Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
anno <1966>   pagina <656>
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Libri e periodici
LETTORI Biiir.H.JLio. Corrami politiche nel Veneto dopo Villajranca ti959-1866); Roma, Edizioni dì Stori e Letteratura, 1965, in K". pp. 348. L. 4000.
Già noto per i suoi numerosi studi ni movimenti politici nel Veneto dòpo. 1 Unità, e specie per i fondamentali saggi sul movimento cattolico tra '59 e '66, il BriguglEo affronta in questo volume una ricostruzione di ampio respiro del pensiero e dell'azione degli uomini che da Villufranca alla pace di Vienna, dentro e fuori del Veneto, s'adoprarono per la riunione di quella regione al regno d'Italia. L'indagine del Brignglio, poggiata su una vasta documentazione, specie archivistica, al articola in Sette capitoli a considerare Io spirito pubblico dopo Villufranca, la politica del Comitato centrale veneto a Torino, i caratteri e la natura dell'emigrazione verificatasi dopo il '59, l'alloggia memo delle varie classi sociali verso la dominazione austriaca, i dissensi tra moderati e democratici. la politica culturale dell'Austria e, infine, i Ve­neti e la guerra del '66. Resta esclusa dall'indagine, per esplicita ammissione del­l'Autore < pp. 11-12), una trattazione specifica tanto della struttura amministrativa delle province venete, guanto della politica economica e finanziaria ivi condotta dall'Austria.
Per ciò che riguarda l'emigrazione, un importante contributo è offerto dal capi­tolo III, L'emigrazione nei suoi aspetti politici ed economico-sociali (pp. 59 sgg.). In questo campo* la storiografia tradizionale aveva accolto acriticamente i giudizi formu­lati dalla pubblicistica dell'epoca, che per ovvie finalità politiche tendeva a far appa­rire la massiccia emigrazione dopo Villafranca come una riprova della generale e con­sapevole avversione dei Veneti all'Imperiai Regio governo. In realtà, come ammette una relazione parlamentare del 1862, soltanto cinque su cento erano gli < emigrati veramente politici ; cinquanta erano giovani combattenti delle guerre del 1859-60, e quarantacinque erano vagabondi ed oziosi, speculatori di emigrazione, che [s'erano! allontanati dai loro paesi per motivi ben diversi da compromissione politica, e che quindi di emigrato non [.meritavano] neanche il nome, nonché le sollecitudini ed i soccorsi (p. 61). Ai quarantacinque vagabondi vanno inoltre accostati, secondo il Brignglio, molti altri di quei cinquanta combattenti che, emigrati non di rado con tutt'altri progetti che quello dell'arruolamento, avevano poi finito collo scegliere il servizio militare quale unica condizione di sopravvivenza. Nell'anni izzare attentamente la struttura sociale di qualche campione di fuorusciti, l'Autore conclude che grande dovè essere, nella decisione di emigrare, l'influenza del fattore economico-sociale la povertà, la ricerca di un'occupazione, il miraggio dei sussidi governativi nell'ambito d'una persistente crisi agraria, commerciale e industriale die, nel '59, s'era improvvi­samente aggravata per l'interruzione dei rapporti economici con la Lombardia.
Eccellente è anche, sotto molti aspetti, il capitolo successivo, Le classi sodali (pp. 79 sgg.), dove il Brignglio, sulla base delle carte della polizia e della magistra­tura contenute nell'Archivio di Stato di Venezia, ricostruisce l'atteggiamento dei vari gruppi sociali verso la dominazione austriaca, dai contadini ai piccoli proprietari, dalla nobiltà aristocratica alla < possidenza , al ceto medio intellettuale, ai pubblici dipendenti, al clero cattolico. E tuttavia, a nostro parere, molto ci sarà ancora da dire su questo tema, che costituisce indubbiamente la parte più impegnativa e difficile della ricerca. Emerge intanto chiaramente, dalle molte pagine che il Briguglio dedica ai capi dell'emigrazione veneta, come le posizioni politiche di costoro si identifichino, in sostanza, con quelle professate da tutto il moderatismo nazionale dopo il '59: fe­deltà assoluta all'iniziativa del governo, avversione quindi a qualsiasi iniziativa da questo indipendente; diffidenza verso una emigrazione numerosa e perciò incontrol labile, come verso il volontariato garibaldino; ma anche, da parte almeno di certi elementi più dinamici, riconoscimento al partito d'azione di ima funzione subalterna ma importante, e consistente nel preparare la strada all'intervento governativo, se­condo la tattica applicata con successo nel 1859-60. Tutto ciò nell'ambito di una tenace e mai smentita volontà unitaria, che portò coerentemente i Cavalletto, i Tccchio, i Liparachi a respingere radicalmente ogni compromesso, da quello d'una Venezia ìndi* pendente e confederata, all'altro d'una amministrazione separata sotto il viceregno di Massimiliano d'Asburgo. Ora è lecito chiedersi: erano queste anche le posizioni del