Rassegna storica del Risorgimento
BOVIO GENNARO; MAZZINIANESIMO
anno
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1966
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59
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Gennaro Bovio e la crisi del mazzi ni anesimo dopo la Comune 59
democratici italiani che, non avendo profondità e coerenza di convinzioni, non erano capaci di fare una grande rivoluzione repubblicana ed invece si facevano trascinare da ogni iniziativa. Oggi, v'è troppo del ribelle, troppo poco dell'apostolo in noi z- scrive Mazzini nel primo deciso attacco alla Comune E Ja bandiera dell'insurrezione ci affascina dovunque sorga e per qualunque cagione... Ogni audace affermazione trova un'eco nell'anima dei nostri giovani, non perchè, scrutata maturamente, cnunzi una parte ignota finora di vero, ma perchè audace. Bisogna invece evitare l'intemperanza delle speranze preste a fondersi sopra ogni azione che ha luogo altrove e segnatamente se in Francia, rendersi conto della debolezza del tentativo parigino e lavorare per l'iniziativa italiana. '
Parallelamente alla polemica tra Mazzini e gli internazionalisti, si sviluppa una polemica tra il Maestro e quei democratici che non aderiscono all'Internazionale, ma non credono ciecamente nelle teorie mazziniane e vogliono discuterle perchè, in fondo, non sanno come sostituirle. Essi scrivono alla Roma del Popolo, mandano lettere di protesta o articoli per esprimere il loro punto di vista sulla Comune'. Mazzini dichiara che il suo giornale è sorto per fare opera di apostolato e divulgare le sue dottrine, non per ospitare teorie contrastanti, ed invita i dissenzienti a pubblicare altrove le loro considerazioni*s) Tra quelli che hanno protestato presso l'organo mazziniano c'è anche Gennaro Bovio,3) il quale non si limita ad esprimere il suo dissenso, ma coglie l'occasione per mettere a fuoco le idee espresse in precedenza: nell'articolo Via smarrita* pubblicato il 10 giugno sulla Libertà, la critica investe tutto l'atteggiamento di Mazzini e discende da considerazioni storico-politiche che rappresentano un notevole tentativo del Bovio di dare ordine al suo pensiero.
Dopo una prima parte, prolissa ed appesantita da un inopportuno sfoggio di cultura umanistica, storica e scientifica, in cui si limita ad osservare che i repubblicani sembrano giacere in Italia, essere in profondo raccoglimento in Germania, Inghilterra e Spagna, ed ora dormire, ora destarsi impetuosamente in Francia, il Bovio passa ad esaminare gli elementi o agenti primi della Storia posti in urto tra loro. Idee, fatti ed uomini sono gli agenti della Storia, e nella loro armonia consiste il progresso.* Le idee precedono, maturano, dispongono, preparano, guidano, compiono i fatti: i fatti promuovono, eccitano nuove idee e perpetuano il corso storico del pensiero, il quale trascina seco il perpetuo corso dei fatti. Gli uomini stanno tra le idee e i fatti, quasi centro e regolatore della meccanica terrestre. Se per colpa dell'uomo c'è disarmonia tra gli agenti della Storia, ecco sorgere immediati e gravi errori: confusione tra le idee e quindi anarchia tra i fatti; imposizione arrogante del pensiero al pensiero e del pensiero ai fatti; trasmodanza ora delle idee, ora dei fatti, e sempre affogamento degli uni negli altri. Per ovviare a tanto malo occorre tener presente la seguente legge storica positiva: Gli Apostoli della libertà non debbono versare sul capo agli uomini tutto il vero ad una volta sola... perciocché in quel recipiente vuoto che è la mente del popolo,
i) II Comune di Francia, io La Roma del Popolo, 26 aprile 1871 (S.E.I., voi. Xdl,
p. 191 sgg,).
2) Cfr. Avvertenza, pubblico Lo con la firma di Mazzini e Petratti in La Roma del Popolo, S lugli 1871 (/., voi. XCII. p. 297 agg.).
a) G. Mazzini a G. Petroni [Firenze, 26 giugno 1871J, S.E.I., voi. XGI.