Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1967>   pagina <97>
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Libri e periodici
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anziché a profitto della Chiesa . A Roma, viceversa, come si sa, la missione Lasagni perviene a risaltati del tutto onorevoli e soddisfacenti per il ministero Martignac, talché il Lanihruschini avverte il proprio isolamento e comincia ad elaborare auto­nomamente quella personalistica polìtica schiettamente reazionaria che lo compro* metterà in modo cosi irreparabile dinanzi olla monarchia di loglio. Già al 20 gen­naio 1829, infatti, risale una sua franca presa, di posizione a favore del Polignac, in predicato per succedere al conte de La Ferronnays al dicastero degli Esteri (gli altri candidati sono Chateaubriand ed il duca di Mortemari ambasciatore a Pietroburgo), n principe ambasciatore a Londra, invero, secondo Lambruschini, t è fortemente desiderato dal partito realista e da tutte le persone religiose e dabbene. Sarebbe di­fatti il solo che potrebbe tirare il gabinetto delle Tuileries dalla falsa posizione in cui si è messo rispetto alla grande questione della Grecia e dell'Oriente. Ma come le sue opinioni e la sua intimità col duca di Wellington sono abbastanza note, cosi il partito russo si oppone quanto più può . Sono questi gli uomini ed i lineamenti della situazione campeggiane ancora un anno più tardi. Nell'intervallo, l'elezione di Pio Vili ba segnato una sconfitta sostanziale e personale di Chateaubriand, mentre la segreteria Albani è tornata ad immettere Roma nel circolo del concerto europeo, ma su una sfumatura, più che propriamente austro fila, duramente legittimista e con­servatrice, che non può non venire incontro, pur nella diversità ragguardevole dei climi culturali ispiratori, alle vedute di Lambruschini.
Eccoci dunque agli auguri di capodanno 1830, dove comincia la silloge curata dal Procacci (ho fin qui sfruttalo mìei appunti sul pontificato di Leone XH, a cui ricorrerò anche in seguito, e le dotte ricerche del padre Francesco Andreu intorno alla ambasciata di Chateaubriand a Roma ed alla parte avuta da Gioacchino Ven­tura). Lambruschini e appieno appagato dalla politica del suo prediletto Polignac < che rappresenta l'opinione più sana, di quelli cioè che amano di conservare le istituzioni attuali (dispaccio 5 febbraio 1830) ma è sempre inquieto per le manovre di Chateaubriand, per l'incremento organizzativo dell'opposizione, per la guerra d'Algeri, su cui pur fantastica, secondo una debolezza a lui congenita, vantaggi a non finire per la cattolicità. Un tono cospiratorie abbastanza meschino, un'ossessione d'ombra, di segretezza, traspare un po' in tutto questo carteggio, anche da parte del­l'Albani, che il 1 aprile, ad esempio, non esita ad abbracciare il deteriore tatticismo consalvi ano auspicando un contegno riservato e prudente ma che non lasci traccia di. sé nell'avvenire da parte del nunzio a favore dell'irrigidimento autoritario in corso alle Tuileries. Senoncbé, com'è ben nolo, Lambruschini si spinge su posizioni assai più scoperte, ancora il 7 giugno venera in Polignac un uomo coscienzioso quanto mai possa dirsi , deplora l'eventuale ritorno alla timidezza di Villèle, prevede baldanzosamente la disfatta degli oppositori nelle prossime elezioni attesa la salu­tare influenza esercitatavi dal ministero, si accinge insomma a sposare integralmente e sino in fondo hi causa della forza e della reazione. Albani, ipnotizzato dalla spedi­zione d'Algeri, vagheggia in Africa un'espansione iberica e cattolica mentre a Parigi già rumoreggia il tuono delle giornate dì luglio. Quando il male è giunto all'estremo scrive Lambruschini il 28 luglio nell'atto di recarsi a St. Cloud per il commenta-tissimo incontro col re Carlo X conviene pure che anche estremi siano i rimedi . Certo, anch'egli è sorpreso per l'imprevidenza del ministro e la poderosi della con­troffensiva liberale, non esita il 4 agosto, quando tutto e concluso, ad accasare di mancanza di tatto e di calcolo quello stesso gabinetto Polignac in cui aveva ravvisato l'unica salate per la Francia. Ma ora è vano recriminare, occorre pensare al presente con tutte- le sue burrasche: Del digit us est hic. reputa fatalisticamente Lambruschini, ma c'è pure questo concerto europeo che non riesco a darsi una linea comune di condotta dinanzi ad un avvenimento così sconvolgente come la caduta violenta della legittimità, La monarchia di luglio non è altro che una repubblica presieduta da nn re, giudica felicemente il nunzio in un documento del 14 agosto notevolissimo
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