Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno
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1967
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pagina
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93
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Libri * periodici 93
coltura toscana: al contrario, le idee del Gianni tulio allivcllazioni potevano avere più che altro il valore di un esempio e di un orientamento (p. 1921.
Francesco Maria Gianni ebbe parte eli rilievo anche in altre questioni attinenti! la finanza dello Stato e sulla -via di ciò che il Diaz chiama l'ideale della buona amministrazione . Li meglio clic mai emerge sia il rigore uniformai ore, iurisdirio-nalistico. borghese, sia in particolare il senso dello Stato incarnato immediata mente nella fiducia in un sovrano illuminato. Nel convulso succedersi di rivolgimenti dopo la partenza di Pietro Leopoldo il Senatore tentò di aggrapparsi più volte alla illusione di nuove incarnazioni di un sovrano siffatto. In realtà era finita anche per 1 ormai vegliardo Gianni, come per tutta una generazione di novatori, un'epoca intera, coi facevano posto vicende per costoro quasi incomprensibili. Il tramonto sarà incon-solato, melanconico. È vero che egli delle due anime che possono ritrovarsi nel riformismo lcopoldino in Toscana rappresenta quella più spregiudicata e anticonfor-mista, più concretamente riformista e aperta a prospettive future (p. 20). Eppure, apparve subito anch'eglì un sopravvissuto. Quel gradualismo e quel realismo che consentirono a un dato momento i capolavori del movimento riformatore erano d'un balzo superati, ricorda il Diaz, da altri slanci ideologici più universali e radicali (p. 425) che i lumi proiettavano già verso una storia più lunga.
ALBERTO CARACCIOLO
CARLO SCHIFFRER. La Venezia Giulia nell'età del Risorgimento - momenti e problemi Civiltà del Risorgimento - collana di saggi testi e studi del Comitato di Trieste e Gorizia dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2); Udine, Del Bianco, 1965, in 16", pp. 160, L. 1.000.
Non è difficile rilevare ebe la cultura triestina, essenzialmente creativa e innovatrice negli ultimi anni del secolo scorso e nei primi di questo, vive oggi tendenzialmente di luce riflessa nella misura in cui guarda anzitutto, se non esclusivamente, alla storia passata della sua città ed ai protagonisti di questa. Di tale più recente filone una larga componente è per così dire malata di una forma deteriore di trie-stinismo antiquario , che non si può classificare come provincialismo soltanto perché il passato di cui si nutre ha, da un lato, un suo posto preciso nella storia politica e colturale del nostro Paese e, dall'altro lato, si colloca in una dimensione mitteleuropea la cui suggestione cosmopolita è innegabile. Ma vi sono ancor oggi a Trieste uomini di cultura, i quali giustificano l'attenzione da essi rivolta alla vita trascorsa della loro città in nome dei problemi attuali di questa. Tra costoro una parte di primo {nano ha Carlo Schiffrer, la cui opera di storico e pubblicista si caratterizza per una dote che si potrebbe definire con un'espressione oggi di moda : impegno civile , se così facendo non si facesse torto a Schiffrer, che è uomo schivo alle tentazioni degli andazzi correnti ed alieno alle suggestioni della retorica.
Questi tratti caratteristici dell'uomo e dello scrittore ai manifestano appieno nel volume cai è dedicata questa nota, ed in particolare nelle parti di esso rivolte allo stadio della questione nazionale nella Venezia Giulia, dì volta in volta analizzata nelle sue origini, nelle interpretazioni storiografiche che la riguardano e nei rapporti con la sottostante questione sociale. Se sono evidenti le ragioni che spingono Schiffrer ad affrontare un tema così scottante della storia della stia terra, giova tuttavìa mettere subito in rilievo l'equilibrio che sorregge il suo lavoro di paziente ricercatore e lo tiene ad un tempo lontano dalla esasperata polemica del più trito nazionalismo, e dalle posizioni sostanzialmente rinunciatarie di quanti per voler troppo comprendere e distinguere finiscono per dimenticare la presenza ineliminabile della cultore italiana nella Venezia Gioita. Tale atteggiamento si rivela anzitutto nella ricostruzione dei movimenti di popoli nelle terre giuliane, culminante nel riconoscimento della diffusione della lingua italiana e dalla sua funzione assimilatrice, cui solo' nell'ultimo decennio del secolo XIX si viene contrapponendo una consapevole affermazione della coscienza nazionale slava, fi il momento in cui la distribuzione geografica delle due componenti etniche di quelle zone assume la fisionomia che conserverà