Rassegna storica del Risorgimento
BOVIO GENNARO; MAZZINIANESIMO
anno
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1966
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pagina
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68
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68 Alfonso Scirocco
fare. Vi sono troppe pretensioni ed esagerazioni d'idee di lì? perchè di qui n'era vi penuria e forse anche qualche vuoto. Di ehi la colpa? Non si ealta cosi quando si cammina sempre e si sa anche correre. La presente lotta tra noi nel fatto è reazione all'inazione, nel pensiero è scompigliamento d'una ragione assopita; nell'uno e nell'altro fatale disordino, effetto fatale di quella via smanila!.
Per ricondurre i repubblicani sulla strada buona Bovio prende le mosse da lontano, dalla critica alla Sinistra costituzionale, già svolta nell'articolo Ai progressisti d'Italia. E inutile sperare di distruggere i mali della società senza distruggerne la causa, cioè quella fonte inesauribile di corruzione, che è la monarchia. Contro di essa dovrebbero coalizzarsi i repubblicani, i quali però finora non hanno saputo unire le loro forze, hanno patito degli insuccessi e si sono scoraggiati. Lo scetticismo nell'esito di una rivoluzione è diventato cosi diffuso da far giudicare severamente quei pochi mal capitati fanciulli pazzamente avidi di tanta libertà, che per poco non si attribuisce loro l'orribile superbia dei titani di volere scalare il cielo e cominciare l'opera della libertà dal detronizzare Dio. Con tali critiche si alimentano nel seno della democrazia contrasti ingiustificati. Ov'è questa irreconciliabilità tra noi? si chiede Bovio !.Ge la creeremo noi stessi senza dubbio andando più oltre nella stizza delle parole, trascendendo in un'opposizione di fatto che potrà gittare germi funesti di odii e rancori fra quelli d'una medesima famiglia. Per certo dichiara in buona fede il Bovio noi non apparteniamo alla schiera dei fanciulli terribili, avendo sempre desiderato tutt'altro che terrori e giammai sostenute teorie importune e pericolose di religione e morale, ma confessiamo di non vedere da mezzo a quell'ingenua turba di fanciulli, che opera più generosamente di quello che pensa e crede, sorgere la spaventevole larva del terrore e dell'anarchia.
Tuttavia gli uomini della Comune hanno errato trascinando hi filosofia nel campo della politica, seguendo la falsa convinzione che coll'uffizio indiretto filosofico subordinato ai concetti e fini politici possa asseguirsi quell'unità di sistema religioso e morale, ossia filosofico, che la filosofia stessa con tutti gli sforzi diretti non ha potuto per nulla non diciamo ottenere, ma quasi nemmeno sperare. La politica, quindi, non deve cercare di subordinarsi la filosofia:Una politica, che volesse dettare alla filosofia, è cecità; una politica, che volesse imporsi alla nazione, è tirannia; una politica, che volesse mettere a sua dipendenza un sistema filosofico più conforme ai suoi interessi e ai suoi fini, è assurdo. Di qui deriva (e torniamo all'assunto di Via smarrita) la necessità di doversi sceverare l'apostolato filosofico da quello politico, ciascuno inteso nel suo proprio significato, quando non vogliasi confondere il pensatore o speculatore coll'operatore, l'insegnamento, la scuola coll'azione, l'educazione lenta e misurata con gli atti opportuni, utili ma presenti. Perciò quando un apostolato politico s'imbatte in gravi errori filosofici, non deve farsi trascinare in una sterile polemica filosofica, ma deve cercare di combatterli nel campo della politica se non vuole smarrire la via. Bovio capisce che le sue affermazioni dispiaceranno a chi ha già fatto il passo incauto che lo separerà dalla politica; sta di fatto ohe la politica non può staccarsi da discussione, ricerca, speculazione, ma non può ridursi a scuola ed educazione.
Bovio promette anche di indicare le lince fondamentali di una nuova azione politica, riprendendo il discorso iniziato con l'opuscolo già ricordato del 1869, ma per 11 momento si diffonde solo su considerazioni di carattere generale. Un programma politico, egli dice, deve essere adeguato alla natura del popolo al quale è rivolto: ad un popolo impetuoso come l'italiano non si devo ragionare sempre e