Rassegna storica del Risorgimento

CAPOMAZZA CARLO
anno <1966>   pagina <596>
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596 Giuseppe F. de Tiberna
il fatto dì essere state scrìtte in momenti critici per il Risorgimento italiano e per la formazione della classe liberale del Sud, le rende particolarmente signi­ficative. Oltre alla corrispondenza familiare un piccolo groppo di lettere scritte da Roggero Bonghi ci testimoniano l'affettuosa amicizia di quest'ultimo per il Cnpomazza. *>
Carlo Capomazza nacque a Napoli nell'aprile del 1819 da Emidio Capo-mazza, estroso e notissimo nomo di Stato di coi ci dà notizie lusinghiere il De Cesare,-' e da Carolina Capere Galeota. Educato nel Seminario di Pozzuoli, allora diretto dal vescovo Resini, ebbe notevole tendenza per gli studi, in parti­colare per le lettere latine, che coltivò con amorosa passione, anche nella età adulta. Il 9 giugno 1846 fu nominato giudice del tribunale civile di Salerno. Nel 1849 sposò Carolina Blanch, dei marchesi di Campolattaro, ed ottenne, attra­verso un lungo e tedioso procedimento voluto dal padre, di prenderne il titolo per sé ed i suoi eredi. Sul suo disgusto per le lungaggini burocratiche per risolvere il caso, riportiamo integralmente una sua lettera diretta al padre:
Mio caro Padre,
ho saputo che la Commissione ha finalmente dato parere su quel celebre af­fare; per il quale ha impiegato il doppio del tempo che è stato sufficiente all'Europa per tre o quattro rivoluzioni.
Se è possibile, fate che non ne abbiano a succedere altrettante, prima che il Re ci dia la sua sanzione. Del resto comincio quasi a persuadermi che io sia destinato ad essere immortale, o almeno a superare negli anni Noè o Matu­salemme. Perché, in fede mia, costoro non stettero tanti anni a conchiudere il loro matrimonio che doveva durare secoli, È vero che né il padre di Noè, né quello di Matusalemme pensarono di fare dei loro figli un Marchese. Ma se ci avessero pensato, scommetto io, che le commissioni di quei tempi non sareb­bero state sì lunghe.
Vi bacio le mani Vostro figlio Carlo
Nel 1848 Carlo Capomazza partecipò ai moti: ciò gli costò la perdita del­l'impiego; su questo argomento un commovente appunto del padre, scritto nella piena del dolore per la morte del figlio, attribuisce la perdita del posto alle mene di Raffaele Longobardi, ministro di Grazia e Giustizia, congiunto dei Blanch, che nel 1855 si oppose anche alla sua reintegrazione nella carica. Oppo­sizione peraltro vana, perché il Re restituiva, con suo decreto, le funzioni al Capomazza, trasferendolo a Lucerà prima e poi a Napoli. In questa città ebbe numerosi incarichi anche durante la Luogotenenza. Morì, prematuramente, nel 1866.
Politicamente Carlo Capomazza fu un liberale moderato; ma a noi sembra che in questa sua posizione di pensiero vi sia una qualche originalità che lo allontani e lo isoli da quella pletora di convertiti dell'ultima ora che pullula-rono nella Napoli del 1860. Riportiamo una sua lettera inedita del marzo 1848, diretta al padre, dalla quale si possono facilmente dedurre le sue idee poli-fiche che, malgrado la giovane età e la gravità del momento, dimostrano non soltanto la sua comprensione del problemi legati agli avvenimenti interni in
i) Vedine una pubblicata da noi in: Ruggero Bonglii nella crisi del l8>tS-49t 21 Risorgimento, Milano, anno XVIII, n. 3, ottobre 1966.
2) R. DB CESAKE, La fine di un Regno, Città di Castello, 1908, voi. 1, pp. 95-96.