Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
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Libri e periodici
Circa cinquecento persone uut'alu-u che inclini a celebrare la ricorrenza nazionale si erano adunate a comizio privato nella sede repubblicana di via Torroni, .e cioè nella Villa Rossa così chiamata perché aveva pareti esterne dipinte in rosso ed ialite in nero E qui i comizianti avevano ascoltato vari oratori più o meno credenti nel mito rivoluzionario. Primo fra di essi non solo cronologicamente, ma anche per la durata e il calore e l'efficacia dell'eloquio, il romagnolo ventitreenne Pietro Nonni, direttore del repubblicano Lucifero: e non era mancato l'anarchico Errico Malatesta. Ciò nonostante alle ore 18,35 il comizio si scioglieva tranquillamente, ed incominciava l'uscita all'aperto.
Se non che un duecento circa dei più accesi accennarono a formare un corteo con l'intenzione di arrivare a Piazza Dante dove la banda suonava la marcia reale, e dove non poche erano le autorità ed i cittadini convenuti.
Fu allora che il commissario ordinò ai pochi carabinieri ed alle pochissime guardie di sbarrare gli sbocchi stradali.
Nacque cosi il solito pigia pigia, cominciarono le urla, le imprecazioni; si aggiunse il lancio di sassi e di altre cose capitate ira mano; l'ondeggiare della folla diventò violento: si udì qualche colpo attribuito naturalmente alle forze pubbliche: si parlò di feriti che non esistevano, e finalmente gli sbarramenti vennero travolti, e ci fu chi vistosi circondato e minacciato sparò per trovare scampo. Ne nacque un fuggi fuggi generale.
Risultato: due morti, nn ferito mortalmente ed altri feriti e contusi. Periti e contusi anche fra i carabinieri e le guardie.
Quasi immediatamente veniva proclamato lo sciopero in Ancona da estendersi poi in tutta la penisola.. Anzi ci fu una vera gara fra gli esponenti dei partiti e delle associazioni in gioco, onde giungere primi nel formulare la dichiarazione di sciopero e nel. comunicarla in ogni dove. Si voleva e su questo esisteva sostanziale concordia si voleva non solo protestare, ma anche spaventare il governo.
L'indomani lunedi 8 agosto duemila scioperanti e più si assiepavano alla Casa del Proletario per udire altri discorsi, fra cui quello accesissimo di Malatesta che addirittura incitò apertamente a prendere le armi. Poi si formava un corteo, si compivano qua e la devastazioni di vario genere, si aggredivano militari isolati ed anche le guardie di finanza del Porto, e si ascoltarono altri discorsi di Nenni e di De Ambris, l'uno e l'altro intricati nella soluzione del solito difficile problema: quello di sparare parole di fuoco e di usare nel tempo stesso l'acqua della moderazione e della ragioneovlezza.
Incidenti, momenti di panico, anzi di terrore si verificarono l'indomani durante il funerale delle vittime, determinati dall'aver veduto ed udito quello che non era apparso né era stato detto : un vero caso di. allucinazione collettiva come ebbe a commentare Pietro Nenni, sempre felice in questo genere di definizioni e di motti. E venne poi la giornata di chiusura del 10 agosto nella quale i più, per quel che avevano veduto e per quel che vedevano e per le notizie che giungevano da altri luoghi, parvero persuasi che la rivoluzione restava tuttora un mito, e che in realtà il governo pur svegliato in ritardo era riuscito a ristabilire l'ordine.
Gli accadimenti verificatisi dopo l'esplosione di Ancona in altre parti della penisola sono materia di narrazione e di considerazione nel terzo capitolo del libro, e possono nel loro insieme essere considerati, nient'nltro che come espressione ed attua* zione dello sciopero generale.
La prima Camera del Lavoro a proclamare lo sciopero fu quella di Roma. E gli appelli incitanti ed i primi scontri ebbero luogo a cominciare dal lunedi. La mattina dopo Mussolini pubblicava ne VAvanl nn articolo col titolo a tutta pagina: Lavoratori Wlialia scioperate! Non mancava nel giornale un buon contorno di gravi notizie esagerate: Mussolini sognava la e giornata storica* e l'indicava come miraggio vicino.