Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI ARCHIVISTICI; CONGREGAZIONI PAR
anno <1966>   pagina <104>
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Libri e periodici
europea come la grande Rivoluzione e 1" I m pero napoleonico. Le abbondanti fonti Inedite utilizzate, provenienti dagli archivi dì Verona, Mantova e Milano, e la chiarezza del­l'esposizione, fanno si che il libro del Fasanarì, elegante pure nella veste tipografica e arricchito di carte e tabelle, si qualifichi come uno tra i più degni contributi sull'iinpur-tantc argomento.
Nella prima parte, "A. considera le vicende territoriali, veramente ussai tormentate in conseguenza dei complessi e contìnui movimenti militari e politici, e delle trasforma­zioni organizzative. Quantitativamente imponenti, queste vicende appunta per il loro sovrapporsi e contraddirsi non lasciarono gran traccia. Ben più radicali e profonde furono le riforme politico-amministrative, iniziate fin dall'aprile 1797, quando i rappre­sentanti dell'autorità veneta lasciarono improvvisamente, e inspiegabilmente Verona, spaventati dalle possibili conseguenze dell'insurrezione popolare delle Pasque. Ebbe vita allora la Municipalità Interinale democratica di 14 membri, composta tutta di elementi innovatori; seguita da una Municipalità e Governo di Verona e della Provincia, svolse in tre settimane un'attività imponente, demolendo le disuguaglianze sociali, muovendo la pubblica opinione con le discussioni svolte nelle Sala di Pubblica Istruzione, cercando di far fronte alle insaziabili richieste del Comando militare francese. Scioltasi la Munici­palità in maggio, essa venne sostituita da un Comitato di Sicurezza e poi da un Corpo municipale meglio organizzato, che provvide a trasformare i tribunali, costituire hi Guardia Nazionale, avviare varie riforme di natura sociale e giudiziaria. Nel giugno, costituito un Governo centrale del circondario, i più accesi municipali sti rimasero eselusi, ma non per questo venne meno l'operosità innovatrice e democratica. Gli Austriaci, entrati in Verona all'inizio del '98 in esecuzione del trattato di Compofbrmio, mantennero tale Governo provvisorio solo per poco, tornando poi alle istituzioni venete e nobiliari. Tale situazione* in cui si inserirono però una Delegazione di Polizia e un Magistrato Camerale con attribu­zioni finanziarie, rimase in vigore fino al 1806, quando anche Verona venne riunita al suo territorio nel Regno d'Italia. Già, fin dal '98, il territorio veronese dalla destra dell'Adige era entrato nella Repubblica Cisalpina, facendo capo in parte al dipartimento del Benacó (poi soppresso) in parte a quello del Mincio; ruolo importante nell'organizzazione ammini­strativa ebbe qui il commissario Lachini. Nel 1806 poi Verona, in uniformità con le altre parti dell'Italia napoleonica, vide definitivamente trasformata la sua struttura costitu­zionale.
Privilegi e particolarismi erano stati caratteristici nell'amministrazione della giusti­zia sotto la Serenissima; non erano anzi mancati i disordini e gli abusi, divenuti nel tempo sempre più anacronistici. Feconda quindi fu l'attività di trasformazione svolta dal go­verno democratico sia nel campo civile e penale, sia nella procedura e nel riordino delle giurisdizioni, essendosi compiuto uno straordinario lavoro in un brevissimo lasso di tempo. Nonostante le continue trasformazioni territoriali e amministrative, non certo proficue, tale opera fa continuata nella parte rimasta alla Cisalpina e riunificata durevolmente nel 1806, sulle rovine del potere misto reintrodotto dall'Austria.
L'organizzazione censuaria andò parimenti rifatta, poiché quella veneta faceva troppo affidamento sulla buona fede dei proprietari ed esentava dall'estimo troppi beni patrizi. Ora, uniformandosi ai criteri adottati nel Mantovano, il commissario Lachini, coadiuvato dal ring. Petrali, realizzò un completo nuovo estimo dei terreni e dei fabbricati, che permise (come del resto già era avvenuto in Lombardia fin dalle riforme teresiane) una più giusta distribuzione dei gravami tributari ed un più forte gettito d'entrate per lo Stato andato questo a vantaggio soprattutto dei Francesi in un periodo di crescenti bisogni e necessità militari.
Le novità maggiori si ebbero nel campo ecclesiastico, sul quale giustamente l'esame del Fasanarì ai fa più ampio. Nello Stato veneto, nonostante lo velleità giurisdizionalistiehe, il clero svolgeva compiti di stato civile, di istruzione e di assistenza; condizionava la vita economica a causa delle suo enormi ricchezze; stimolava le arti, ed ora visibilmente pre­sente con una miriade dì edifici sacri od ecclesiastici in tutto il tessuto urbanistico citta­dino. Durante la prima campagna d'Italia razioni* del Francesi contro tali istituzioni fu
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