Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <611>
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Libri e periodici 611
co, erano assenti dal parlamento, convocato secondo le vecchie consuetudini; la loro prima apparizione alla ribalta polìtica risale al parlamento del 1813* il primo costituzio­nale, allorché il Gagliani ed il Rossi furono eletti alla Camera dei Comuni, il primo in rap­presentanza della città di Catania, ed il secondo del distretto etneo. Invece nel 1812 chi rappresentava Catania al Braccio demaniale dell'antico parlamento siciliano era il mar­chese Raddusa. Che ciò non sia mi fatto di marginale importanza apparirà evidente ove si consideri che non avendo potuto partecipare alla elaborazione delle Basi, veri princi­pi fondamentali della Costituzione del '12, la corrente democratica potè far sentire la sua voce solo nel 1813, allorché la nuova costituzione consenti a forze politiche diverse del baronaggio di inserirsi nella vita politica siciliana. Questa nuova voce non poteva non affermare che una decisa volontà di riforma di un ordinamento costituzionale alla cui fondazione non era stata chiamata a partecipare. L'azione politica della democrazia acquista cosi tutta una nuova luce che dalla narrazione dei suoi avversari politici, il Balsamo, l'Aceto, il Palmer! ed il Paterno Castello, non poteva che apparire smorzata o distorta. ENZO SCIACCA
ITALO CIAUTIBO, L'Umbria e il Risorgimento, Contributo dato dagli Umbri all'Unità d'Ita­lia; Bologna, Cappelli, 1963, in 8, pp. 319. L. 2.500.
L'Umbria, è noto, ebbe nel Risorgimento un ruolo di grande importanza, non solo per la sua particolare posizione geografico, la vicinanza con Roma, ma soprattutto per rap­porto, davvero cospicuo, che questa regione recò alla lotta clandestina dalla Restaurazione al '60 e per l'azione lodevolissima della classe dei moderati umbri, prima e dopo l'Unità quali ad esempio i Campello, i Gualterio, i Manassei, i Faina, i Coletti, i Pianciani, i Guar-dabassi ed infine per l'opera di Gioacchino Napoleone Pepoli commissario generale del governo di Torino in Umbria dopo il '60 e inviato speciale del Cavour nella regione vicinissima a Roma in quel periodo protetta dalle truppe francesi. Per questi motivi, e dato che mancano studi rigidamente scientifici sul Risorgimento in Umbria, anche se abbondano pregevolissime cronache e monografie co in memorative dovute a studiosi del luogo (cfr. L. SALVATORELLI, Una regione troppo trascurata dagli storici. I? Umbria nel Risorgimento, La Stampa, 29 aprile 1964) ci si attendeva che lo studio del Cianrro colmasse questa lacuna, anche per il titolo assai impegnativo dell'opera (L'Umbria e il Risorgimento. Contributo dato dagli Umbri all'Unità d'Italia) più volte annunciato sugli organi di stampa in occasione delle celebrazioni commemorative del 1 centena­rio dell'Unità. L'opera del Ciaurro infatti non è che nna esposizione di avvenimenti, abbastanza conosciuti, spesso slegati tra loro che vanno dalla dominazione napoleonica al 1870. In questo stadio che l'Autore chiama ... pallide pagine che non riescono a dare neppure nna lontana idea della nobiltà di una lotta che dovea ridar l'Italia agli Italiani e flagellare con il sangue il sogno dei patrioti che sentirono la poesia dell'impari lot­ta... (cfr. I. CIAXJRRO, op. ciu, p. 15) sono poi ignorati avvenimenti di rilevante impor­tanza per la storia del Risorgimento dell'Umbria e d'Italia. Nessun accenno è fatto ad esempio all'opera dei cattolici moderati in Umbria di cui Pompeo di Campello fu uno dei maggiori rappresentanti, né all'atteggiamento assunto dai Vescovi umbri, e parti­colarmente dal mona. Tizzoni a Terni, a proposito della questione romana; nel 1870 in­fatti alcuni di questi Vescovi ad esempio si rifiutarono di approvare alcune iniziative papali di gronde importanza, malgrado le cuntmue sollecitazioni della S. Sede, (cfr. Ar­chivio Vescovile Terni, Atti Ecclesiastici, 186970). Del tutto ignorata è poi l'opera del Pepoli nella regione dopo la Liberazione e le preziose carte dell'archivio Pepoli conser­vate presso l'Archivio di Stato di Perugia (ciV. R. ABBONDANZA, Gli Archisi dà governi provvisori dell'Umbria (1859-186I), estratto do Gli Archivi dei governi provvisori e straor­dinari 1859-1861, HI, Roma, 1962, pp. 329-379, 381-415). Eppure l'opera del Pepoli nella regione fu di grande importanza, non solo perone portò a soluzione numerosi e gravi problemi interni della regione, ma anche perchè mantenne rapporti di buon vicinato con Roma edi Francesi nello spirito della politica del Cavour. Pepoli infatti era stato no-