Rassegna storica del Risorgimento

STEFANI GIUSEPPE
anno <1966>   pagina <612>
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Sergio Cella
GIUSEPPE STEFANI
Improvvisamente, dopo un'attività prolungata per così dire fino all'ultimo respiro, il 18 aprile 1966 si è spento a Padova lo storico istriano Giuseppe Ste­fani. Stava attendendo alla preparazione d'una vasta opera, per la quale aveva raccolto ingenti materiali specie documenti austriaci sulla guerra del 1866, le sue ripercussioni nella Venezia Giulia ed i negoziati diplomatici con cui ebbe a concludersi. Egli intendeva affidare la pubblicazione di quest'opera alla Società istriana di Archeologia e Storia patria, rinnovando la testimonianza del suo af­fetto per la terra natia, della quale da Trieste aveva tante volte ripercorso gli itinerari e anche più le vicende della storia risorgimentale.
Nato nel 1887 a Pirano, figlio del non dimenticato naturalista trentino At­tilio, cui si deve un accurato studio sulla fiora ed un'agile traduzione dal tedesco degli Schizzi dall'Adria dello Stradner, Giuseppe Stefani entrò presto nella vita politica e giornalistica triestina. Appena finiti gli studi universitari fa per qualche tempo nel Trentino, dove ebbe contatti col Battisti, poi venne assunto al Piccolo (cui allora collaboravano tra altri Silvio Benco, Attilio Tamaro, Mario Alberti), fa volontario irredento nel '15, ferito in guerra e decorato al valore; nell'immediato dopoguerra ritornò al Piccolo come redattore capo e da questo passò al Corriere della Sera. Entrato nel 1930 alle Assicurazioni Generali di Trieste, vi ebbe parte rilevante prima come capo dell'ufficio stampa, poi come direttore, mentre potè finalmente appagare la sua vocazione per le ricerche sto­riche e rispondere insieme all'incitamento che gli veniva da Francesco Salata, che ben apprezzava il suo ingegno, a comporre la vera storia dell'irredentismo.
Era allora appena nata La Porta Orientale, rivista di storia, politica e cul­tura promossa dalla Compagnia dei Volontari giuliani e dalmati, e lo Stefani offerse ad essa nutriti studi fin dagli inizi. La sua prima ampia opera sa II Cente­nario delle Assicurazioni Generali (1931) fu assai di più che un lavoro occasio­nale: ben congegnata nella struttura e riccamente documentata, indica chiara­mente la propensione dell'Autore a cogliere i nessi che legano fatti culturali e vita economica e politica. Nella Porta Orientale apparvero i saggi su Bonapartisti triestini (1932), sui rapporti intercorsi tra il Manin e Leone Pincherle (1933) e sa Antonio Gazzóletti nella rivoluzione del '48 (1935) [al poeta trentino egli aveva dedicato le sue primissime prove di storico fin dal 1907]; nella Nuova Antologia il saggio sintetico sull'Unità della storia istriana (1932) intorno al sen­timento nazionale e patriottico, successivamente due articoli su D'Annunzio, gli irredenti e la questione adriatica (1939*40). Seguirono la miscellanea commemo­rativa, da lui promossa, su Nazario Sauro e l'Istria (1936), e l'ampio volume del 1938 in cui, in collaborazione con Brano Astori, lo Stefani tracciò la storia del Lloyd Triestino, contributo alla storia della navigazione marittima; poco di poi comparve la silloge documentaria sa Trieste e l'Austria dopo la Restaurazione (Archeografo Triestino, 1942). Lo scrittore non perdeva dunque di vista il suo tema di stadio più importante, anche se la sua attenzione si soffermava sa argomenti diversi, talvolta a quello legati solo da un esile filo.
Dopo la seconda guerra mondiale, ì lavori dello Stefani assunsero più, largo respiro. In occasione del Congresso triestino del nostro Istituto, uscirono tre grossi volami di studi (1949), cai egli diede 11 contributo e per mole e per impor­tanza più notevole, fornendo al 1 volarne Documenti e appunti sul *48 triestino.