Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <612>
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Libri e periodici
minato commissario generale dell'Umbria dal Cavour, sia per la sua azione politica decisamente moderata e sia perchè legato da vincoli di parentela con Napoleone HI (cfr. Carteggio del conio di Cavour negli anni 1860-61, La Questione Romana, tomo I, Bologna, 1961, p. 44). Altra lacuna è rappresentata in questo saggio dalla mancanza, sia pare in accenno, al pensiero politico umbro nel Risorgimento, che, se si può considerare iu deca­denza rispetto a quello del passato della regione ed ebbe, prima e dopo il 1860, grande importanza non solo per l'opera dei cattolici moderati, ma anche per il pensiero poli­tico del Perfetti, improntato ad un originale liberalismo, spregiudicato e ricco di spunti notevoli (cfr. C. Cimerò, Caratteri e momenti del pensiero politico umbro, in: Studi in onore di Lanciotto Rossi, Padova, 1964, pp. 101-142). Le condizioni economiche e sociali del­l'Umbria del periodo oggetto dell'opera in esame sono state appena accennate: eppure esse ebbero una importanza determinante nelle vicende del Risorgimento umbro e per quello che sarebbe stato in futuro l'avvenire economico e sociale della regione (ad esem­pio Terni e le sue, in quel tempo, modeste ferriere) su cui è possibile trovare ampia docu­mentazione presso gli archivi umbri e quelli di Roma. Per tutti questi motivi il saggio del Ciaurro non si scosta da tante altre opere del passato, scritte con una metodologia ormai anacronìstica, fatta precipuamente di retorica e di esaltazione di alcuni uomini ed avvenimenti del Risorgimento, che invece per la loro azione essenzialmente opportunistica e clientelistica, dovrebbero essere sottoposti a rigido esame critico; decisamente opportu­nista è stata ad esempio l'opera di molti moderati umbri dopo l'Unità e particolarmente in occasione della spartizione del grande patrimonio ecclesiastico, dopo la soppressione di quei benefici. Ma il Ciaurro nella sua premessa all'opera confessa non essere il suo lavoro una completa narrazione di fatti che si svolsero in quel periodo che va sotto il nome di Risorgimento Italiano, ma è, e vuol essere soprattutto, ricordo ed espressione di grati­tudine per tutti gli umbri che al suo trionfo contribuirono con il pensiero ed il braccio, il sangue e le loro opere . Sotto questo aspetto, una pregevole monografia commemora­tiva, l'opera del Giaurro non può essere che Iodata, perche espletata con abnegazione ed entusiasmo. PDETBO RORZOMATI
RENZO RISTOIU, La Camera di commercio e la borsa di Firenze. Profilo storico e documenti; Firenze, Olschki, 1963, in 8, pp. VHI-399. S. p.
La Camera di Commercio, Arti e Manifatture di Firenze fu creata dal granduca Pietro Leopoldo il 1 febbraio 1770 con lo scopo di accentrare in un organiamo moderno la dire­zione e l'amministrazione delle antiche corporazioni artigiane e mercantili divenute ana­cronistici relitti dell'epoca comunale. Suo primo compito fu l'esame della farraginosa legi­slazione delle Arti specchio di un sistema economico ormai superato in cui dominavano ristrette cerchie di nobili e di ricchi mercanti. In realtà, caduto il progetto dell'unificazione dei vari statuti corporativi in un unico Codice commerciale o Statuto generale delle Arti, la sua opera consistette essenzialmente, nel corso di un decennio, nella graduale soppres­sione delle antiche leggi sulle Arti, come quella relativa alle matricole (e cioè all'immatri­colazione obbligatorio nelle Arti, comportante l'obbligo del pagamento di una tassa e l'obbligo di sottoposizione ad nna serie di controlli), lo cui sostituzione con un registro generale degli operai e dei negozianti provocò reazioni e turbamenti gravi. Considerata esaurita la sua funzione con l'abolizione della legislazione corporativa, il 26 febbraio 1782 il sovrano toscano - ostilo ad ogni complicazione burocratica ne decretò la sop­pressione
Istituto completamente nuovo fu la Camera di Commercio creata a Firenze il 2 set­tembre 1808 dalla Giunta straordinaria per la Toscana impiantata dai Francesi, Essa ai articolava in un organo elettivo, espressione dell'ambiente industriale e commerciale cittadino, ed in un ufficio amministrativo costituito dalla segreteria e presieduto da una persona di formazione e preparazione differenti da quelle dei membri elettivi . Sebbene strettamente controllata dal governo. la Camera indubbiamente godeva di molta mag­giore autonomia dell'analogo istituto leopuldino soppresso nel 1782 . Analogamente a