Rassegna storica del Risorgimento

REPUBBLICA BATAVA 1795-1806; REPUBBLICA CISALPINA 1797-1799 --
anno <1966>   pagina <7>
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Democrazia direttoriale e autoritarismo consolare 7
grigia, dora nelle sue manifestazioni esterne, anche se fondamentalmente de* bolo nella sua strutturazione e mascherata o attenuata da contrasti interni, discontinua, cotidiananemte smentita e sempre presente, velleitaria e piena di contraddizioni alla ricerca perenne d'una stabilità che non riusciva sempre a trovare, costretta continuamente a rinnovarsi e a cercare fuori di sé, mercan­teggiando con l'esercito e l'opposizione, gli appoggi necessari per sopravvìvere; una dittatura, che esprimeva chiaramente e continuamente, attraverso la dia­lettica della sua esistenza, quel tanto d'improvvisato, di confuso, di caotico, u instabile eh era alla base della sua affermazione. H bisogno di ricorrere con tanta frequenza ad improvvisati colpi di Stato non dimostra soltanto l'insta­bilità e la precarietà del potere esercitato dal Direttorio e dalla classe politica che ne era l'espressione, ma anche l'incapacità effettiva di organizzare un'au­tentica dittatura sul paese (impedendo ai partiti politici di rialzare la testa e al Corpo Legislativo di funzionare), di affrontare la realtà con tutte le impli­cazioni di carattere politico e sociale, economico e militare che ne derivavano e di trarre dal nuovo corso storico tutte le inevitabili e necessarie conseguenze, in Francia e nei territori occupati. Un'incapacità, però, del tutto particolare più esterna che interna derivante non tanto dagli uomini in sé e per sé, tutti, chi più. ehi meno, piuttosto duri e non certo afflitti da scrupoli d'ordine morale, abbastanza esperti nell'arte di governare e di navigare tra gl'infidi scogli della polìtica, amanti del potere ed abituati ad abusarne, quanto da una situazione contingente equivoca e paradossale, di cui i direttori erano ad un tempo i pro­fittatori e le vittime, e da una congenita ed intrinseca debolezza del governo nella sua forma collegiale, come della sua strutturazione e del suo funzionamento, e che il tempo e l'esercizio del potere lungi dal correggere avevano finito, attraverso un naturale processo di corrosione, per accentuare ed esasperare a uiano a mano che le alterne e complesse operazioni militari-politichediploma­tichefinanziarie condotte in scacchieri tanto diversi e lontani tra loro e le crescenti difficoltà interne ed esterne d'ogni ordine e grado e la necessità di garantirsi le spalle e di puntellare un potere continuamente insidiato e discusso, costringevano il Direttorio a tollerare arbitri e interferenze nell'esercizio del potere stesso, a subire pressioni continue e cotidiani ricatti, a scendere a com­promessi e a patti odiosi, quando non erano miserabili, con forze ostili od av­verse, che riusciva sempre meno a controllare e a dominare. Il modo con cui il 18 Fruttidoro prima e il 22 Floreale poi aveva risolto (o, meglio, non aveva ri­solto) il problema della sopravvivenza della costituzione dell'anno IH, ridotta praticamente a brandelli sotto l'urto dei replicati colpi di Stato contro la rap­presentanza nazionale e delle continue manomissioni, e aveva impostato il problema dei rapporti tra la Repubblica madre e le Repubbliche vassalle e le forze politiche che in tali Stati si contendevano il potere, umiliandole e perse­guitandole con una brutalità che rasentava il cinismo, fino a portarle alla ri­bellione, non ne era soltanto la manifestazione più aperta, ma anche la più clamorosa, come quella che più d'ogni altra denunziava i limiti, i difetti, le contraddizioni e gli errori d un sistema, d'una politica, d'un regimo*
Contro la costituzione dell'anno III già da tempo, ancor prima del 18 Fruttidoro* era in atto in Francia una sorda offensiva da parte delle duo ali estre­me dello schieramento politico. Per l'estrema destra, ohe raccoglieva nel suo seno tanto i realisti puri che i costituzionali e i repubblicani moderati, la co­stituzione era troppo liberale e radicale e aveva il torto di concentrare tutto