Rassegna storica del Risorgimento

REPUBBLICA BATAVA 1795-1806; REPUBBLICA CISALPINA 1797-1799 --
anno <1966>   pagina <29>
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Democrazia direttoriale e autoritarismo consolare 29
delle estreme trincerandosi* attraverso la distinzione di cittadini attivi e cit­tadini passivi e la presentazione di liste di fiducia, in un sistema costituzionale inficiato di conservatorismo stretto, sostituendo al principio dell'equilibrio quello del concorso dei poteri, innalzando l'individuo di fronte allo Stato, e creando un istituto incaricato di assorbire gli uomini politici che potevano diven­tare pericolosi per la repubblica borghese. Il grande elettore, nella sua conce­zione, non era né un despota, uè un re, ma un elemento decorativo, dotato si dì diritti speciali (come quello di nomina e di revoca), ma privo d'ogni effettiva autorità sulla marcia degli affari, in quanto non solo non governava, ma po­teva essere ad ogni istante, in caso di pericolo, assorbito dal Senato conserva­tore. Il giurì costituzionale non era un organo destinato unicamente al con­trollo e all'interpretazione della legge, ma un mezzo per tenere la revisione dell'atto costituzionale sotto la sua diretta influenza e bloccare in partenza qualsiasi tentativo pericoloso. La stessa complicata organizzazione del po­tere legislativo ed esecutivo non tendeva ad altro che ad annullare le assem­blee le une con le altre e ad impedire il sopravvento di una su tutte. Quanto Bouaparte fosse ostico ad un tale sistema, che sentiva diretto contro di lui, i) ce Io dicono le profonde innovazioni introdotte nel progetto, in sede di revi­sione, da Daunou, da Boulay de la Meurthe e da Roederer dietro suo suggeri­mento, o per sua esplicita volontà. L'aver abbassato il Consiglio di Stato dalle funzioni di governo che esercitava ad un semplice organo di governo, l'aver attribuito soltanto ai Consoli il diritto d'iniziativa delle leggi, assegnato da Sieyès anche al Tribunato, e alterato profondamente la struttura e la funzione del giuri costituzionale, accogliendone solo il principio e attribuendo al Senato, d'accordo col governo, il diritto di riformare la costituzione per via di senato-consulti; l'aver portato il rinnovo delle assemblee legislative ad un quinto per ogni anno, anziché ad un terzo o ad un quarto; concentrato l'essenza del po­tere esecutivo nelle mani del Primo Console, che l'exabate aveva diluito tra vari istituti, ed eliminato quel diritto d'absorption , che tanto aveva irri­tato il generale, dimostra quanto il pensiero di Sieyès nel 1798-99 fosse lon­tano da qualsiasi forma di cesarismo, anche se ammantata dai panni di una repubblica presidenziale o senatoriale. Il che conferma il giudizio lasciatoci da Luciano Bouaparte,2) che prima e dopo il 18 Brumaio fu molto vicino a Sieyès circa l'onestà dei suoi ideali e il carattere dei suoi propositi revisioni­stici.
Ma se nel progetto di Sieyès non c'era la dittatura d'un uomo, civile o mi­litare che fosse, o d'un gruppo d'uomini, c'era, però, la dittatura d'una classe, d'una casta, d'una società particolare; per meglio dire, l'idea e il presentimen­to del cesarismo. La libertà, di cui Sieyès si fa paladino, non è la libertà confi­gurata nella democrazia liberale del 1795, e tanto meno in quella sociale del '93; ma una libertà del tutto particolare e diversa, ben dosata e levigata, piut-
') Cfr. Gli foghi di Napoleone e Sant'Eletta contro Sioyfcs: LAS CASES, Mf.morìal da Sainte-mtì>nélei. A. Focosa, I, j>f. 180; II, pp. 3-8, 435-437.,
*) LUCTEW BO.NATABTK, Mémuìros, l'arie, 1836, pp. 266-268,409-111.