Rassegna storica del Risorgimento

CAPOMAZZA CARLO
anno <1966>   pagina <602>
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Giuseppe F. do Tibariis
fatti e di situazioni economiche sociali e culturali che potremo definire imma­nenti nella società meridionale del tempo; il secondo di fatti contingenti ed occasionali che diedero la possibilità ai pruni di mostrarsi in tutta la loro gravità e che potentemente contribuirono a rinvigorire il fenomeno ed a farlo protrarre nel tempo. Non diversamente da A. Bianco di Saint Jorioz e da Gia­como Racioppi, il Capomazza ravvisa le cause fondamentali e costanti del bri­gantaggio nelle condizioni sociali delle plebi rurali del Sud. però da notare che la prima edizione del Racioppi è del 1867 e quella del Bianco di Saint Jorioz è del 1865. *) 11 che ci mostra l'assoluta originalità di pensiero del Nostro, e la sua acuta capacità di osservazione della realtà sociale del paese: La nostra plebe (come già fu detto da molti), a differenza delle altre plebi d'Europa, non è mutata per nulla da quella che era ai principi di questo secolo. Un contadino napoletano del 1863 ed un contadino napoletano del 1799 si asso­migliano a capello. Né solo i contadini. Che quella quasi gran muraglia cinese, con cui la improvvida astuzia di Ferdinando II ebbe isolato il Regno, impedì ogni miglioramento o mutamento che voglia dirsi, nell'intera massa del popolo. Sicché dalle industrie e traffici cresciuti, dai facili viaggi e dalla istruzione, fu resa in altri luoghi la plebe più pronta bensì ai rivolgimenti politici, ma meno corriva ed anche meno atta a mettersi del tutto fuori il con­sorzio umano. Mentre qui la vediamo, senza concetti od amori politici, essere contenuta facilmente dalla forza presente, ed allontanata quella, correre, quasi per istinto, alla rapina ed al sangue. Gittansi a torme nelle strade a far preda; mentre altrove minacciano, in modo forse più pericoloso, ma meno aspro, i proprietari ed i ricchi. Non ci furono briganti in Francia nel 1848; è vero: ma gente senza nome volle imporre con la forza nuove forme di vivere sociale ed abolire la proprietà e la famiglia. Gente di quella stessa specie, in quelle stesse condizioni, qui in Napoli, si gitta alle strade per rubare e si prepara a saccheggiare le città, in nome del Re e della Santa Fede. Né io vorrò decidere quale dei due mali sia maggiore: o vedere combattute in massima le pro­prietà e le famiglie e doverle difendere col cannone in mezzo a popolosa città : o essere ciascuno in particolare esposto a vedersi devastare i beni e violare la famiglia; e doverli difendere in piccoli scontri su pei monti e nelle cam­pagne .
Non reputiamo opportuno dilungarci ancora sull'argomento; d'altro canto abbiamo già tracciato il quadro delle condizioni sociali del Mezzogiorno al momento dell'unità e da altri, indubbiamente più qualificati di noi, molto è etato detto a riguardo. Ci sembra, però, opportuno sottolineare l'accostamento ira il brigantaggio napoletano ed i moti socialisti del 1848 in Francia. ben vero che i moti francesi furono realizzati dalla classe operaia che già aveva preso coscienza del suo ruolo sociale, mentre il brigantaggio meridionale fu fratto degli scontenti dell'ambiente rurale, assai arretrato e privo di un pro­gramma politico. Purtuttavia la comune direzione antiborghese e l'assalto alla proprietà, che caratterizzarono sia l'una, sia l'altra sollevazione, rendono pos-
)<) L'opera di A. BIANCO PI SAINT .Ioni"/., // brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1868, i etnia riedita nel 1965, dalla carni editrice Forni di Bologna ih copie Hi!:-!'!i.'!iT<'br, assiema a quella di TOMMASO CAVA, Analisi politica del brigantaggio attuale neWltalia meridionale.
s) C CAPOMAZZA, Std brigantaggio nella provinole meridionali d'Italia, Napoli, Vitale. 1864, p. 13.