Rassegna storica del Risorgimento
BOVIO GENNARO; MAZZINIANESIMO
anno
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1966
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pagina
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70
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70 Alfonso Scirocco
di diffondere la sua organizzazione, raccogUendo armi e denari, con un lavoro logorante che è rimasto infruttuoso per l'inerzia dei seguaci, non per quella del Maestro.
Per quanto riguarda la Comune, Patteggiamento di Bovio sottolinea la sterilità della presa di posizione di Mazzini: mentre una parte della democrazia passa all'Internazionale, quelli che restano fedeli alla vecchia Bandiera non capiscono il richiamo alla coerenza ideologica, né tentano l'unica discussione valida, quella. sul piano filosofico-politico, che potrebbe confermare la bontà delle tesi mazziniane o ne svelerebbe l'intima debolezza, avviandone il superamento. Bovio non capisce la lezione di Mazzini non risi)onde a tono ai suoi articoli e resta consigliere di opportunismo politico, mostrando di afferrare assai poco la portata del con* trasto ideologico che sta dividendo la democrazia europea. La sua reazione nasce dal sentimento più che dalla meditazione; finita la parentesi della polemica per la Comune, tornerà a proclamarsi mazziniano, e giustamente, dal momento che crede nel Dio della libertà infinita e onnipotente, supremo ed eterno ideale di ogni popolo civile... nel Dio dei popoli, destinati a divenire umanità, e dell'umanità, destinata a divenire famiglia eterna e universale.... ) La sua presa di posizione antimazziniana del 1871, quindi, testimonia soprattutto la crisi che investe la democrazia italiana dopo Porta Pia, quando il venir meno degli obiettivi più appariscenti del Partito d'Azione mette a nudo la povertà ideale della maggior parte della Sinistra rivoluzionaria, più che altro confusa espressione di malcontento per una situazione di cui non si sanno indicare cause e rimedi.
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Gennaro Bovio continuò a lavorare per il fine ohe gli sembrava più urgente, la fusione delle correnti democratiche in un partito compatto, e a tale scopo in occasione della morte di Mazzini inviò ai fratelli della Plebe la seguente lettera: A non fomentare dissidio, che di buon'ora presentii funesto tra noi, tacqui quando non v'era più modo di parlare parola conciliativa. Oggi dal profondo dell'animo assiderato per dolore dirò solo: La sventura comune unisce gli uomini; una grande sventura nazionale terrà divisi noi ? Sulla tomba di un massimo non inutili lacrime, non fugaci gemiti, non sospiri, non parole smentite dai fatti, ma il saldo giuramento di stringere e mantenere un patto tra noi, se è vero che abbiamo una fede. Un patto che plachi il sublime fremito di ceneri fumanti, che conforti e sollevi il genio depresso ad una viva gloria superstite, e strozzi la sorda gioia nel petto dei vili. Ahi! che ognora passano i giganti, e chi rimane ? Scendono nella tomba i gcnii e le virtù, e che resta? .a)
Il fatto è che Bovio, come molti democratici italiani, primo fra tutti Giuseppe Garibaldi, vedeva l'I atei-nazionale un po' a modo suo e non si convinceva
JKG. Bovio, Scritti patitici otc, cii Per la rapida ripresa dei rapporti amichevoli con i mazziniani eli. A, Saffi a G. Bovio, Genova 5' novembre 1873, BIBLIOTECA NAZIONALE Di NAPOLI, manoscritti, b. XVI A 54. Un tentativo di avvicinamento all'Internazionale fatto all'inizio del '72 non ebbe alena seguito (G. Bovio al Consiglio generale, 1 gennaio 1872, in MABX e ENGELS, op. cit., doe. 60).
*) G. Bovio, Scritti politici eia, cit., p. 80. La lettoni fu pubblicata sulla Plebe il 16 marzo 1872.