Rassegna storica del Risorgimento

CAPOMAZZA CARLO
anno <1966>   pagina <600>
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Giuseppe. F. de Tiberiis
virulenza, visse pur sempre allo stato saprofìtico, prendendo forza e vigore e dilagando nelle campagne, ogni qual volta le condizioni politiche del tempo lo consentissero. Le cause di tali subitanee esplosioni vanno ricercate nelle singole circostanze storiche in cui si sono verificate; ma la cronicità del feno­meno ha radici ben più profonde, tali da non poter essere spiegate, volta per volta, secondo il colore politico di cui la sollevazione BÌ tinse, bensì vanno viste in una luce unitaria e costante. Se le cause predisponenti del brigan­taggio furono molte e varie, una sola ha fatto da denominatore comune in tutti i tempi: la miseria.
La relazione Massari prese atto delle condizioni tristissime delle popola­zioni meridionali e vide in esse le cause prime del moto contadino: A ben esprimere il nostro concetto diremo che il brigantaggio ha una sua precipua ragione di essere in alcune cause che non sono quelle che a prima giunta si scorgono, e che purtroppo non sono né le meno efficaci né le meno essenziali. À ben esprimere il nostro concetto diremo che il brigantaggio, se ha pigliato le mosse nel 1860, come già nel 1806, ed in altre occasioni, dal mutamento politico, ripete, però, la sua origine intrinseca da una condizione di cose preesi­stente a quel mutamento (...) Molto acconciamente è stato detto e ripetuto essere il brigantaggio il fenomeno, il sintonia, di un male profondo ed antico .1) Anche se, come osserva Rosario Villari, "* l'accenno alle radici sociali del bri­gantaggio, nella relazione Massari, è dovuta alla preoccupazione di svalutare il significato politico della resistenza meridionale alla unificazione, la presa di coscienza, da parte della commissione parlamentare, della esistenza di fat­tori extra politici alla base del moto contadino, è valida dimostrazione della sensibilità del governo unitario ai problemi del Sud. Se poi, l'attuazione di una politica sociale non fu possibile, e se venne adottato, invece, nei confronti del brigantaggio, un criterio meramente repressivo, ciò fu dovuto alla neces­sità di riportare rapidamente alla normalità la situazione delle Provincie meri­dionali, nelle quali il moto legittimista costituiva un costante pericolo, sia per la sicurezza interna dello Stato, sia per le ripercussioni che aveva all'estero il permanere, nel Sud dell'Italia, di una lotta armata in funzione antiunitaria.
Indubbiamente, però, se si fosse tentata, in sede di commissione d'inchie­sta, una analisi più approfondita delle cause della miseria delle plebi rurali del Sud, si sarebbero toccate le intime e recondite radici del male, ponendo poi mano, con più idonee provvidenze sociali, al miglioramento civile ed economico di quelle popolazioni. Sarebbe stato opportuno, in ultima analisi, tentare uno studio dei rapporti fra le classi, come era già stato fatto dal Blanch per il periodo fra il 1801 ed il 1806.:i) F. S. Nini, in seguito, proprio in uno scritto sul brigantaggio,4) tentò una interpretazione del costante attac­camento delle plebi alla corona, inteso come una forma dì difesa dallo strapo­tere del ceto baronale prima e dei galantuomini poi.
Senza ricorrere al concetto di lotta di classe, anche perché la storia rifugge da ogni costrizione entro gli angusti limiti di una formula, si può dare una
') Da // brigantaggio nelle Provincie napoletane* Relazioni Tutte u nume della commissione d'inchiesta della Camere dei deputati da G. MASSARI e S. CASTAGNOLA, Napoli, 1863.
2) // Sud nétta Storia d'Italia, Antologia delta questione meridionale a cura di R. VILLANI, Bari, Laterza, 1061.
a) L. BLANCH, Scritti storici di'.
4) F<S. N'ITO, Saggi mila torio del Mezzogiorno, vìi.