Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
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Libri <? periodici
più significative dell'interessante raccolti!, soprattutto perché ritengo, ee non erro, cho dui lettori più giovani sia essa del tutto ignorata.
Si inizia con un'attenta analisi della teorìa storiografica del Croce, cui sono ispirate le pagine migliori del volume (i due scrittori furon legati da una lente profonda amicizia): teoria elle è ancor viva oggidì, anche se fu a suo tempo oggetto di vivaci discussioni; e cioè la storia intesa non in senso naturalistico od economico, ma esclusivamente in senso etico-politico, della vita di un popolo raccolto in una particolare uniti politica, vita che procede di chiarezza in chiarezza, di conquista in con* elitista creando sé a se stessa con una continua liberazione dello spirito. Entrano pure in essa le attività economiche, nta solo in funzione delle attiviti etiche che le hanno create, dee e corno strumenti che essa adopera ai suoi fini* materia che essa forma e riforma. E della Storia del Regno di Napoli del Croce, la quale poggia sulle basi della citata teoria, il Cortese traccia un profilo rapido ma suggestivo, soffermandosi particolarmente sul concetto fondamentale che è alla base di tutto il racconto, e cioè, che per spiegare come per sette secoli la monarchia spaiamola, pur tra vicende talvolta tempestose, sia vissuta a Napoli e sempre autonoma in diritto, si deve tener conto assolutamente delle energie latenti del popolo che a mano a mano diedero nascimento ad estese correnti [innovatrici, le quali si affinarono mano a mano non solo nella pratica, ma, quel che più conta, in sublìmi astrazioni. Più incisivo e più nutrito è il saggio che segue, dedicato alla storia dello Studio napoletano, dì cui non possiamo (e spiace) che delineare i punti più salienti. Fondato dal re Don Fernando primo, ma chioso durante l'alleanza tra Francia e Spagna, solo nel 1507 fu riaperto, regnando Ferdinando il Cattolico, dopo istanze pressanti dei Napoletani; e d'allora in poi funzionò regolarmente con brevi interruzioni e con l'interessamento dei viceré, tra ì quali furono larghi di concessioni il conte Lemos con la costituzione del 1614 che introduceva nell'istituto i regolamenti dell'Università di Salamanca (fu egli stesso letterato e gran mecenate di letterati) e il marchese di Vii Iena e duca d'Escalona, filosofo, cartesiano e matematico, che nel 1703 emanò la nnova prammatica, la quale portò ad otto la divisione delle facoltà e costrinse i lettori a regolarizzare la loro posizione, poiché molti eran stati in precedenza nominati senza concorso. Lo Stadio fu una vera e propria Scuola di Stato ( ben poca ingerenza vi ebbe la Chiesa) e perciò risenti del lutto del sistema del governo, che proibì, tra l'altro, la fondazione di Accademie estranee, dichiarò nulli tutti i titoli conseguiti fuor del confine del Regno e proibì nell'interno delle aule ogni manifestazione politica, ma non mancò però di chiamare lettori valenti anche di altre regioni, invero anche perché la rinomanza dell'istituto avrebbe accresciuta quella del governo. Non fu lo Studio propriamente un centro di studi di primo ordine; ma, essendo ivi i programmi comuni a quelli di tutte ile altre università della Penisola, anche li furono applicate e diffuse le innovazióni e si leggevano le opere di Aristotile, di Galeno, di Ippocrate e anche prevalse nel 500 nello studio del diritto il Mos it.nl.icus iute dicendi, e vi furono pure rappre* sententi della scuola dei culti con il ritorno alle fonti e mettendo in atto i nuovi metodi filologici, di cui fu maestro insigne il Tumarinij e vi insegnarono anche medici di rinomanza europea, quali I'Ingrassia e il Severino. E verso la metà del Seicento vi penetrarono anche a mano a mano le nuove teorie di Cartesio, del Gas-sendi, del Galilei e poiché (e ciò è bene saperci la filosofia, a Napoli, fu più che altro un eclettismo, esse furono applicate .soprattutto alla medicina e alla legge e uno stretto legame unì In quegli anni medici e giuristi, tutti intenti a studiare le innovazioni che venivano dall'Inghilterra e dalla Francia. E grandi maestri del giure ebbe allora lo Studio, di cui il più illustre fu il D'Andrea, del quale il Cortese nel terzo saggio tesse una minuta e penetrante biografia. Basterà per la brevità ricordare qui che non solo egli fu eccelso quasi in ogni ramo del sapere, come disse il Ciminone. ma ebbe il merito singolare di promuovere quel movimento intellettuale di natura politica che avrà grande sviluppo nel Settecento con il Golianl, il Genovesi, fi Filangieri; 11 movimento ebbe anche effetto benefico sull'attività degli eruditi che nel Sci-cento erano di gli numerosi, ma che crebbero assai net secolo seguente e con metodo più scientifico di ricerca e con. più accurata valutazione delle fonti. In gran parte