Rassegna storica del Risorgimento
BRACCIANTI ROMAGNOLI OSTIA 1884
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1967
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Lorenzo. Bedeschì
Le ragioni del mutato atteggiamento dei Romani e delle autorità nei riguardi dei Romagnoli sono diverse, non ultima l'affettuoso appoggio dato loro dal re Umberto I tanto da essere definiti i socialisti del re . l>
Ma seguiamo il Diario laddove descrive l'arrivo dell'autore, orfano diciassettenne, alla colonia dei braccianti romagnoli di Ostia.
La sera del 4 novembre 1892 arrivai ad Ostia. Era domenica. La mattina del lunedi andiedi in cerca di lavoro. Infatti di lavoro ce n'era, ma c'era anche la morte perché la malaria faceva strage. Trovai lavoro a zappare il grano nello stagno che i Romagnoli avevano prosciugato. Si zappava le prime zolle di quella terra che vedeva il sole per la prima volta e li si seminava grano, biade ed altri cereali. Lavorando feci conoscenza con il fattore Evaristo Missiroli a) il quale, trovandomi molto ubbidiente, cominciò a volermi bene e a trovarmi lavoretti in giro per lo stagno. Passai cosi l'invernata bene, ma verso la metà di maggio Missiroli mi disse che dovevo andar via. Io invece volevo restare. Ma lui insisteva affinché non prendessi qualche febbre perniciosa. A ottobre mi disse ritorna ed io ti troverò il lavoro - 'I
Luigi Sarrecchia si allontana dalla zona malarica e con un operaio campagnolo si reca a Pescia Romana per fienili, poi a Montalto di Castro e infine dopo una breve sosta a Pescosolido nel Fucino dal fattore Francesco Marrone.
I primi d'ottobre ritornai ad Ostia. Giunto, Evaristo mi trovò subito il lavoro e quando venne l'estate mi mise a fare il manuale con un muratore Silei Eugenio. Insieme andammo a Castelporziano ad aggiustare dei piccoli acquedotti che alimentavano i fontanili. La stessa cosa facemmo a Sandola, Dogana, Capocotta. Ritornammo a Castelporziano per qualche restauro, poi con l'inverno ci ritirammo ad Ostia.4)
Ed ecco ciò cbe il diarista ricorda della vita interna della Comunità romagnola in quel periodo:
Qualche volta veniva Nullo Baldini da Ravenna, ma ad Ostia si tratteneva poco. Ad Ostia furono acquistate [dai Romagnoli] una decina di vacche da latte. Allora il Missiroli mi ordinò di portare il latte a Castelporziano con due recipienti dì 5 litri ciascuno. Io portavo questi IO litri di latte, a Castelporziano, ) più due bottiglie per il Comandante Salvatore Pecoraro.
Partivo la manina alle ore 4 da Ostia e verso le 7 distribuivo il latte ai Guar-diacaccia. E ciò da novembre a maggio, perché ai primi di giugno ricorrendo la festa dello Statuto il Sovrano si recava alla tenenza dei Carabinieri di Porta del Popolo al Pincio dove si facevano i fuochi artificiali. Il re, con una candela accesa nel loggiato della tenenza, dava il segnale d'inizio dei fuochi. Celebrata la festa dello Statuto, i Reali se ne andavano a Racconigi. E da Castelporziano partiva tutto il
1) La frase è riportata dallo stesso Baldini (V. A. UtiLi, op. cit., p. 31).
2) Sarrecchia, he non aveva ancora assimilato la fraseologia romagnola, chiama fattore come s'usava allora in Ciociaria. Praticamente si trattava d'un direttore di lavori democraticamente eletto dai braccianti. In gergo sindacale romagnolo caporale .
s) Diario, pp. 20-21.
4) Diario, p. 21.
6) C'erano il personale di servizio del Re e le famiglie dei guardiani.