Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
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1967
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96 Libri e periodici
di certe forme determinale >. Purtroppo, i clamorosi incidenti che accompagnano la lotta elettorale il linguaggio .infernale e diabolico della stampa di partito, non sono fotti per corroborare speranze cosi lusinghiere, quantunque Lambruschini ostenti una rimarchevole freddezza di giudizio, vaticinando (dispaccio 5 dicembre 1827) rimpossibìlìtà di una rivoluzione in Francia, atteso Farri cebi mento delle vecchio classi borghesi, che aborriscono perciò ogni nuovo pericolo, l'odioso ricordo del Terrore nei ceti popolari, ed il lealismo dell'esercito, e Spero aveva scritto il 21 no* vembre che questa crisi riuscirà salutare, anzi confido che Dio l'abbia permessa per nostro profitto. Dalla ristorazione politica in poi fui sempre persuaso che la troppa bontà de' nostri governi non ha giovato punto coi sediziosi. E impossibile che Tot* timo monarca ora non vegga la necessità di preferire alla troppa paternità un poco di vigore, e l'oso saggio di questo consolidar potrà la monarchia . Si parla di Cha-teaubriand nel ministero, è vero, ma è positivo anche lo zelo del re per nna qualche misura che faccia concepir la speranza di un avvenire più lieto (dispaccio 14 marzo 1828). Ed anche quanto a Chateaubriand, del resto, un incontro con lui dissipa prevenzioni e dubbi in gran numero del nunzio, che trova in Ini sani e lodevoli i sentimenti anche riguardo alle questioni religiose pendenti, mentre in terreno politico il nobile visconte dichiara che la Francia essendo governala da una carta, egli la aveva difesa perché data da una monarchia legittima, ma che avrebbe riguardato come un grave delitto il tampoco parlarne al di là delle Alpi (dispaccio 4 maggio 1828). Di conseguenza la designazione del grande scrittore bretone all'ambasciata di Roma acquista una sua ragionevolezza inespugnabile, il re non essendosi potuto esimere dal dargli una qualche soddisfazione in seguito al da lui auspicato cambiamento di ministero, dovendosi del resto tener conto dei talenti, specie in un regime rappresentativo, e temere la gran guerra che la vanitosa suscettibilità di Chateaubriand avrebbe mosso alla S. Sede se egli fosse stato da quest'ultima rifiutato. Ad evitar dunque questo grave e pericoloso inconveniente conclude il 30 maggio Lambruschini panni prudente cosa l'accettarlo con buona grazia e fare, come si dice, di necessità virtù. Per di più, il venir a Roma (per una missione eoza dubbio brevissima, aspirando egli al ministero) potrebbe far di lui uno scrittore zelante per la buona causa il che se avvenisse, come spero, grande sarebbe il nostro vantaggio . Sul momento, per altro, occorre menar grande strepito per tale designazione, irrigidirsi, puntare i piedi, mostrare tutte le speculazioni trionfali che i malcontenti, i novatori, i liberali italiani macchinerebbero intorno alla venata di Chateaubriand in Italia, esagerare insomma con sagace industria la portata del sacrificio di Leone XII perdio poi più luminosa e meritoria risplenda la sua condiscendenza alle vedute della Corona cristianissima. Senonché gli artifici di Lambruschini incontrano a Roma pessima accoglienza e B emetti, di fresco asceso alla segreteria di Stato, gli smonta il 21 giugno tutta la trama, deplorandola espressamente e confermando a nome del papa il pienissimo gradimento per la venuta di Chateaubriand, nella speranza < che questo insigne scrittore impiegherà la famosa sua penna per la causa della religione e del trono .
Si b alla vigilia delle ordinanze, lo spinosissimo affare che definirà in proposito una specifica tematica compromissoria da parte di Leone XDT e di Bernetti, in contrasto cosi con l'empito religioso di Lamennois come con l'ombroso zeluntiamo di Lambruschini. < Il mio spirito b profondamente amareggiato commenta il nunzio il 18 giugno 1828 sottolineando la difficoltà della propria posizione, che lo fa soffrire persino nella salate fisica Il sistema delle concessioni fa i più rapidi progressi e Dio pur voglia che un tordo pentimento non ne sia l'amaro risultato . L'insurrezione compatta dell'episcopato contro le ordinanze sconcerta Lambruschini, gli incrina quello saldo visione controrivoluzionaria su cui si fondano le sue speranze, non adeguatamente temprate al fuoco particolarissimo del gallicanismo: Bisogna a parer mio scrive il 2 luglio non venir meno dell'opportuno conforto a* vescovi, ma nel tempo stesso non converrebbe in questo momento spingere troppo oltre l'ardore, onde evitare un'aperta rottura tra l'uno e l'altra potestà, che tornerebbe a danno