Rassegna storica del Risorgimento
FALCO GIORGIO
anno
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1966
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Giorgio Falco
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valutazione dell'età di mezzo, d'altra parte manifesta altresì la sua propensione per la discussione di una tematica cronologicamente più vicina al suo tempo. Nella quale, peraltro, la sua inserzione come storico viene simboleggiata in modo quasi esemplare dalla prospettiva in cui il breve ma fondamentale discorso su La questione longobarda e la moderna storiografia italiana, tenuto a Spoleto nel 1951, inquadra il problema del riflettersi del sentimento nazionale sulla interpretazione che la cultura italiana alle origini del Risorgimento ha dato dei secoli successivi al crollo dell'Impero d'Occidente e dei tempi delle invasioni barbariche: Ogni favola ha la sua morale diceva allora a conclusione del BUO discorso e la morale di questa favola è quella che gli studiosi di storia trovano sempre, all'origine, nel corso, alla fine di ogni loro fatica, ed è il nesso indissolubile, il circolo perenne, che unisce tra loro presente e passato: storia, maestra di vita; vita, madre e maestra di storia. Alla storia dell'età longobarda i nostri padri dell'Ottocento chiedevano ragione di se medesimi chiarimento e consiglio al dovere che l'ora imponeva. E poiché grande era l'ispirazione civile e religiosa, l'indagine storica si alimentava degli alti pensieri di un Alessandro Manzoni e di un Gino Capponi.
E, naturalmente, a Manzoni ed a Gino Capponi, tipici rappresentanti di una cultura impegnata in senso nazionale va intera la simpatia di Giorgio Falco, che nella storiografia dell'Ottocento italiano vede riflesse le idealità e le passioni di quegli uomini di pensiero e di azione ai quali aveva già dedicato, in anni più verdi, il proprio interessamento negli intervalli del proprio impegno medievalistico. L'aveva testimoniato con l'esaltante conferenza su Garibaldi te* irata nell'Aula magna dell'università di Torino 1*11 maggio 1932, con il limpido saggio scritto nel 1933 su II moto livornese del 1857, altro sintomo del distacco tra l'Italia mazziniana e l'Italia di Cavour in atto sul finire del decennio di preparazione, e soprattutto con le penetranti pagine di Note e documenti su Carlo Pisacane, edite nel 1927. Questo scritto si imponeva per l'indagine sulla vicenda umana dei patriota che sfugge ad ogni possibile schematizzazione e definizione e che, perciò, è una sorta di anarchico nell'ambito degli uomini del Risorgimento proprio perché, con la sua azione rivoluzionaria e con il suo pensiero politico, eluse ogni inserimento nelle formazioni politiche del tempo. Ma negli uomini del Risorgimento Giorgio Falco ha ricercato soprattutto l'impegno civile: per questo l'avevano attratto per primi gli esponenti della sinistra rivoluzionaria diversi per sfumature politiche ma simili nelle grandi speranze di rigenerazione; per questo, ancora, sente il desiderio di studiare la formazione di quell'impegno civile, destinato a tradursi in azione politica, del maggiore tra i protagonisti delle vicende subalpine ed italiane dell'Ottocento. Il saggio su Cavour accademista, del 1946, e quello di estrema attualità su Spunti sociali nel pensiero e nelVopera del Cavour sino al Quarantotto, edito nel 1949, rappresentano contributi preziosi alla conoscenza della giovinezza dell'artefice dell'unità nazionale da angoli visuali nuovi, il primo di essi offrendo squarci intimisti, il secondo prospettando ampie visioni ambientali con l'inserimento delle aspirazioni e delle speranze di Cavour nelle aspirazioni e nelle speranze di una larga parte della società piemontese. Ed al suo Piemonte, la terra che più di ogni altra in Italia durante l'Ottocento ha saputo simboleggiare l'aspirazione a conciliare ordine e libertà* e che ha avuto la ventura di godere di un ceto politico mosso da un elevato impegno civile, ritorna spesso il suo pensiero. Utntroduione al Quarantotto piemontese, pubblicala nel 1949, fornisce un quadro esemplare di quella lotta politica tra le diverse forze in Uzza in quel momento nella mo*