Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO MASSIMO TAPPARELLI D'
anno
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1966
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pagina
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5
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NZ centenario <Mla morìe di Massimo d'Azeglio 5
rovina e jattnra d'Italia ), e nell'opuscolo Questioni urgenti segnerà il confine invarcabile firn la sua mentalità di conservatore e la logica giacobina della Monarchia. Fiducioso solo nella forza dello Stato, nell'autorità del He, nella legalità delle forme rappresentative moderate, non intenderà la profonda funzione unitaria e stabilizzatrice delle iniziative garibaldine posteriori al '60, che sole legittimavano la futura politica d'iniziativa della dinastia.
La storia scolastica vedrà in lui il simbolo di un'intera età, l'esemplare più completo del patriota dell'Ottocento, il modello del cittadino e dell'Ita* liauo nuovo; ma lo stesso suo libro di memorie I miei ricordi , un libro che tutti dovrebbero riprendere in mano oggi che si celebra il centenario, conferma in lui ima natura solitaria ed indipendente, la natura scontrosa e scontenta dell'uomo che fu, del proprio tempo, osservatore e critico severo, attore quasi sempre maldisposto ed incerto. La fortuna dei Miei ricordi fu infatti di rispecchiare un. costume, una moralità, una società che tendevano ormai a scomparire a vantaggio di tipi e di etiche nuove: tutte le virtù che saranno esaltate in quel libro memorabile non sopravvivranno più nel quadro dell'Italia unitaria, legate com'erano alla tradizione delle vecchie élites scettiche e illuminate.
D"Azeglio aveva fatto in modo di escludere, dai Ricordi , tutti gli avvenimenti salienti della sua vita: nessuna delle contraddizioni, delle delusioni e delle sconfitte della sua vita politica e parlamentare appariva in quelle pagine, votate a un malinconico distacco, immerse in una consapevole lontananza.
11 suo scopo era stato, e lo confessava al nipote, quasi alla vigilia della morte, di fare il catechismo sotto forma di tante storielle, che, se non altro, si lasceranno leggere , di scrivere un' antologia morale, un libro sano , ad usum di chi non sa : una specie di manuale della pedagogia laica, di breviario della morale civile.
Contro a la ditta Dio e popolo , com'egli la chiamava, contro tutte le astrazioni della retorica rivoluzionaria e nazionalistica, questo protagonista sfortunato che i Bolognesi di una volta ricordavano, ignaro e distante, nelle poche giornate del luglio 1859, insegnò a guardare in se stessi, a scoprirei propri limiti e i propini difetti, a proporsi giorno per giorno un ideale di serietà, di ordine, di pulizia. Prima che all" Italia politica , ohe non capi e da cui fu travolto, guardò sempre, da scrittore e da pittore, da romanziere e da statista, all* Italia morale , al paese sconosciuto di cui parlava Stendhal.
GIOVANNI SPADOLINI