Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <628>
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()28 Libri e periodici
latta (1871) subentrò pochi anni più tardi l'Opera dei Congressi, clic parò non raggiunse mai sviluppi notevoli.
Tra il 1880 e il 1890 l'Opera, parallelamente al deolino avvenuto nel resto del Paese,, anche ad Udine decadeva, e solo nel 189S si poteva registrare una vigorosa ripresa, sia per l'impulso dell'autorità ecclesiastica diocesana, sia per l'entusiasmo e il rinnovato tono culturale del seminario, ma soprattutto per lo spostarsi dell'attività del movimento cattolico da un piano prevalentemente protestatario e devozionale all'esplicazione pratica fra il popolo dei concetti di solidari sino sociale. La nascita di sempre più numerose società di mutuo soccorso, di cooperative, di casse mutue, razione del Segretariato del Popolo in prò degli emigranti parlavano nn linguaggio apprezzato dai friulani, particolarmente sensibili, dice l'A. (che documenta il fenomeno con dati e cifre), alle realizzazioni concrete. Si era nel frattempo sviluppata l'attività elettorale amministrativa: dopo inizi de­cisamente scoraggianti, dal 1890 in poi gli intransigenti (a volte con lista pura, a volte alleandosi coni moderati, il partito meno ostile ) riuscivano a portare nei consigli pro­vinciali e comunali, specie a Genuina e Cividale, propri esponenti. A questo proposito, risultano bene dalla narrazione le difficoltà di organizzare un disciplinato corpo elettorale, amministrativo prima, politico poi (dopo il 1904), tra i cattolici, spesso poco coscienti del valore del voto, divisi nella scelta di candidati e di obiettivi pratici, in qualche caso legati per interesse ad esponenti della classe dirigente. Emerge altresì l'insufficienza orga­nizzativa e programmatica dei partiti liberali, travagliati da personalismi e clientelismi, incapaci di affrontare con visione d'insieme e decisa volontà i problemi sociali posti dalla nuovac poca.
Scompigliate le organizzazioni clericali in occasione dei fatti del '98, la ripresa negli anni successivi appare stentata. Fervevano anche in Friuli le polemiche fra rigidi, larghi e giovani a proposito della struttura dell'Opera e dei compiti che attendevano il movimento. Predominava ad Udine un generico indirizzo democratico cristiano, entusiasta ma privo di motivi ideologici profondi o inquietudini autonomistiche. 1 delegati friulani al congresso di Bologna (1903) appoggiarono la tendenza progressista che faceva capo al conte Grosoli, ma, dopo lo scioglimento dell'Opera, non ci furono polemiche reazioni e scismi. I seguaci di Murri furono assai poco numerosi e non costituirono mai centri d'opinione d'una qualche consistenza.
Pubblicata l'enciclica Formo proposito (1905) ci si impegnò per ridar lena all'azione cattolica: al vecchio Vincenzo Casasola, protagonista degli ultimi 30 anni (e delle cui intense relazioni con il Comitato Permanente dell'Opera non viene data adeguata notizia), subentrava quale presidente diocesano il giovane Giuseppe Brosadola; era assunto un propagandista fìsso (il Biavaschi, laureato a Friburgo), che attendesse con competenza e continuità alla organizzazione e promovesse la formazione di attivisti. Falliti i tentativi di dar vita ad unioni professionali di tipo corporativo, si cercava di costituire sindacati operai, che ebbero un'esistenza anemica e scarsa forza competitiva nei confronti delle analoghe organizzazioni socialiste (efficace riusci invece l'opera dell'Ufficio Provinciale del Lavoro, istituito per iniziativa dei consiglieri cattolici nel 1908: grazie ad una sua inchiesta sulle condizioni dei contadini si giunse alla riforma dei patti colonici).
La partecipazione alle elezioni politiche, dopo il 1904, registrò dapprima un generale appoggio ai candidati moderati in funzione anttradicalc e antisocialista. Molte voci quali­ficate si levarono però a denunciare la posizione subordinata che i cattolici in questo caso assumevano e la sordina posto alle aspirazioni sociali, esortando a rompere con i moderati. La divisione delle opinioni, ben piò vivace di quella registrata in campo amministrativo. impedì una presa di posizione unanime. Solo nel 1913 sarebbe stato presentato un candi­dato puro (Angelo Mauri, per il collegio di Gemona-Tarcento) e senza esito; avrebbe raggiunto il successo invece (a Spilimborgo) Marco Ciriani, democratico cristiano inur-riano con venature nazionaliste.
L'ultima parte del libro riguarda l'atteggia incuto dei cattolici udinesi verso la guerra: esso fu quello riassunto nell'espressione neutralità condizionata , cioè speranza della pace, ma piena obbedienza in caso di conflitto. Lo posizione geografica della loro regione, ma anche una definitiva acquisizione di coscienza nazionale, spingevano ì cattolici friulani