Rassegna storica del Risorgimento

FALCO GIORGIO
anno <1966>   pagina <608>
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Carlo Gkisalberli
narchia subalpina, ohe, quando si svolge composta e serena, come fu allora, è bella e ricca di valori morali perché ha in sé quasi il senso di una dedizione alla necessità della storia, di un dovere comune, che si compie nello stesso tempo, col tener fede alla propria idea e col rispettare, comprendere, compa­tire il nemico ed il vinto . E, logicamente, la cornice nella quale soltanto può svolgersi composta e serena la lotta politica è quella costituzionale perché sem­pre la forma giuridica è sostanza di civiltà e di libertà: per questo ne / pro­dromi dello Statuto Albertino, che costituisce l'introduzione al volume so Lo Statuto Albertino e la sua preparazione, del 1945, aveva visto la concessione della carta ottriata da parte del re sardo come il momento saliente della vi­cenda subalpina dei Quarantotto e come il punto di massima tensione cui era giunto il ceto dirigente piemontese nel suo slancio rinnovatore.
Alla costituzione ottriata sabauda si oppose durante tutto il Risorgimento l'idea della costituente mazziniana: due concezioni si fronteggiarono ispirando soluzioni e progetti di soluzioni del problema costituzionale italiano. Fu con­tesa aspra e dura che ebbe i suoi vincitori ed i suoi vinti tra i quali, come Falco asserisce nel volumetto su Giuseppe Mazzini e la costituente* edito nel 1946, i vincitori moderati non sono che gli interpreti di esigenze immediate destinate ad essere presto esaurite, mentre il vinto Mazzini è il profeta di un mondo avvenire.
Con la riflessione sul fallimento politico del mazzinianesimo e sul trionfo del moderatismo si potrebbe chiudere il discorso di Giorgio Falco sul Risorgi­mento. Egli, infatti, coerentemente a quell'impostazione che definisce il Risorgi­mento come il processo formativo dello Stato italiano (la ripartizione interna delle Pagine sparse di storia e di vita, del 1960, è oltremodo significativa al riguardo), non si è mai posto astratti problemi di ricerca delle origini. Ma nei suoi lavori di storia della cultura del Settecento, ritornando ad insistere sul significato e sul valore dell'impegno di tutto un ceto intellettuale, mette in luce come la maturazione di quella coscienza civile, che è il fondamento necessario di una volontà politica nazionale, avviene nel Settecento. H saggio stupendo su 11 pen­siero civile di Ludovico Antonio Muratori, che definisce incisivamente il più efficace promotore della codificazione delle leggi, il maestro del movimento cari­tativo italiano, il precursore del movimento cattolico liberale e quello chiaris­simo Sulla coscienza civile del Settecento italiano, rispettivamente del 1950 e del 1955, danno hi sostanza di una seria documentazione a quella tesi. Per que­sto scrive a proposito della cultura del Settecento : Ciò che importa soprattutto è che le grandi memorie non sono dimenticate, ma servono di stimolo al fare anziché valere come lacrimoso titolo di privilegio; importano soprattutto il < darsi animo del Muratori, la guerra dichiarata del Genovesi al non si può , la fiera lezione di disciplina e di energia, di fiducia e di speranza che viene agli Italiani dalle pagine dei loro riformatori . Ed in questo richiamo antire­torico alla storia come incentivo all'azione ed in questa esaltante fede nel pro­gresso trova intero l'ammaestramento della cultura settecentesca feconda di quél sereno impegno civile che costituisce l'aspetto più bello da cercare nelle storie di tutti i tempi.
CARLO GMISAMIF.RTI