Rassegna storica del Risorgimento
BRACCIANTI ROMAGNOLI OSTIA 1884
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1967
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58
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Lorenza BcdmrMi
via elei Forno. Ha steso il diario pochi mini fa ed io ne sono venuto a cono* scensa per caso. Chiestoglielo, me lo Ha dato senza difficoltà. l> Sì chiama Luigi Sarrccchia, nato a PescOBolido, nei pressi di Sora, nell'aprile 1875. Operaio.
Per la lunga consuetudine avuta con la colonia dei braccianti ravennati (di cui fece parte a cominciare dal 1892 cioè quando aveva 17 anni) si considera un romagnolo d'adozione. E della Romagna parla con cadenza perfetta il vernacolo, ncll'esprimersi usa i modi di dire di questa terra, conosce i costumi e le abitudini senz'esserci stato mai. Perfino il soprannome (risalente a quel tempo) con cui oggi è conosciuto ad Ostia risente di fattura romagnola: Ptpìiot, -1
Il diario e costituito da un quaderno scolastico, copertina verde, pagine 116. Scritto con matita biro in maniera sgrammaticatissima, con parole italiane orecchiate sulla base d'una assonanza fonetica, senza punteggiatura o quasi, con innumerevoli errori d'ortografia oltreché di sintassi. Ma non è questo che conta, giacché se Fautore è un illetterato, tuttavia si mostra dotato d'un certo talento nativo oltre che di memoria felice che si manifestano nello scru* polo del particolare. Lui, però, si dichiara semianalfabeta avendo frequentato la III elementare in una scuola della Ciociaria degli anni 1880. Ciò naturalmente crea una notevole difficoltà nella trascrizione dei brani che qui riporterò, trascrizione che mi preme subito dirlo si attiene alla scrnpolosa fedeltà letterale più che possibile, limitandosi solo a dar costrutto grammaticale alla frase senza cambiar le parole e tanto meno il pensiero.
Siccome si tratta praticamente d'un racconto autobiografico, che sembra ubbidire più ad un filo logico che cronologico, utilizzo disordinatamente le varie parti ricollocando i dati di cronaca nel flusso progressivo della vicenda. Tralascio le pagine che descrivono la misera infanzia dell'autore, i mestieri esercitati prima di approdare orfano ad Ostia nella comunità dei braccianti romagnoli, il suo viaggio posteriore da emigrato in Inghilterra, il suo ritorno di li a un mese. Ricupero solo quegli elementi sociologici che ritengo utili a ridare il clima reale d'allora nella zona ostiense.
Dell'obbiettività circa le cose narrate ne fanno garanzia tra l'altro il candore, l'apoliticità e l'ottimismo del diarista. C'è di più: non di rado certi accenni suoi trovano infallibile conferma nei libri parrocchiali (le altre fonti minori che qui verranno usate). Mai una frase critica, mai un cenno di popu-
1) Ciò avveniva il 15 marzo 1966, a Roma, in occasione della presentazione del volume V. EMILIANI e T. DALLA VALLE, Ravenna una capitale, Bologna, 1965.
Insieme al Diario mi consegnava altre carte sue, cioè un promemoria cronologico e tre mappe.
Il promemoria s'intitola Epilogo della bonifica fatta dulV Associazione Operai Braccianti di Ravenna iniziala ranno 1884. Si tratta di tre fogli protocollo con 7 facciate scritte dove sono segnate le varie fasi, anno per anno, del lavoro compiuto dai braccianti in Ostia. Le tre mappe, su tre fogli grandi di carta disegno, riproducono in maniera rudimentale tre aspetti della zona in tre tempi diversi: la prima mappa riproduce lo stato della palude ostiense noi 1884; la seconda la pianta di Ostia nel 1900; la terza le terre prosciugate ed appoderate con le varie colture dopo la bonifica avvenuta.
Qneto materiale vorrà consegnato al Museo centrale del Risorgimento.
2) Il nomignolo, nel vernacolo romagnolo, risentiva d'un'afiettuosa ironia anticlericale. Era un vezzeggiativo del nome con cui in Romagna venivano dileggiali coloro che frequentavano la chiesa.