Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <624>
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634 Libri e periodici
che le interpretazioni esposte sono quasi tutte estreme , la verità stia nel meiezn* Ciò non ci sembra molto proficuo perché ne consegue un tipo di problematica che la più agguerrita storiografia contemporanea italiana e straniera prospetta in forme e modi diversi rispetto a quanto mostra di fare Delzell. Le prime quattro sezioni sono in sostanza dedicate al problema dei rapporti tra le forze politiche presenti in Italia negli anni della unificazione, viste, però, attraverso i suoi più autorevoli interpreti: Cavour, Marini e Ga­ribaldi. E fuori di dubbio che ad essi spetti, nel quadro delle forze politiche che rappre­sentano, un posto d'onore , ma è altrettanto vero che l'esame di tali personalità risulta molto più approfondito e chiaro, qualora non vengano considerate entità isolabili da un più vasto contesto. E che quésto contesto (sia esso politico, economico, sociale, culturale) non debba essere inteso solo a livello nazionale, ma europeo è uno dei punti su cui tuttala storiografia contemporanea, pur nelle sue diverse tendenze, è oramai d'accordo. Solo in questo modo si potrà capire la funzione che le forze democraticomazziniane da un lato (e non solo Mazzini) e quelle moderate dall'altro (e non solo Cavour) hanno esercitato negli anni dell'unificazione; altrimenti si corre il rischio di ribadire la tesi che forse lo stesso Delzell accredita con il titolo che ha dato al suo volume che Mazzini e Garibaldi non meno di Cavour furono indispensabili all'unificazione d'Italia, tutti uniti in una spe­cie di necessaria quanto provvidenziale concordia-dissidio*
I problemi relativi all'unificazione italiana sono per gran parte quelli connessi alla formazione dello Stato unitario; l'aver scelto, tra questi ultimi, solo quello inerente ai rapporti tra Stato e Chiesa non ci sembra sufficiente anche per un semplice approccio a tutta la complessa problematica dell'organizzazione del nuovo Stato; tanto più che i vari aspetti di quest'ultima, come pure quelli relativi alla formazione delle forze politico-culturali che hanno diretto il moto risorgimentale, debbono ricollegarsi al processo che ha condotto la borghesia italiana a diventare classe dirigente e allo sviluppo del capitali­smo italiano nell'ambito delle coeve trasformazioni economiche europee. Non manca qualche cenno a tale tipo di problematica nell'ultima sezione dell'antologia, che contiene, come si è visto, le tesi di Gramsci e la polemica diretta ad esse da Romeo, ma tale tipo di problematica non sembra legarsi troppo con quella esposta nelle sezioni precedenti cen­trate su una tematica esclusivamente etico-politica. Che poi si debba considerare gli au­tori italiani inseriti in quest'opera appartenenti ad una delle quattro tendenze storiogra­fiche esistenti oggi in Italia (crocianoidealistica, repubblicanoradicale, marxista e cat­tolica), secondo una ripartizione che Delzell mutua da A. William Salomone (The Risorgi­mento between Jdeology and History: The Politicai Myih of' "Rivoluzione Mancata * in Ame­rican Historical Revieto, LXVIII, 1962), o che invece le tendenze proprie ai vari studiosi siano soltanto due la dominante scuola idealistica e la scuola eretica dei marxisti (come rilevò nel 1958 su questa stessa rivista l'americano H. Stuart Hughes) o che piuttosto tutte le diverse tendenze storiografiche contemporanee dato il rapporto stretto e co­stante che in Italia esiste tra storia e politica sono in fondo unite da un unico anello di congiunzione che è la visione idealistica della storia (come afferma un altro storico stra­niero, l'inglese Stuart J. "Woolf, in Risorgimento e Fascismo: il senso della continuità nella storiografia italiana, in Belfagor, XX, 1965), è una questione troppo complessa per essere affrontata in questa sede: l'avervi fatto cenno era soltanto doveroso nei riguardi dogli studiosi inseriti nell'antologia, ai quali potrebbe anche non piacere l' etichetta pcnltico-storiografica attribuita loro dal Delzell. ISABELLA. ZANNI ROSIBLLO
I GINO LUZZATTO, L'economia italiana dal 1861 al 79/4, voi. 1:1861-1894', Milano, Banca Commerciale Italiana, 1963, in 8, pp. 291. S. p.
Scriveva di recente Marino Borengo, nel eaggio magistrale dedicato alla memoria del Luzzatto nel fascicolo spedule della Rivista Storica Italiana che quest'ultimo volume lasciatoci dal maestro veneziano non ci porta contributi sostanzialmente nuovi, né per quanto concerne lo sviluppo interiore del suo pensiero e dello sua tematica scientifica, né nell'ambito più largo dello stato attuale degli studi. Ma, se questo è vero (e lo è indubbia-