Rassegna storica del Risorgimento

BOVIO GENNARO; MAZZINIANESIMO
anno <1966>   pagina <62>
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62 Alfonso Scirocco
tosse tollerarsi come errore, e allora non. Io correggerebbe il tempo, il bisogno, la ragione, la natura. Si accorse a difendere la Francia quando non era vi quasi più speranza di salvezza, essendo già prostrata ai piedi d'un potente nemico; si ac­corse (piando il nomo di repubblica non era che mi pretesto, un mezzo di difesa nazionale, la quale non volle, non seppe nemmeno con coraggio assumere quel nome, e si accorse da noi Italiani segnatamente anche eoi pericolo di sembrare ingrati e sconoscenti aduna nazione che ne ha sempre recato del bene; e quando poi si comincia a combattere per hi vera causa di libertà e per una generosa ini* ziativa, ebe si sostiene con eroismo nell'interesse di tutti i popoli oppressi, gli uomini non sanno rispondere che con silenzio o dottrine, ma inerzia sempre Questa nostra apatia innanzi alle animose iniziative della nostra causa ne sarà imputata a gran fallo, se non fosse delitto, dalla Storia, come quella vera cagione dei rovesci della libertà e della nostra perdita e rovina.
Dopo questo sfogo Bovio si avvia alla conclusione cercando nuovamente di inquadrare l'episodio della Comune in considerazioni generali sulle leggi della storia. Lo rivoluzioni egli dice o si fanno avvenire più subito e più potenti, o avvengono di per loro senz'alcun aiuto. Le prime sono opero di forti cospira* zioni e di grande apostolato politico; le seconde o effetto di lenta e misurata pro­gressione o di violenta e impetuosa insurrezione per intollerabile tirannia. Il pri­mo caso quant'è più difficile e raro ad avvenire, tant'è più facile a riuscire; ed il secondo quanto più facile a succedere, tanto più difficile a riuscire. E la ragione mostrasi da sé, perebè la prima maniera di rivoluzione, come il portato dei tempi, l'opera ben ordinata e preparata di lungo e accurato lavoro, come un frutto ma­turo di progresso e dispostezza, e quasi sempre di sicuro esito. Pure nel punto che il torrente delle idee si rovescia sui fatti, corrono gravi pericoli per il facile abuso, per le trasmodanze e gli eccessi degli uomini. Ad ogni modo è quasi certo ebe parte almeno della rivoluzione trionfi. Ma la seconda specie di rivoluzione è tutta iniziativa, tutta opportuna, occasione, momento propizio di profittare, momento quasi di fortuna. Bisogna saperlo con prontezza ed energia coglierlo, afferrarlo, non farselo sguizzare di mano tra le peritanze, gli esami, le discussioni, le parole. Nella lotta tra la tirannia e la rivoluzione, la salvezza dell'una è nel tempo, la rovina dell'altra è nel tempo. Nessun tempo al tiranno assalito dalla rivoluzione, non altro esame, non altro giudizio, calcolo, non altra dottrina e programma che questo: distruzione del tiranno, sfacimento, demolizione, disso­luzione del vecchio. U nuovo si ergerà da sé tanto migliore, quanto maggiore la distruzione del vecchio. La storia non serve alla volontà dell'uomo se non quando questa serve alla volontà dei tempi e nei limiti di quel giusto, quos ultra citraque nequit consistere rectum. Il perchè o la rivoluzione è matura, ed essa serve ai tempi e tanto agli uomini di quanto sono buoni regolatori tra le idee e i fatti; o non è matura, e allora è iniziativa, occasione, momento verso il quale bisogua sapersi slanciare col coraggio ed energia di fatto, non di parola, facendo parlare, convincere illuminare i fatti stessi in luogo delle parole. Molte cose in politica non si debbono dire, ma fare; dicendosi perdono, e più si dicono e più perdono; tacendosi e mostrandosi acquistano .
Quando si voglia far riuscire questo secondo genere di rivoluzione, si deve soprattutto por mento a due cose. Una è quella di tener stretti gli animi intorno a un centro di pensiero e d'operai il che significa accoglierò l'iniziativa come si presenta, e fortificarla, spingerla, ingrandirla con te maggiori forze e aiuti ma­teriali. L'iniziativa di Parigi è vera iniziativa o non tentativo, ed essendo poi