Rassegna storica del Risorgimento

BOVIO GENNARO; MAZZINIANESIMO
anno <1966>   pagina <55>
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Gennaro Bovio e la crisi del mazzinianesimo dopo la Comune 55
Contemporaneamente Bovio collaborava cori parecchi giornali democratici, come 22 Poi-ere, Il Popolo d'Italia, e, più. assiduamente, con La Plebe di Lodi e La Libertà di Pavia. Scrisse anche vari opuscoli, tutti editi a Traui, tra i crotali ricorderemo per il periodo anteriore al 1870 La revisione statutaria (1865) e La legge del patto e la Costituente (1866), in cui si sosteneva la necessità che lo Statuto albertino, estraneo alla rivoluzione unitaria, già nel '60 vecchio di molti anni ed inadatto all'Italia, perchè dettato solo per una piccola parte di essa, fosse sosti­tuito da una nuova legge fondamentale formulata da una Costituente, e La rico­stituzione o il nuovo ordinamento civile, v) faticoso tentativo di indicare il pro­gramma della rivoluzione repubblicana. Bovio infatti non condivideva Fottimì-smo della maggior parte dei democratici, che si preoccupavano solo dell'azione immediata, ritenendo ohe dopo la vittoria sarebbe stato facile stabilire su nuove basi lo Stato, ma. giudicava urgente discutere sugli ordinamenti da dare alla fu­tura repubblica. Una rivoluzione veramente civile egli osservava deve sempre contenere una riforma più. o meno vasta, più o meno radicale e generale delle istituzioni politiche vigenti. Il concetto di onesta riforma deve maturare la rivoluzione, e la rivoluzione eseguire il concetto per modo che la riforma è l'idea, la rivoluzione il fatto. Una rivoluzione non preceduta da un concetto prestabilito di riforma, oltre a non avere un principio e una ragione, non potrebbe essa creare una riforma, che suppone una lenta e posata preparazione delle menti ad una dottrina nuova, compiuta ed opportuna... Perchè una rivoluzione non preceduta da un ideale maturo di riordinamento civile rimane senza unità di principio, di mezzo e di fine, al quale venire stabilmente ordinando le sue operazioni; essa è un gridio, un trambusto, una sovversione, un disturbo sociale che potrebbe, ca­gionando un totale sfacelo e dissolvimento delle parti organiche del corpo sociale, in ano durre alla rivoluzione per la necessità di non poter esistere una società di­sordinata, ma non è la rivoluzione, che è un grave, potente, risoluto e maestoso rivolgimento e rifacimento della costituzione civile. *) E compito degli uomini politici formulare le idee su cui dovranno fondarsi i suoi ordinamenti, non però con la presunzione di creare i concetti ed imporU aDa mente del popolo; i con­cetti devono essere tratti dall'esperienza dei fatti, la preparazione del popolo alla rivoluzione deve essere fondata sopra un ideale esplicato dai germi di quella novità che si comincia a concepire e a desiderare dalla comune dei cittadini. '
Naturalmente il Bovio cercava anche di aprire il dibattito sulle future isti­tuzioni repubblicane dando alcuni precetti fondamentali (si riservava di ripren­dere più ampiamente l'argomento in un'opera maggiore che non vide mai la luce), ma noi non ci fermeremo sui suoi astratti e generici consigli circa l'oppor­tunità di eleggere a membri della Costituente uomini privilegiati di sapere e di virtù e di far precedere la conferma della costituzione da savie discussioni nelle assemblee popolari.4) Vogliamo piuttosto sottolineare che la denunzia della mancanza di un programma per la rivoluziono repubblicana e la richiesta
M Tipografia Fusco, Tran!, 1869. L'opuscolo, stampato male e con numerazione poco [ recisa, è preceduto da urta lettera a Luigi Zuppetta, Traui 30 marzo 1869, e dalla risposta di Zuppetta all'Autore, Napoli 16 oprilo 1869.
*} Ibidem, p. 14.
*) Ibidem, p. 24.
*) Ibidem, p. 31.