Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI ARCHIVISTICI; CONGREGAZIONI PAR
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1966
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Libri e periodici
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Cahier* si dimostra più d'una volta, prima dell'autunno del 1917, di parere contrario ad un eventuale grande sforzo dell'Intesa contro l'Austria dall'Isonzo, propendendo se mai per una grande azione contro -il punto dì minoro resistenza della Triplice attraverso; i Balcani. Comunque accetta infine la designazione e, dopo una riunione con Pétain e Clcmenccau a Parigi, parte il 18 novembre per l'Italia.
Il breve capitolo XXVII del volume e appunto intitolato Un bivcr en Italie (4 novembre 191715 février 1918). In queste pagine si trova confermato il giudizio generalmente positivo che gli osservatori stranieri fecero del nuovo comandante dell'esercito italiano Diaz, mentre appare abbastanza scarsa la fiducia nelle capacità di resistenza delle truppe sulla linea Grappa-Piave. Infatti l'A. sottolinea ogni piccolo scacco della difesa italiana, attribuendo per la verità la debolezza dello schieramento piuttosto alla sua stessa caratteristica di essere en cordon e albi conseguente impossibilità, almeno per le prime settimane, di provvedere ad opportuni cambi ed a uno schieramento in profondità. Circa la questione dell'entrata in linea delle truppe alleate, il Favelle, che pure esprime in queste stesse pagine alcune critiche all'attività piuttosto politica del Foch, ne condivide l'opinione che l'armata francese debba restare in rincalzo, lasciando agli Italiani hi responsabilità della difesa del loro paese, cercando tuttavia di dirigere le cose sottomano. Non è quindi d'accordo coll'inglese Plumer che sembra aver fretta di entrare in linea e specialmente interesse a furio notare (l'A. non è mai troppo tenero verso gli Inglesi). Fra lo notizie di maggiore rilievo va segnalata la annotazione del 29 novembre 1917 sulla scarsa fiducia di alcuni generali italiani sulla resistenza delle truppe: Visite à des généraux italiens ... Ils n'ont guère confiance. Hs pensent à la retraite... Elle est à eraindre si, coni me il est probable, l'ennemi attaque serienscment entro Adige et Piave. Interessante anche l'atteggiamento depresso di Diaz, constatato dal Fayolle e da Plumer, in un incontro del 6 dicembre e il giorno seguente, dopo alcuni successi austriaci sugli altipiani; Diaz parla agli alleati di linee da organizzare in piano dietro il Piave. Ciò rientra perfettamente nelle normali misure di prudenza di un comandante (ed è noto che lo stesso Cadorna aveva considerato le modalità di un'eventuale ulteriore ritirata nel caso di forzamento avversario del PiaveGrappa), ma contribuisce a ridimensionare l'opinione di coloro che allora ed in seguito non intendevano neppure in ipotesi accettare un'alternativa allo schieramento sul Piave. Con ciò ovviamente non si toglie nulla, anzi se mai si accresce il valore della difesa, compiuta tra nov. e die. '17, di quella linea, che pur essendo assai più. vantaggiosa dell'Isonzo, non era a detta degli esperti affatto la migliore e hi più sicura.
Dopo la riuscita dell'attacco dei Francesi al M. Tomba (31 die. 1917) il Favelle si è convinto che il soldato austriaco sia più debole del tedesco e che quindi a primavera del 1918, restando in Italia, si potrebbero raccogliere dei begli allori sui campi austriaci; ma il teatro decisivo delle operazioni Bara in Francia, quindi accoglie di buon grado la notizia del suo richiamo in patria a metà febbraio. Fra le ultime annotazioni sull'Italia, qualche tocco sulla figura di Vittorio Emanuele III, dipinto come intelligente e di buon senso, nonostante l'aspetto poco decorativo e la primitiva impressione negativa riportatane l'anno prima in Francia*
Il Favèlle lasciava l'Italia non soltanto portando con sé un ricordo gradito per le opere d'arte e la bellezza del paesaggio veneto e alpino, ma anche come ci ricorda il Contamini: in una sua nota parlando poi con simpatia degli Italiani (ad es. con Henry Bordeaux, p. 257). In Francia il nostro autore si trova nell'ultima decade di marzo 1918 al centro di una delle battaglie più pericolose, al comando del gruppo di armate di riserva che riescono a fermare l'offensiva tedesca in Ficeardia verso la capitale: le sue pagine sono certamente di grande interesse per la storia della guerra francese, specie per il rapporto PétainFoch di quei difficili giorni che esse illuminano assai bene. C'è nel Favelle una punta di amarezza per essersi trovato ad attuare il piano di difesa senza averne avuto un riconoscimento pubblico; ancora mentre hi battaglia infuria, ma già volge al successo, egli scrive: La vérjte est quo Foch a canon nn pian: boucherla trouée. Que Potai n fon mi t les moyens d'cxéouter, et que c'usi: mai qui meno la batalllc (30 marzo 1918, p. 266). Mi pare che l'azione dei due capi militari francesi sia poi abbastanza ben riassunto e individuata dal nostro A. aUoxchè, osservando il contrasto fra di essi sui piano di operazioni
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