Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECA UNIVESRITARIA DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI
anno <1967>   pagina <101>
immagine non disponibile

Libri e periodici 101
tanti del giovanissimo Mazzini, senza dubbio, come Garibaldi scrive Beotamente il 5 settembre, la massa della Francia, i coi interessi riposano in grandissima parte sol commercio, sull'industria e sulle speculazioni finanziarie non ama nuovi cambia* meati e nuove scosse politiche * : ma la guerra generale non per questo è del tutto evitata, troppo ingente essendo stato il bouleversement di principi e di valori realiz­zato con le giornate di luglio. E del resto, quanto a Roma, il male è alle radici, nella paralisi amministrativa, nel sabotaggio aristocratico, nella disordinata intraprendenza borghese, nel malcontento popolare, non certo nel più. o meno accentuato liberalismo del marchese de Latour Maubourg in predicato per palazzo Simonetti, ovvero nel discredito che alla causa del legittimismo internazionale arrecano le vicende private della duchessa di Berry. L'ultimo anno della silloge, il 1833, trascorre tra schermaglie marginali, la questione d'Oriente, il problema del divorzio, i rapporti personali tra Quélen e Luigi Filippo, la ripartizione delle diocesi, il progressivo assestarsi del clero su linee di cauta moderazione lealista dopo la ventata lamennaisiana. Ma il fondamento politico resta quello schizzato il 19 giugno dal Garibaldi, il permanere cioè delTorleanismo al potere, ed il suo elaborarsi e consolidarsi in regime borghese conservatore attesa l'impossibili tu morale di sostituirvi attualmente qualche cosa di meglio e la certezza di avere, cadendo esso, molto di peggio . Gli intrighi ecclesia­stici e compromissori del Cousin, la politica sempre più scopertamente personalistica del re, non sono che elementi conferenti vivacità ed armonìa al quadro, sul cui sfondo continua a grandeggiare tormentoso il lungo dramma umano di Laniennais,
RAFFAELE COLAPIETBA
FRANCESCO DE SANCTIS. Epistolario (1859-1860), a cura di GIUSEPPE TALAMO; Torino, G. Einaudi, 1965, in 8, pp. 354. L. 3500.
Come nei due volumi'che precedono, così anche nel terzo le lettere missive e responsive sono pubblicate nella loro integrità e nell'ordine strettamente cro­nologico: dal 1 gennaio al 31 dicembre 1859 e dal 5 gennaio al 20 dicembre 1860. Duecentotre complessivamente.
Le accompagna, un corredo di note che indica la fonte dì provenienza, che aiuta a conoscere ed a spiegare le circostanze cui si fa allusione, ad individuare i perso* naggi che vengono ricordati, a correggere dove occorra errali riferimenti, che aiuta insomma ad interpretare ciascun documento in tutta la sna pienezza e veridicità.
Forse è superfluo notare qui i nomi dei corrispondenti, giacché il nome stesso del De Sanctis garantisce coloro che, per virtù d'ingegno e di animò, sono ammessi alla sua confidenza. Ci limitiamo a dire che fra i corrispondenti dominano per fre­quenza dì rapporti Angelo Camillo De Meis, Vittorio Imbriani, Pasquale Villari, Angelica Bartolommei Palli e Diomede Marvasi.
Ma il valore dell'epistolario non è soltanto in rapporto al valore del personaggi che vi tengono discorso, ma anche in rapporto alla data, in quanto si tratta degli anni risolutivi del problema dell'unità ed indipendenza della patria.
È in questo e mondo antico che viene introdotto il lettore il quale, ascoltando, resta preso da un interesse sempre più vivo, e viene costretto ad una partecipazione non solo intellettuale, ma anche sentimentale. E quindi fa suoi i problemi che vengono agiiatii avverte la naturalezza delle discussioni, e non può a meno di sentire quella umana intimità che viene da testimonianze cosi aperte, cosi confidenziali, ed appunto, cosi ricche di sentimento e di pensiero.
Non si dice nulla di eccezionale e di nuovo affermando che non può essere vera storia quella che non tiene in massimo pregio le fonti che danno, come questa, l'immediatezza dei contatti spirituali con gli uomini e le cose del passato, che co* stringono a risalire ed a rivivere con sincerità e con devozione quella che fu genui*