Rassegna storica del Risorgimento

GALLARATI SCOTTI TOMMASO
anno <1966>   pagina <609>
immagine non disponibile

TOMMASO GALLATATI SCOTTI
Il 1 giugno 1966, a Bellagio, nell'accogliente dimora che Francesco Melzi d'Eril si era fatta edificare da Giocondo Albertolli agli inizi dell'Ottocento si è spento il dnca Tommaso Gallarati Scotti.
Fra qualche mese avrebbe compiuto gli ottantotto anni, essendo nato il 18 novembre 1878: un'esistenza dunque assai lunga quasi diciotto lustri intessuta di grandiosi eventi, dei quali si ha una eco piuttosto diffusa nelle pagine di Interpretazioni e memorie. Un volume che, apparso nel 1961, racco­glie, sia pure con variazioni ed ampliamenti, i suoi scritti sul Corriere della Sera, e che si può considerare la biograna del patrizio milanese. L'opera con­sente di rilevare la forte personalità dell'autore, quella personalità che egli garbatamente velava con modi affabili e gentili.
Uomo di fervida intelligenza, di grandi aperture e di viva sensibilità, in più momenti della vita culturale e politica dei primi cinquantanni di questo secolo assunse posizioni d'avanguardia. Purtuttavia, occupò sempre un posto inferiore a quello che realmente gli sarebbe toccato per le sue indubbie bene­merenze. Ma, forse, in virtù, anche della riservatezza e della discrezione che gli erano congeniali, fu sempre pago dell'intima soddisfazione di non aver mai offuscato, con debolezze o transazioni, la purezza degli ideali di religione, di patria e di libertà dai quali mai si discostò e per i quali egli, nomo veramente libero, non esitò ad affrontare rischi, sacrifici e dolori.
Spirito d'avanguardia, si è detto, e difatti, all'alba del secolo, quando in­quietudini religiose turbavano molte coscienze, imboccò la via del modernismo e si fece portavoce di una particolare frazione del movimento stesso, dando vita, nel gennaio del 1907, unitamente ad Aiace Alfieri e ad Alessandro Casati, alla rivista 11 Rinnovamento. L'enciclica Pascendi dominici gregis, con la quale Pio X condannava, 1*8 settembre dello stesso anno, il detto movimento, deter­minava la fine del periodico, mentre Gallarati Scotti faceva umilmente atto di obbedienza. Dirà più tardi, allorché fu messo all'indice il suo libro Storie del' l'Amor sacro e dell'Amor profano (1911), ... in armonia alla fede che ho sem­pre professato a viso aperto, è con animo di cattolico che, pur tacendo, accetto la mia condanna .
Esula da questa Rassegna H parlare dell'opera letteraria di Gallarati Scotti che richiederebbe, è stato scritto, nelle cronache letterarie di questo secolo ben altro rilievo per la passione e l'originalità delle sue aspirazioni, come pure il sottolineare le sue amicizie, le sue relazioni coi più ragguardevoli espo­nenti della società italiana ed europea. Ne recano, d'altronde, una larga testi­monianza le già ricordate Interpretazioni e memorie.
pure in politica fu, per così dire, uomo di punta, sia per l'intransigente e dichiarata avversione di sempre al fascismo, sia per l'azione animatrice dispie­gata subito dopo il 25 luglio 1943 e durante l'esilio in Svizzera.
Rappresentò un atto di non dubbio significato la lettera che nel maggio dello stesso 1943 scrisse a Vittorio Emanuele III per rammemorargli gli ideali del Risorgimento e gli insegnamenti del grande avo, il padre della patria, invitandolo, nel contempo, o dire una parola, a compi [ere] un gesto corag­gioso, per cui popolo ed esercito riconosce [ssero] il re di Vittorio Veneto > e
39