Rassegna storica del Risorgimento

BOVIO GENNARO; MAZZINIANESIMO
anno <1966>   pagina <67>
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Gennaro Bovio e la crisi del mazzinianesimo dopo la Comune 67
tro in una maniera assoluta ed esclusiva o tirannica. In Germania ove la civiltà federativa è potente, la quistionc repubblicana trovasi già nella scienza, nella natura e nella civiltà risoluta in un modo necessariamente federativo. La Ger­mania si crederebbe distrutta, se fosse materialmente unita, peggio che Mazzini non crederebbe distrutta la Francia o l'Italia federata in municipio.
Ponendo da un canto la riverenza dovuta ai grandi uomini, Bovio con­cludeva affermando che non la ragione e la verità confusero e condannarono l'insurrezione, ma invece da ogni parte l'assaltarono e rovesciarono la paura, la prevenzione, la calunnia, il pregiudizio, l'interesse, i personali rancori, le antipa­tie, le ripugnanze, l'apatia. Se sorretta in tempo e ben guidata l'insurrezione parigina avrebbe potuto dare un forte colpo al dispotismo in Europa. Ora invece c'era da temere un rafforzamento della reazione politica e religiosa; per evitare il pericolo occorreva organizzare in un modo concreto e comune la forza del pensiero e dell'azione repubblicana in Europa. Un congresso sarebbe stato il mezzo migliore per stabilire un certo accordo almeno tra i repubblicani italiani, osservava Bovio pochi giorni dopo, quando l'idea cominciava ad essere ventilata (la proposta di Celso Ceretti e dei suoi amici sarebbe venuta solo nell'agosto): occorreva però che vi aderissero gli uomini di maggiore autorità e che misure e norme di discussione fossero preparate da un comitato, o almeno fossero proposte da alcuni precedentemente designati ed approvate dall'assemblea nelle prime adunanze. )
In realtà Bovio si rendeva conto della difficoltà di tenere un congresso ordi­nato e costruttivo mentre le polemiche non accennavano a placarsi. Nell'agosto Mazzini, in una serie di quattro articoli 2) respinse ancora una volta tutte le cri­tiche e ribadì le sue idee, rivolgendo agli avversari parole dure. Ciascuno di questi dissennati fanciulli terribili della Democrazia egli scrisse s'atteggia a interprete frainteso dell'avvenire, parla in nome del popolo, minaccia battaglie che non tenterà e geme o freme su chi dissenta e deplora come sopra un nemico della Giustizia o un apostata della fede; incapaci tutti egualmente, tranne per circostanze come quelle di Parigi imprevedibili e che non s'affacciano due volte in un secolo, di serii e pericolosi tentativi....
Era un tono fatto apposta per inasprire gli animi e Bovio, messo anch'cgli tra i fanciulli terribili, replicò a sua volta con un gruppo di quattro articoli.3) In una lettera premessa al primo articolo il patriota pugliese così riassumeva la sua tesi: Non mi giustificano i fatti quando diceva che la via nostra era smarrita ? Ad altri il presente tramestio di cose tra noi (da cui nulla raccapezzando, pur gridano) piace incolpare agli eccessi di quei fatti, alle trasmodanze, esagerazioni, falsità di queste o quelle altre idee; a noi tutt'è piaciuto e piacerà sempre attri­buire ad un apostolato sbagliato, che alla prima occasione avrebbe cagionato la confusione, il disordine che di presente si deplora negli effetti senza rimontare alla causa. I fatti mi hanno giustificato. Ve in quella parte un'azione eccedente, perchè? perchè in questa parte oravi inazione, che si è fatta sorprendere e sopraf-
l Dfun congresso repubblicano in Italia, in La Libertà, 19 luglio 1871.
2) Gemiti, fremili, ricapitolasione, in La Roma del Popolo, 10, 17, 24 e 31 agosto 1871 (S.E.L, voi. XCII, p. 317 agg.).
8) Del pensiero dall'azione repubblicana in Europa, in La Libertà, 25 e 28 ottobre, 1 e 4 novembre 1871.