Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA RELAZIONI CON GLI STATI UNITI D'AMERICA 1859-1866; STATI
anno
<
1966
>
pagina
<
669
>
labri e periodici
669
KI.NO ÀI.ESSI. Dall'Isonzo al Piave, Lettere clandestine di uit corrispondente di gueritn ; Milano, Mondadori, 1966, in 16, pp. 320. L. 350.
Le lettere che Rino Alessi ha ritrovato, non senza sua sorpresa, dopo mezzo secolo dì oblio, vengono ora pubblicate nella loro genuina ed integrale stesura e senza varianti di sorta tranne l'aggiunta di qualche nota di chiarimento e di precisazione a pie di pagina, e qualche brano, distinto dalla stessa composizione tipografica, che vale a congiungere cronologicamente talune lettere importanti, ed a coprire momenti di più o meno forzato silenzio.
Tali lettere hanno camminato, per giungere in porto, su strade che la censura militare non conosceva; donde il battesimo di clandestine. Ed importava rilevarlo nel titolo medesimo della pubblicazione, poiché tale circostanza rendeva allora l'estensore dell'epistolario pienamente libero ed aperto nel pensare, nel sentire e nel riferire, tanto più che la persona cui egli si rivolgeva, Ting. Pontremoli direttore del Secolo, era degna della più alta stima per virtù di ingegno e di animo.
Lettere dunque confidenti, .nel clima della sincerità e della rispettosa amicizia.
Di qui il valore della documentazione offerta da un giovane di allora non meno ricco di doti intellettuali e morali, particolarmente fervido nell'inda gare, e pronto nell'intendere, nel l'intuire e nel considerare.
Né si può a meno di rilevare che quel giovane di allora rifugge di proposito da ornamenti retorici, come per temperamento non si abbandona a facili esaltazioni ed a non meno facili e dannosi avvilimenti. Egli è insomma il corrispondente di guerra che quando scrive clandestinamente al direttore del giornale, rinuncia per cosi dire alla sua professione, conservando tuttavia l'ansia e lo scrupolo di conoscere ed esporre tutta e sola la verità, tormentandosi tuttavia nel dubbio di non avere potuto o saputo percorrere tutti i sentieri talora tortuosissimi che conducono a scoprire il vero, ed anche non poco dolente di non poter essere proprio soldato fra i soldati nelle grandi ore cruciali.
Quanto diverse in verità le altre ore. sia pure ansiose , quelle cioè vissute presso gli alti Comandi, nelle anticamere del Capo, al di là di quelle pareti che dovevano custodire impenetrabili segreti, quando non impedivano piuttosto l'ascolto delle voci che venivano dalle trincee, giudicate, anzi pregiudicate come lesive della militare disciplinai
La diversità, il contrasto di questi due mondi pur così congiunti nella tragedia, questa quasi opposizione che nelle lettere dell'Alesai non sappiamo se volontariamente o no - - traspare fino a diventare nn colore dominante, è ciò che più impres--ioiia il lettore: sia il giovane lettore che voglia ancora definire a se stesso l'amor di patria, il dovere del sacrifìcio e simili altre romanticherie : sia il vecchio lettore che suo malgrado ritorna ai ricordi, che ritorna alla vistone quotidiana di quei tanti sepolti ed insepolti che non sono più tornati, quel vecchio lettore che rischia di vedere turbata proprio ora la serenità del suo spirito sotto la quale ha sepolto decisamente ogni sorta di amarezza e di delusioni: turbata da questa lettura che proprio per la sincerità e por il colore dì cui ravviva i due mondi in contrasto ci affascina e quasi ci commuoverebbe fino alle lagrime, se quella serenità non si fosse oramai cristallizzata.
Crediamo dunque di poter affermare che le lettere clandestine > gioveranno senza dubbio a chiarire e forse a completare talune notizie di ordine tattico e strategico, a meglio fissare la posizione di taluni personaggi di primo o secondo piano, e che insomma tali lettere potranno essere introdotte non senza effetto nella storia della guerra o meglio hi quelle pagine che sono ancora polemica sia pure sul piano scientifico più che su quello passionale; ma le lettere medesime più ancora gioveranno agli storici perché sentano diciamo sentano ciò che è stata la guerra nel cuore e nella mente del soldato italiano in tutte le sue ore, nelle sue intermina' bili ore e in ogni soldato, dal Comandante supremo al più umile e dimonticatissimo fante.
*