Rassegna storica del Risorgimento
BOVIO GENNARO; MAZZINIANESIMO
anno
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1966
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pagina
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65
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Gennaro Bovio e la crisi del mozziti ian esimo dopo la Cornane 6
chiamare i repubblicani italiani al programma da lui per tanti anni sostenuto. Ma, come osservò Nello Rosselli,l) la situazione dopo il compimento dell'Unità era mutata ed i miti mazziniani non entusiasmavano più i giovani. L'intransigenza del Maestro finiva quindi per disorientare maggiormente quei democratici che non intendevano fare il passo decisivo verso l'Internazionale, ma sentivano che i vecchi schemi politici erano inadeguati ai tempi ed avrebbero voluto proprio dalla sensibile intelligenza di Mazzini una nuova ideologia, quasi una sintesi di mazziniancsimo ed internazionalismo. Gli artìcoli apparsi a giugno sulla Roma del Popolo fecero cadere definitivamente questa illusione e resero per converso più aspre le critiche dei dissidenti; anche Bovio attaccò apertamente il Maestro.
Il patriota pugliese riprese la polemica con una serie di quattro articoli, apparsi sulla Libertà il 5,8,12 e 15 luglio 1871. Il titolo. Una difesa dopo la morte, indicava l'intento di Bovio, che infatti nei primi tre articoli esaminava le vicende dell'insurrezione parigina per difenderne i principi programmatici, giustificarne gli eccessi, respingere le calunnie.. Il quarto articolo, interamente rivolto a Mazzini, lo chiamava in causa fin dalle prime parole.
Ma verrò ora a difendere la causa della Comune dagli attacchi di retrogrado e di immorale dell'illustre e massimo propugnatore dell'idea repubblicana, Giuseppe Mazzini? Contro tante poderose autorità che può la mia voce ìnnansrf alla storia contemporanea? Eppure non ho io una scintilla della loro medesima ragione, non ho un'eguale integrità di coscienza e perchè dovrò tacermi?.
Cosi esordiva Bovio, il quale, dopo aver dichiarato di rinunziare ad impegnarsi in. una lotta scientifico-sociale coll'illustre Maestro per non uscire dai limiti della questione, attaccava vivacemente la posizione assunta da Mazzini circa la Comune.
Di Mazzini dirò solo ch'egli ha riprodotto l'errore di combattere sistema con sistema e in maniera esclusiva e prevenuta troppo, egli ha ridetto quello che non convinse mai, o almeno durevolmente, il tuo sistema è falso, perchè il mio è vero. Egli ha contrapposto al sistema federale il sistema unitario, e nell'uno vede tutti i mali, tutti i beni nell'altro. Ma erat hic locus ? E come no, se si trattava d'un sistema federativo portato al massimo grado, alla federazione dei comuni? Ma un'insurrezione quand'è scoppiata può udire più la voce calma e profonda della scienza? E allora è meglio arrestarla, respingerla, soffocarla. Meglio? Dunque chi non è con noi, è contro di noi; dunque la scienza si assoderà alla reazione, la libertà alla tirannia. Ma i grandi pericoli, gli enormi errori di una rivoluzione sbagliata? E possono essere mai maggiori questi pericoli eventuali e questi errori possibili, dei perìcoli ed errori presenti della tirannia multiforme? E poi veramente le nazioni possono oggi correre il pericolo della dissoluzione? E come no, se l'Italia dei Municipi è nella storia. Ma ò storia, che non si riproduce più, come mai fu riprodotta storia al mondo; ma quell'era Italia nascente; ma quell'Italia municipale fu più gloriosa di un'Italia unita. E poi quando e dove spesso questi esempi cosi rari? E poi la Grecia municipalmente federata, non era potentemente unita? e poi veramente dov'è unita di sangue, di generazione, di lingua, di stirpo, di natura si deve e si può essere straniero da un municipio all'altro? Ma queat'é prevenzione, e timor panico. Ma io non vuò qui troppo difendere la Comune, perchè io ritengo che qui dimandò troppo, dimandò tutto ad
') N. ROSSEUJ, Mattini alc.,ùt p. 297 igg.
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