Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
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1967
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90 Libri e periodici j
terra di cui avrebbe potuto disporre e non ri luci ad inserirsi stabilmente nella politica economica dello Stato Pontificio. Perciò, dopo un primo periodo di intensa attività, perdette progressivamente vigore nino a ritornare quasi olla crisi che l'aveva travagliata nel Seicento.
Se diverse furono le vicende di queste due località, analoghe furono, invece, almeno in porte, le difficoltà che le autorità centrali incontrarono per farle risorgere alla vita mercantile. Bisogna ricordare infatti che, sia il governo pontificio ad Ancona che gli Asburgo a Trieste si trovarono condizionali da fattori ambientali che rallentarono il progresso delle città e furono ostacolati dalla scarsa collaborazione dei Comuni locali, incapaci di comprendere la nuova funzione storica dei loro porti ed il contesto più. vasto in cui essi dovevano introdursi. Siamo ormai in un'epoca in coi le franchigie non sono più concesse nell'esclusivo vantaggio dei singoli municipi, al fine di accrescerne lo sviluppo ed il benessere, ma diventano, invece, uno strumento dell'economia politica dei grandi Stati.
Nel Settecento gl :seali marittimi tendono sempre più come afferma il Caracciolo a proposito di Ancona à se présenter conine de; engranages dans une economie aux dìmensions de* grands ou moyeus étata et des ombitions croissan-tes d'internati onalisation du commerce. (pp. 50*51).
A sostegno di questa tesi ed a conferma della sua esattezza si possono citare le contemporanee vicende dì altri centri adriatici. Anche Trieste e Fiume, non vennero dichiarate portifranchi perché lo richiedessero particolarmente le tradizioni mercantili o lo spirito di iniziativa delle popolazioni locali che, anzi, la maggior parte degli esponenti patrizi avrebbe preferito come riferisce il Cusin nei suoi Appunti alla storia di Trieste (Trieste, 1930) vedere la città continuare una vita misera e mal sicura che dover assistere alla trasformazione politica e morale delle loro istituzioni ed al sovvertimento di tutta la vita cittadina, (p. 116).
Le due città furono prescelte, invece, perché l'Impero, per poter attuare i principi mercanti listici, aveva bisogno di uno sbocco sull'Adriatico per ì suoi prodotti provenienti dai paesi austriaci, dall'Ungheria e dalla Croazia e destinati allo scambio con i paesi del Levante e Trieste e Fiume erano le uniche due località, nella zona soggetta agli Asburgo, che possedessero quel minimo di elementi necessari per creare degli empori di importanza internazionale.
I molti, importanti argomenti di carattere europeo, oltre che locale, trattati con serietà e competenza da Alberto Caracciolo, rendono particolarmente valida quest'opera sul Settecento anconetano, che segue ed in certo senso completa le ricerche effettuate dall'autore su due interessanti figure di mercanti dell'epoca, Fortunato Cervelli e Francesco Trionfi (Fortunato Cervelli, ferrarese neofita e la politica commerciale dell'Impero, Milano, 1962; Francesco Trionfi, capitalista e magnate a?Ancona, Milano, 1962).
Tale saggio, inoltre, apre nuovi orizzonti agli studiosi e fornisce un notevole contributo alla ricostruzione di una storia mercantile inserita in un più ampio quadro politico e tendente a mettere in luce quel cosmopolitismo, etnico e spirituale, che ancor oggi fornisce una linfa vitale alla cultura ed alla società.
Del Settecento mediterraneo sarebbe ora interessante approfondire altri aspetti e specialmente quello riguardante l'apporto intellettuale fornito dalle comunità etnico-religiose e, in primo luogo, da quella ebraica, che gran porte ebbe nella vita sociale ed economica dei centri marittimi del XVIII secolo, allo scopo di sta hilin; fino a che punto le diverse tradizioni, innestandosi Bulle antiche usanze locali, abbiano contribuito ad ampliare gli orizzonti delle singole popolazioni.
Questo problema, che ebbe un'estrema rilevanza per Livorno e Trieste, grazie alle legislazioni liberali di Cosimo IH di Toscana e di Maria Teresa d'Austria i quali permisero lo stanziamento noi due territori di fiorenti colonie israelitiche, deve essere ora affrontato per Ancona.
Anche qui, infatti, pur con i limiti dovuti all'inserimento della città nello Stato pontificio, gli Ebrei, specialmente quelli levantini,' furono favoriti e protetti ed il loro commercio fu ritenuto della massima utilità. (Cfr, sull'argomento A. Milano,