Rassegna storica del Risorgimento
BRACCIANTI ROMAGNOLI OSTIA 1884
anno
<
1967
>
pagina
<
62
>
62
Lorenzo Bptleschi
Una Bota porta nelle mura di cinta immette dentro la città di Ostia (una seconda la fanno i Romagnoli nel 1904). Attorno alle mura si espandono pan* tani e acquitrini popolati da molti uccelli. D'inverno vi vengono cacciatori e pescatori.
Col permanere dei Romagnoli spuntano una trattoria chiamata Alla città distrutta e gestita da Giuseppe Bertini con la moglie Sofia Mariotti (tre figli), un'osteria condotta da Federico Bazzuti con la moglie Giulia Fusconi (due figli), una dispensa di generi alimentari della Società Operaia diretta da un socio, un posto in una anfrattuosita delle mura dove Giacomo Fusconi ma* cella le pecore azzoppate vendendone le braciole, un forno di Tullio Magnani con la moglie Dircea (tre figli) che fa pane romagnolo.
A giudicare dal Diario nella comunità romagnola, compatta e salda, aleggia un incredibile senso solidaristico ebe unisce tutti i membri non solo sul piano economico,1) ma anche spiritualmente. Emerge un sicuro carattere collettivistico con una gerarchia stabilita concordemente in base alle capacità organizzative degli indicati. La quale gerarchia, nella prima fase della permanenza romagnola in Ostia, è rappresentata da due persone: Evaristo Missiroli,2) che è il direttore dei lavori (il diarista lo chiama fattore ) sul posto, e Armando Armuzzi,8) che è il factotum a Roma per i contatti con Nullo Baldini, coi deputati socialisti, con le autorità civili e più tardi organizza la vendita dei prodotti agricoli della zona bonificata. II primo abita nei cameroni affittati a Ostia-città, insieme agli altri scariolanti; il secondo a Roma nel palazzaccio dei Romagnoli vicino a Porta Portese, dov'è la direzione della Associazione braccianti. L'Armuzzi, col carretto trainato dal ciuco, fa la spola quasi ogni giorno fra la città e il posto del lavoro, fra Missiroli e Baldini.
Il trasporto della direzione a Roma, però, sembra doversi collocare dopo la prima fase dei lavori (1893) quando, prosciugala la palude i Romagnoli cominciano a restarvi stabilmente per coltivare la terra emersa. La direzione romana acquista allora un aspetto organico, quasi burocratico.4) Segretario figura Aristide Borghi, sposato, con una figlia; fornaio Francesco Rambelli
-) Il guadagno era ugualmente in comune e diviso in parti uguali tra i componenti la squadra, a seconda delle giornate di lavoro prestate da ogni contribuente. Se un operaio non prendeva parte al lavoro per provata malattia percepiva ugualmente la stessa mercede percepita dai suoi compagni di squadra. Perdurando la malattia, si provvedeva al suo rimpatrio e 6i aprivano collette in seno a tutte le squadre per venire in soccorso della famiglia dell'ammalato (VA. UTILI, I braccianti cit., p. 10).
-) Evaristo Missiroli (1858-1899) di Piangipane di Ravenna. È sepolto nel cimitero dì Ostia.
A Ini si deve 11 rapporto l'amicizia contratto fra i Romagnoli e il re Umberto I. Il quale mantenne il figlio Dario a proprie spese in una scuola agraria di Roma, dopo la morte del padre (V. A. UTILI, op. cit., p. 31).
8) Armando Armuzzi (1851-1930), nato a Corfù dal padre Giacomo profugo politico.
4) Vigeva natura Imeni e sempre lo stesso metodo collettivistico. I beni erano di proprietà della Comunità. Ognuno si procurava l'occorrente consegnando buoni di carta per uso interno. Allorché si cominciò a portare i frutti agricoli della zona coltivata snl mercato di Trastevere (specialmente i cocomeri di pregiata qualità) questi <buoni avevano valóre monetario anche presso i bottegai trasteverini. Sembra anzi che U preferissero olla cartamoneta governativa.