Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
anno
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1966
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pagina
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649
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Libri p jtfflfjdki fi9
l'appunto, il Castiajjonf R pici particolare ambiente di rigorismo ecclesiastico e moderazione politica cho faceva rupi u lui e, non itici sfumatura abbastanza apprezzabile, al De Gregorio Iti elle consiste questa sfumatura] in mi si accentra, a mio avviso, tutto l'interesse della personalità politica di Castiglioni? Mei tatto che egli si pone, tradizionalmente, settecentescamente, come candidalo delle Corone, di quella francese in apparenza, in rettiti di quella austriaca, grazie all'ascendente esercitato su di lui dall'Albani. In ciò egli si distingue non solo, ovviamente, dagli zelanti puri, ma dalle stesse venature indtpendentistiche così accentuate in De Gregorio per non parlar s'intende dell'indomabile Consalvi. Vero è che tra i moderali la tendenza capitanata dal Becnetti. e dui Cappellari mirava appunto al concerto europeo, al modus vivsndi con le Corone, di cui la questione recente delle ordinanze francesi era stata esempio e manifestazione cospicui. Senonché l'ambito in cui operano Albani e Castiglioni non è il concerto, il sistema > alla Mettermeli in cui la componente religiosa è parte precipua ed indispensabile (non senza fare il debito posto a quella della mera poli tira ecclesiastica) bensì la politica dinastica e di potenza propria del secolo precedente, i candidati dell'Austria, dell'imperatore, contro quelli delle Corone concorrenti. Su questo nodo conclusivo crediamo che si debba accentrare e riflettere tutta l'impostazione critica sulla personalità storica del Castiglioni, al di là del pur meritorio e pregevole contributo dell' A., che ha il risultato di costituire una piattaforma solida, definitiva, e perciò valida a sostenere un discorso interpretativo più approfondito.
Il UKAEI.E C.Ol.APIKTHX
ALDO GUEIUUKKI. // Quarontanove a Livorno; Livorno, Tip. Benvenuti e Cavaciocchì, 1963 (Ed. di 360 esemplari numerati), in 4, pp. 238, I. e.
La natura dell'opera è subito palese: una raccolta di testimonianze precise, eloquenti, diligentemente cercate e valutate, senza risparmio di fatica, né limiti o discriminazioni preconcette: un insieme di echi vibranti, voci e parole di oltre cent'anni fa, che sono narrazione, osservazione, annotazione o discussione, che sono talvolta inviti alla lotta od alla paziente attesa e che sono, altra volta, appelli alla resistenza disperata od alla ragionata rassegnazione;
Si direbbe che giunga /in quasi al nostro orecchio e certamente fino al nostro animo il tumulto di allora, il tumulto che non fu solo di parole, ed al quale si abbandonò il popolo di Livorno nei mesi che vanno dal capodanno del 1849 (in cui da Gaeta fu lanciata la scomunica contro i fautori della Repubblica Romana), fino a tutto l'aprile, anzi fino al 10-11 maggio, e cioè ai giorni dell'intervento austriaco ih Toscana e dell'ultima protesta del popolo livornese.
Come è ovvio, le testimonianze sono state ordinate cronologicamente in relazione ai vari eventi ed ai vari attori. Tuttavia non si può dire che questo ordina-mente abbia dato luogo ad un diurio, nemmeno ad un diario a più vocìi né tanto meno si può parlare di cronaca, la quale e sempre un monologo, un monologo di per se stesso monotono quand'anche non sia scheletrico, e quindi arido
Ci sembra piuttosto di poter assegnare, o quanto meno avvicinare, questa puh* bltrazione alle altre che riguardano la storia nel senso ampio del termine: un volume di storia condotto con metodo scientifico, e suddiviso in capitoli (in questo caso diciassette capitoli* secondo i comuni criteri imposti dalla vastità e natura degli argomenti.
Ma questa storia dei Qtuiranuuvave livornese ha le sue caratteristiche particolari. è cioè ciascun capitolo si apre con un sommario narrativo, volutamente tacitiano nello stile, preannunziente gli accadimenti che poi nel capitolo stesso vengono ordinatamente ed ampiamente documentati: un sommario che non è però una elencazione, ma che un parlare da narratore ereno e sobrio il quale non ha tesi da difendere, né opinioni da imporre, ma vuole semplicemente guidare ulta lettura dei documenti, ed alla loro libera e naturale interpretazione.
La città di Livorno ha dunque in questo volume del Guerrieri timi vera storia.