Rassegna storica del Risorgimento

DEPUTAZIONI DI STORIA PRIVATA
anno <1967>   pagina <37>
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RASSEGNE, DISCUSSIONI E VARIETÀ
IL IH CONVEGNO DELLE DEPUTAZIONI DI STORIA PATRIA
Nel febbraio 1964 la Giunta centrale per gli stadi storici indisse nn con­vegno delle deputazioni di storia patria per studiare i problemi relativi al loro riordinamento e il modo di ridare vita a questi istituti che hanno svolto tempo addietro una funzione fondamentale per lo sviluppo degli studi storici, ma oggi appaiono o sorpassati o addormentati. Furono relatori il dotL Giovanni Cecchini e il sottoscritto. Poi, sotto la presidenza del sen. Aldo Ferrabino, la discussione fu aperta e tutti i presenti scesero in campo a esporre il loro punto di vista, confermando il vecchio detto tot capita, tot sententiae . A una con* erosione però si giunse: fu nominata una commissione, composta del prof, Mario Viora, dello stesso dott. Cecchini e del prof. Castone Manacorda, con l'incarico di studiare la materia del dibattito e di proporre soluzioni con­crete e semplici.
E infatti la commissione ha presentato al IH convegno, tenuto a Roma nel novembre 1965, una relazione che è un modello di precisione e chiarezza.
Si divide in tre parti: nella prima si raccolgono per argomenti i pareri esposti dai vari partecipanti alla riunione del febbraio 1964.
Tutti indistintamente sono stati fautori, più o meno decisi, della autono­mia delle deputazioni e delle società storiche, ma quando si è comincialo a parlare di necessità di coordinare il lavoro scientifico dei diversi istituti l'ac­cordo è andato a gambe all'aria. La proposta di piani di ricerca comuni ela­borati o dalla Giunta centrale o dagli istituti storici nazionali non ha incontrato unanimi consensi. Si è temuto che venisse compromessa l'auspicata autonomia e i più (per quel che ci ricordiamo, anche se la relazione afferma che i con­sensi sono stati in maggioranza) hanno detto di no, o tutt'al più hanno detto ni. Pochi i favorevoli, e fra questi, decisamente, il sottoscritto. Discordi pure i pareri sulla struttura delle deputazioni, sugli obiettivi di studio (Medio Evo, Risorgimento, storia contemporanea?), sui motivi della scarsa attività attuale. Tutti d'accordo in una sola cosa: nel chieder quattrini.
La seconda parte della relazione è dedicata alla situazione di fatto e di diritto degli istituti di ricerca storica, e bisogna riconoscere che il quadro presentato dalla benemerita commissione è piuttosto desolante. La Giunta centrale e gli istituti nazionali sono retti ancora dalla legislazione prebellica, ma le deputazioni seguono invece una legislazione più recente, che le ha, per così dire, svincolate dalla Giunta. I loro statuti sono quanto mai difformi: alcuni si rifanno alla antica norma di eleggere un rappresentante presso l'Istituto sto­rico italiano e non tengono conto che quell'Istituto, sin dal 1935, si è diviso in quattro Istituti storici nazionali; altri non parlano neppure della Giunta; altri ignorano addirittura il ministero, ma prescrivono che gli siano spediti i verbali delle adunanze. Quanto ai componenti delle deputazioni, c'è un'estrema varietà nel loro numero e nelle qualifiche (deputati, corrispondenti, soci, aggregati,