Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
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1967
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Libri è periadici
nuche par l'auspicio di una sottrazione del clero ad ojrni ingerenza, ancorché benefica, da parie dallo Stato, per una sua rinnovata libertà milionaria come in Inghilterra. Pertanto egli ri tiene riservatissimo cosi dinanzi alle assicurazioni conservatrici del Mole ministro degli Esteri come (e ne sarà rimproverato da Roma) nei confronti delle nuance* distensive del Quélen arrrrcfcvovo di Parigi, che pur gli era sembrato meritare laminoso elogio due anni prima ncM'uffairc delle ordinanze, ma che pia spesso lo aveva sconcertato per il suo ambiguo tatticismo politico, tanto sgradito anche a Lamcnnais (Fa quel elio può per arrivare al ministero e ne parla come coda quasi già sua dispaccio 17 gennaio 1828). La repubblica gli sembra inevitabile, n nella forma più radicale atteso il controllo delle armi e della forza materiale mantenuto dalle masse popolari. La rivoluzione scrive il 26 agosto ha attaccato principalmente non le persone ma il sacro principio della legittimità. Questo abbandonato, il fondamento dell'ordine sociale crolla da sé. Eppure, questo principio sovversivo di tutto l'ordine sociale non tarda ad essere riconosciuto dallo potenze) prima, è vero, l'Inghilterra, ma poi anche quelle conservatrici. Che fare dunque al cospetto di una capitale sempre agitata e torbidissima (l'immagine di Parigi moderna Babilonia è sempre presente alla mente di Lambruschini, a differenza che per gli ultra* montani schietti come Ventura), nel costante timore per la vita e la proprietà che vi regna? Non sarà il caso, suggerisce il nunzio il 4 settembre, mandando all'aria tutta l'eredità del Consalvi, di deferire del tutto alle vedute dell'Austria e di accettare il suo rassicurante principio di una polizia italica a difesa degli interessi comuni? Otto giorni più tardi la congregazione degli affari ecclesiastici straordinari delibera di posporre il riconoscimento dell'Orléans a ciò che farà il concerto delle potenze europee, ma intanto Albani insiste con Lambruschini perché non si isoli e ricerchi il contatto col clero. Si tratta di una sfumatura rimarchevole di contegno e di giudizio che l'incidente sulle credenziali esaspera ma che preesiste ad esso, ed introduce a danno di Lambruschini un nuovo elemento d'isolamento nel seno della diplomazia pontificia.
e Tutto annunzia non lontani nuovi gravissimi disastri continua a gemere Lambruschini il 16 ottobre, inorridito com'è dinanzi all'irreligiosità del basso popolo ed all'indifferentismo delle classi elevate. Il soggiorno a Parigi comincia a diventargli anche psicologicamente insopportabile, le voci di colpi di mano in Sardegna lo allarmano, quelle concernenti lo stesso Stato pontificio non riescono ad indurlo se non ad un povero e meschino paternalismo (la riduzione dei piccoli dazi sui generi di consumo indispensabile!). L'andata del Maison agli Esteri nel ministero Laffìtte non fa che corroborarlo in questo stato d'animo, la guerra controrivoluzionaria gli sembra ormai inevitabile. < Questa è la città dove non regna che la calunnia, la menzogna e il delitto scrive il 1 dicembre a proposito di Parigi Satana vi ha veramente versato il suo spirito: e non vi è dubbio che l'aria stessa sembra esalare ìl liberalismo e la democrazia. I nuovi atteggiamenti politici di Lamennais sul-VAvenir io turbano profondamente, pur non dubitando ancora egli della solidità della fede dell'abate bretone. Alla morte di Pio Vili il suo auspicio uno solo, conclave brevissimo ed affermazione dell'autorità temporale del pontefice, Nona voulons quo vou.s eoyez indópendans gli dice Litigi Filippo: ed egli tien ferma questa dichiarazione, benché la lunghezza del conclave non oanchi di deluderlo amaramente. Dalla vasta cloaca parigina il morbo rivoluzionario ai distende ad infettare tutta l'Europa, forte anche del permanere in Inghilterra dei vecchi spiriti radicali e demagogici di Canning. Ed eccolo prorompere nelle Legazioni, ecco già l'8 febbraio 1881 il Polidori, segretario del Sacro Collegio, scandagliare Lambruschini sull'impressione che farebbe a Parigi l'ingresso di truppe estere nelle province insorte. Ber net ti, appena tornato alla segreteria di Stato, consacra col dispaccio del 12 febbraio la rovina di tutta la sua politica, l'intervento austriaco unico e confugio di Roma, il timore d'una guerra generale con la Fronda unica possibilità di stornarlo. Lambruschini,