Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
anno <1966>   pagina <653>
immagine non disponibile

Libri e periodici
653
rAuiicuce.i, e lui raccolto i lineamenti spirituali 1 .! Boggio in un quadro garbata-metile riuscito. Dui ponto di vista informativo le sue pagine sono utilissime (ed e lodevole lo scopo di questa operetta); tuttavia questo saggio lascia molto insoddi­sfatti per alcune evidentissime carenze metodologiche, e per il giudizio complessivo, sostanzialmente generico, sul tema fondamentale del libro, cioè sulla tesi del separa tismo sostenuta dal Boggio, e sulla sua ricerca storica sui rapporti tra Stato e Chiesa in Piemonte.
L'Autore non giustilica nella pienezza della realtà storica: l'opera del Boggio. non cerca le radici di essa nelIViwuus della politica ecclesiastica piemontese di quel tempo, e il suo discorso, che si sposta volentieri verso un dibattito più recente, perde poi di vista H significato originale di quest'opera, perché la inserisce in una dimen­sione pia complessa e storicamente diversa.
Si notano alcune inesattezze ad apertura di libro: a p. 20 si legge: È sempre istruttivo rileggersi le pagine del processo intentato contro l'Ammiraglio Persano, che fu poi condannato alla fucilazione.... È noto che la Commissione di istruttoria respinse le accuse di viltà e di mancata obbedienza (accuse, che se provate, porta* vano olla fucilazione), e che il 15 aprile 1867, Persano fu condannato alla perdita del grado e della pensione. A p. 26 (e non reco altri esempi) si legge e Nel 1852 Massimo d'Azeglio si dimise da Presidente del Consiglio per le resistenze del Re a sanzionare la legge sul matrimonio civile, e superate poi dalla fermezza di Cavour . . Ciò non è esatto, perché le cause che costrinsero Azeglio a dimettersi furono molte ed ebbero una origine più remota (basta pensare all'elezione di Urbano Rattazzi a Presidente della Camera ecc.); Cavour non ha superato le resistenze del Re (e qui basta leggere l'opera déU'Omodeo su Cavour).
La raccolta curata dal De Donno di alcuni capitoli dell'opera del Boggio reca il titolo: Stato e Chiesa in Piemonte dal secolo XVIII al 1854. Bisognava, almeno in nota, fornire al lettore il titolo esatto dell'opera (tale titolo addomesticato non giova certamente alla storia, e si presenta in una luce falsa al lettore, che non ha l'obbligo di essere mio specialista, e anche perché l'opera del Boggio non è sempre reperibile nelle biblioteche italiane). Colmiamo noi questa lacuna; il titolo originale di que­st'opera : Io Chiesti e lo Stato in Piemonte, esposizione storico-cr'uicu dei rapporti fra la S. Sède e la Corte di Sardegna dal 1000 al 1854, compilata su documenti mediti (Torino. Franco, 1854, volumi due in 16, pp. LXXV-462, 383). La tesi centrale del Boggio in ordine alla separazione tra Stato e Chiesa è contenuta nel secondo volume (pp. 8-103).
L'interpretazione che il De Donno reca della dottrina del Boggio sui rapporti tra Stato e Chiesa non è illuminata da una sufficiente esplorazione nell'ambiente intel­lettuale e politico subalpino di quel tempo (1850*1854), e pertanto non appaga lo storico, anche se, in verità, è colorita da spunti originali e da riferimenti suggestivi, sia pure sfocati. Arturo Carlo Jemolo, nel suo notissimo libro su Chiesa e Stato in Italia, ha rivalutato il pensiero del Boggio: era necessario, su tali premesse, appro­fondire il significato di quel pensiero nell'ambito della cultura subalpina, la cui pubblicistica ad hoc non è considerata dal De Donno. Provvediamo noi rapida­mente.
Boggio nel 1850 era il più giovane adepto della scuola separatista subalpina. H Passerin d'Entrèves ha sottolineato la presenza della lezione di Luigi Amedeo Mele-gari nella formazione del pensiero di Boggio che è sfuggita silo Jemolo (cfr. E. PAS­SERIN II'ENTKKVES, Gustavo di Cavour e le idee separatiste nel dibattito politico-reli­gioso del 1850-52 in Piemonte, in Ross. Stor. del Ris. a. XLVIII (1961), p. 653 n.).
Boggio aveva già pubblicato un saggio notevole: La Chiesa e lo Stato (nel Ci­mento, a. I (1852), voi. II, pp. 3-22 e 137-158). La sua opera usci nel tempo in cui il governo piemontese era piti che mai deciso ad attuare riforme ecclesiastiche. (Inte­ressante la seduta alla Camera del 10 maggio 1854, e importante l'intervento di De­preda e le dichiarazioni del deputato canaletto Filippo Mei lana circa la separazione completa di Chiesa e Stato). Il dibattito intorno alla questione religiosa era stato complesso in quei giorni e variamente articolato, sia per quanto riguardava lo riforme
a