Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
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Libri e periodici
stìltó.) a danneggiare fatalmente la piccola proprietà coltivatrice, favorendo la grossa borghesia. La carestia di quegli anni aveva fatto il resto.
D'altra parte anche l'aristocrazia ed il clero si arricchirono notevolmente con 1 industria olearia (una delle maggiori ricchezze del territorio, insieme alla zootecnia ed alle coltivazioni del mandorlo e della vite) e tra il 1806 ed il 1810 poterono acquistare a loro volta i beni demaniali.
Così, non solo le vecchie ingiustizie non unirono completamente ma ad esse se ne aggiunsero delle nuove. In poche parole qui è il nocciolo delia questione meridionale, irrisolvibile con i riformismi illuminati e moderati e quindi ancorala ad una tendenza eversiva permanente, du parte contadina.
GIANFRANCO DE PAOLI
L'Emilia nel periodo napoleonico. Atti e memorie del Convegno tenutosi a Reggio Emilia il 17-18 ottobre 1964} Reggio Emilia Gomitato dell'Istituto per hi storia del Risorgimento italiano, 1965, in 8, pp, 266 con ili, S. p.
13 saccesso che a suo tempo ebbe questo Congresso di Reggio Emilia, anticipando in parte le conclusioni che nel maggio 1965 si tirarono durante il H Congresso internazionale di studi napoleonici (organizzato dal Centro Napoleonico dell'Elba), è ora confermato dalla lettura degli Atti. Preceduto dal prof. Ghisalbcrti, presidente del Convegno ed incaricato della prolusione, il relatore ufficiale, prof. A. Torre, ha tratteggiato in felice sintesi la situazione politico-economico-sociale della regione prima e dopo la invasione francese, mettendo a fuoco uomini e cose.
I risultati della dominazione napoleonica nel Nord Italia sono difformi: se da un lato si abolì il regime feudale (con annesse immanità) spazzando via i residui di Medioevo, si proclamò l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge e si codificarono le norme giuridiche dell'ordine nuovo, si posero le premesse per una vera giustizia fiscale, si attuarono uniforme sistema catastale e pubblicità dei bilanci, si creò soprattutto uno spirito nazionale e militare, dall'altro si requisì largamente, si depredò il paese delle sue ricchezze e si ridusse quest'ultimo in definitiva a sbocco dell'industria francese e a riserva finanziaria ed umana della Grande Nation (per dirla con il Tarlò, l'Italia divenne colonia francese di sfruttamento, ma tale giudizio non è accettato da tutti gli storici). Occorre specificare al riguardo, che l'Emilia, la cui economia era prettamente agricola, sofferse meno della Lombardia (ove l'industria, ad esempio della seta, subì fortissimi danni).
Dal punto di vista sociale le inquietudini non erano trascurabili, poiché le ingiustizie continuavano; così i contadini ribelli di Cavriago e Cella (che nel 1797 avevano chiesto il possesso delle terre che coltivavano) furono tra i primi a constatare che i principi repubblicani non erano applicati (ma già era dal tempo di Robespierre che si era rinunciato ad attuarli!).
Napoleone non si curava delle ideologie, più di quanto non badasse agli ordini del Direttorio; con il suo genio andava assai più in là. Con B. King possiamo ben dire ch'egli fondò l'Italia moderna.
Si servì per la sua opera di rinnovamento e d'impero, di tutti gli uomini capaci che potè trovare e l'Emilia contribuì grandemente a tale messe di cervelli (si ricordino: l'Aldini, il Marescalchi, il Paradisi il Lamberti, il Veneri, il Codronchi ecc.).
Subito dopo la relazione Torre sono iniziati gli interventi ed ha preso la parola Valnecehi associandosi alla Incida esposizione del relatore e ponendo in luce l'originalità ma anche i limiti del moto illuministico italiano (è definitivamente sotterrata la vecchia tesi avanzata dalla storiografia d'anteguerra che considerava l'epoca napoleonica non il principale impulso verso l'unità italiana, ma uno svuotamento rispetto al moto riformista autoctono}*
Un argomento non ancora safficientemoute approfondito, quello riguardante l'eoi stanza di una élite onttolico'democrutieu nella Cisalpina, è stato poi trattato da Giunte) la, da Manzoni e da Posscrin d'Enirèvc. Quest'ultimo, in polemica con Comandili!