Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO MASSIMO TAPPARELLI D'
anno <1966>   pagina <3>
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FONTI E MEMORIE
NEL CENTENARIO DELLA MORTE DI MASSIMO D'AZEGLIO
Se qualcuno volesse riassumere in un nome l'immagine ideale dell'Ot­tocento italiano, dovrebbe ancora dire Massimo d'Azeglio . Per ogni Ita­liano, d'Azeglio è una delle prime conoscenze della vita: chi non ricorda almeno qualche pagina dei Miei ricordi , chi non conosce la definizione del Re galantuomo , chi non ha sentito parlare dei Casi di Romagna , chi ha dimenticato l'immagine severa e nobile del suo volto, che non è mai mancata da nessun libro di testo ? D'Azeglio l'uomo che scomparve il 15 gennaio 1866, in una appartata malinconia, esattamente un secolo fa è per i più un mito, il simbolo di un'età eroica di purezze e di audacie, il cavaliere senza macchia e senza paura, il rappresentante perfetto della mo­rale laica, nazionale e borghese, fondamento principale dello Stato unitario.
Ma l'agiografìa patriottica, che dissolve tutti i grandi contrasti del passato nell'unità della fede, ha dimenticato un fatto importante: e cioè che d'Azeglio fa, mentalmente e spiritualmente, per temperamento e per educazione, all'antitesi di quel complesso di miti e di suggestioni che crea­rono i primi presupposti del Risorgimento, le condizioni stesse del nostro riscatto nazionale.
Quando il Piemonte, dopo la Restaurazione, si accende nei ceti mi­gliori alla parola mestatrice e suscitatrice di Alfieri, quando l'esempio del­l'Astigiano suscita echi e riflessi in tutto il paese, muovendo speranze ed energie che non saranno facili a spegnersi, d'Azeglio è dei pochi che non sentono l'attrazione del poeta, che non si riscaldano ai suoi versi, che non si appassionano ai suoi ideali, che non si associano alle sue invettive.
Non appena l'Italia è percorsa dal brivido delle sette e delle congiure, d'Azeglio è fra i rari giovani che non s'iscrivono alla Carboneria, che non si lasciano sedurre dai riti e dai misteri delle associazioni segrete, che non condividono le illusioni e i sogni di tutti i cospiratori e di tutti i martiri.
Mentre il romanticismo diffonde sull'Italia un'aura di rinascita religio-sa, riportando alle ispirazioni tradizionali e primigenie della nostra storia-, d'Azeglio tenta quasi una evasione dall'impegno degli ideali con le sue av­venture sentimentali ed artistiche, che simulano un desiderio di indipen­denza, di affrancamento da ogni forma di conformismo e di tradizionalismo.