steva una differenza sostanziale; un vero e proprio salto qualitativo era stato compiuto dalla storia costituzionale di Sicilia con l'unanime votazione delle Basi della nuova co­stituzione, avvenuta il 20 luglio 1812. Di ciò non potevano rendersene conto i contempo­ranei ed i protagonisti, e non sembra rendersene sufficientemente conto nemmeno il To-meucci allorché (a p. 116) deplora di essersi adottata nel 1812 una forma costituzio­nale nuova, assai prossima a quella della Gran Bretagna, anzi che uno Stato ammoder­nato sui capitoli del regno di Sicilia, com'era stata intenzione del Balsamo, del Castel-nuovo e degli altri liberali , creando così uno squilibrio troppo forte tra il vecchio ed il nuovo , e soprattutto cancellando una struttura secolare, che aveva saputo affron­tare tante insidie, per l'univoco richiamo degli interessi nobiliari ed ecclesiastici e per la salda convinzione di essere la difesa dell'indipendenza isolana, e vi si sostituiva una nuova forma su cui nell'entusiasmo del momento convennero tutti, per criticarla ed opporsi in seguito allorché gli utili e le opinioni addivennero contrastanti e la nostal­gia dell'antico, sposata al presente danno, insidiò gli animi .
Pia nitida ci sembra la prospettiva del Tomcucci in Messina nel Risorgimento, forse perchè, incentrato com'è questo suo libro sulle vicende belliche che ebbero per teatro la città peloritana dal gennaio al settembre 1848, l'autore si muove su di un campo sgom­bro da suggestioni nazionalistiche siciliane. Difatto, la tesi centrale di questo libro del Tomeucci è stavolta quella di dimostrare lo spirito di italianità che animava la rico-luzione siciliana del 1848, ed in special modo la disperata resistenza di Messina.
Non mancano in questo libro gli spunti assai interessanti, come il ridimensiona­mento del moto del primo settembre 1847, divenuto facile preda della agiografìa e delle esagerazioni romanzate di certa storiografia. H Tomeucci, invece (pp. 3574), ha po­tato ricostruire, con l'ausilio di documenti ignoti o mnlnolti e con dovizia di particolari, ora per ora, l'andamento del moto, riconducendolo alle sue giuste proporzioni e rilevando anche l'equilibrata condotta del comando militare borbonico, nonché la serenità dei gradici chiamati ad accertare le responsabilità della sommossa.
Ci sembra inoltre di dover sottolineare il rilievo dato dal Tomeucci in questo suo libro all'azione delle correnti democratiche e rcpubblicaneggianti nella vicenda rivolu­zionaria e costituzionale siciliana del 184849; il che riscatta, in un certo senso, la suffi­cienza con coi lo stesso autore si era accostato, in Genesi del conflitto* ecc., all'attività politica dei democratici del periodo 1813-15, accusati di vaporosità avvocatesche (p. 116), di superficialità retorica (p. 120), ecc., senza accorgersi che agli autori di quelle logomachie e di quelle trombonate a vuoto (p. 128) si deve proprio la formazione di quella corrente di pensiero e di azione democratica che, attraverso il 1837, operò con indubbia efficacia nel 1848-49, e che il Tomeucci dimostra di tanto apprezzare.
Nel discutere questi dae libri del Tomeucci ci siamo attenuti alle linee generali attorno alle quali essi svolgono la loro trama, evitando di intrattenerci sa tutti quegli argomenti particolari che avrebbero richiesto una adeguata discussione. Ci sia consentito, a conclusione, un solo rilievo particolare; a p. 117 di Genesi del conflitto, ecc., il Tomeucci afferma che nel parlamento del 1812, in cui furono discusse ed approvate le Itasi della Costituzione, Emanuele Rossi e Vincenzo Gagliani, 1 capì dell'opposizione democratica, chiesero che la costituzione fosse riformata in senso democratico ; invece, tanto il Bossi, quanto il Gagliani, come del resto quasi tatti i componenti del fu turo partito democruti-