Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
anno <1966>   pagina <667>
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Libri e yuriodici
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La cronaca di questi giorni dai vari luoghi, e cioè da Roma, dal vari centri
delle Marche! da Arezzo, da Firenze, da Massa Carrara e da altri centri toscani fino
a tutti i capoluoghi delle Provincie romagnole ed emiliane, nonché dai maggiori centri
delle Provincie medesime, viene seguita in tutti i particolari soprattutto nei casi gravi
in cui purtroppo cadono altre vittime umane. A Bologna, per esempio, lo sciopero
veniva attuato la mattina del 9 agosto in seguito all'ordine emanato nella notte; ed
il discorso animatore veniva tentilo in quel mattino dall'anarchico Armando Borghi,
ih piazza VITI Agosto. Anzi il Borghi Cu immediatamente denunciato per incitamento
alla rivolta ed offese al Re. Nel pomeriggio di quella giornata > ci eia consentito un
ricordo personale Il treno che riconduceva noi studenti universitari in Romagna
fu. fermato alla stazione di Castel S. Pietro da Maria Rygier, la dama libertaria ,
rappresentante delle donne anarchiche; e ci fu chi come lo scrivente decise di
procedere a piedi lungo la via Emilia, attraversando Imola completamente buia, nella
notte, e minacciosamente tumultuante, e poi Castelbolognese, e poi Faenza dove nella
notte stessa erano cominciate e continuavano le violenze, lanci di sassi all'impazzata
o contro le ultime lampadine elettriche. Più tranquillo rimase il Veneto considerato
dagli anarchici una Vandea; ma turbolenze gravi BÌ ebbero a Venezia. In Lombardia
primeggiarono Brescia e Milano dove si verificarono scontri con la cavalleria e dove
non mancarono segni di indignazione da parte dei cittadini contro l'azione degli
scioperanti, tanto da far temere una reazione. In Piemonte lo sciopero fu attuato quasi
esclusivamente a Torino dove si ebbe l'assembramento più numeroso (30.000 operai)
di tutta la Settimana Rossa. Naturalmente ci furono i soliti scontri: i più gravi in
piazza Castello, dove, dopo due ore veramente paurose, 3. bilancio fu di due morti e
di sei feriti, uno dei quali morì il giorno dopo.
Ma questi sono soltanto brevissimi accenni, limitati ai primi momenti ed ai prin­cipali luoghi dell'agitazione nella quale sin da principio era apparsa manifesta la mancanza di un vero coordinamento, denunciente a sua volta una deficientissima preparazione.
L*A. - e TOO'Ì per ovvie ragioni non possiamo qui seguirlo ha invece con scrupolosa attenzione, percorso non solo dorante la consultazione dei documenti ma anche di fatto, le vie per le quali è passato quello che doveva essere un tornado politico e che è stato invece un lemporalaccio all'italiana, scatenatosi qua e li, con conseguenze distruttive e luttuose in luoghi diversi ed in diverse ore. Un capitolo intero (il V) è dedicato appunto alla narrazione dei fatti di Romagna; mentre il capitolo VI segue lo spegnersi dell'incendio. E prima ancora il capitolo IV informa intelligentemente sul dibattito che, in concomitanza coi fatti, ebbe luogo alla Camera. Tanto codesta informazione che ci consente di conoscere a fondo, sotto ogni aspetto, la colorazione politico dell'assemblea, come la narrazione che è ad un tempo crono­logica ed episodica ma non sconnessa, ci offre il quadro o meglio come ora si può dire fi film del dramma con tale chiarezza ed evidenza e pacatezza di immagini che al nostro vedere si accompagna senza sforzo e spontaneamente, il nostro consi­derare ed il nostro meditare.
A questo proposito non ci' resta che associarci alla conclusione rapida, inci­siva, fuori della polemica che è il tema dell'ultimo capitolo. Esso comincia cosi: La Settimana Rossa è stata hi più imponente e grandiosa agitazione che mai si fosse svolta nell'Italia unita .
Clamorosa, ma diversa per calore e durata, è stata l'intensità ed anche l'esten­sione dello sciopero. Anche per questo, un senso di sconfitta prevalse alla fine nel mondo proletario e nei suoi dirigenti, a cominciare da Rigola che ebbe a dire: Nulla di più buffo e pietoso di una rivoluzione ohe si fa trattare con i comuni mezzi di pubblica sicurezza, e magari guaisce e strilla perché il Sor Panerà non ai lascio infilzare . Mussolini, che in sostanza aveva tenuto un atteggiamento abbastanza misu­rato, ebbe ad esprimere la convinzione che un moto rivoluzionario in Italia era