Rassegna storica del Risorgimento
FALCO GIORGIO
anno
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1966
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pagina
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606
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AMICI SCOMPARSI
GIORGIO FALCO
(6 febbraio 1888-6 aprile 1966)
Si era rifugiato, braccato perché ebreo, all'abbazia di San Paolo fuori le mura. Là entrarono un giorno di quei terribili nove mesi dell'occupazione nazista di Roma a catturare quanti avevano trovato asilo nell'extraterritorialità dell'abbazia. Portarono via tutti, o quasi, quelli che erano riusciti a prendere, ma per Giorgio Falco la sorte fa miracolosamente benigna. L'avevano, nella confusione dell'irruzione nel luogo sacro* chiuso in una cella da monaco, e colà se lo dimenticarono quando andarono via con i loro prigionieri. E così gli fu risparmiato di morire per il solo fatto di essere nato ebreo, come a tante e tante altre vittime di quel tempo di vergogna e di tormento.
Soleva raccontare questa sua terribile avventura, una delle mille e mille di quegli anni atroci, pacatamente, senza odio né rancore, con quel sereno distacco che solo può riuscire a chi è uso a vedere il particolare di ogni vicenda umana in un contesto universale, innalzando financo la propria triste esistenza del periodo della persecuzione alla dimensione di un episodio storicamente inquadrabile nel dramma dell'Europa, che, ancora una volta, al suo tempo, aveva quasi smarrita hi propria vocazione alla civiltà e all'unità. Perché civiltà e unità, nella bellezza di una simbiosi che gli si era fatta presente sin dal momento in cui aveva iniziato la meditazione sulla storia di questo Continente antico, costituivano il dato permanente della vicenda dell'uomo e delle società organizzate per Giorgio Falco, al quale la consapevolezza dei canoni storicistici non aveva mai fatto smarrire il senso ottimistico di una realtà formala da uomini anelanti e tendenti al progresso. La sua vocazione alla storia fa originariamente medievalistica, come quella della maggior parte tra gli studiosi della sua generazione, incitati da una tradizione scientifica non rinnegata dai loro maestri a considerare l'età di mezzo come il banco di prova per la formazione dello storico, data la complessità dei problemi di documentazione e dì critica delle fonti che essa poneva. E medievalista, anzi grande medievalista, divenne Giorgio Falco al quale quel volume su La Santa Romana Repubblica, che Croce disse costituire il proprio ideale di libro di storia, offerse l'occasione di prospettare all'Europa del suo tempo, resa incivile da profonde lacerazioni della sua coscienza, l'immagine di un'epoca nella quale l'universalismo politico e religioso ne aveva plasmata l'unità e la civiltà; immagine che, ancor oggi, pur nel mutare delle prospettive storiografiche e degli orientamenti ideologici che ne sono la base, resta a fondamento di ogni valutazione unitaria e sintetica dell'età di mezzo. Giorgio Falco, però, giunge alla concezione de La Santa Romana Repubblica approfondendo l'analisi di quel grande travaglio spirituale attraverso il quale il pensiero storico europeo aveva acquisito consapevolezza della realtà medievale. Indagine esemplare di storia della storiografia, La polemica sul Medioevo ha in realtà il valore di una meditazione sulla formazione della coscienza storica dell'Europa moderna, seguila nelle tappe fondamentali della bua evoluzione, e, quindi, 80 costituisce da un lato il presupposto della sua nuova