Rassegna storica del Risorgimento
CALDESI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1967
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pagina
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595
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// dissidio Cnldesi-Mazzini 595
In siffatto terreno, e prima ancora degli appelli mazziniani, il seme liberale rivoluzionario non era dunque caduto senza frutto. Va notato, irà i molti segni della sua fecondità, che i liberali romagnoli (appartenenti in grande maggioranza alla nobiltà ed alla piccola e media borghesia) erano penetrati clandestinamente dopo la parentesi del governo Rivarola in molti uffici pubblici, e persino in qualche ufficio della polizia.
Naturalmente viveva in questo clima la famiglia Cai desi: giacobino il nonno, liberale il padre, e di sentimenti patriottici la madre.
Quindi Vincenzo giovinetto partecipa in qualche misura al moto del 1831, favorito anche dalla sua precocità e dalla sua robustezza fisica.
Egli quattordicenne non può essere fra i combattenti, ma cosi ci dice la tradizione è uno di coloro che hanno compreso il dramma politico dell'ora e che prestano aiuto ai compromessi i quali dopo la sconfitta cercano salvezza nascondendosi o rifugiandosi oltre confine.
Noi sentiamo di non commettere arbitrio vedendo in quei due mesi della rivoluzione, la famiglia Caldesi assai più vicina al concittadino Sercognani rappresentante della rivoluzione integrale, che non al Governo provvisorio delle Provincie Unite sedente in Bologna, il quale legiferando offre apprezza* bili saggi di sapienza giuridica, ma poi annulla la rivoluzione nella inutile richiesta di riforme amministrative, e paralizza la propria opera nelle prò* cedure riguardose e nelle prudenze diplomatiche del non intervento .
H calore patriottico della famiglia Caldesi che è quello di altre famiglie cittadine, riscalda - ed è naturale i due giovani, e primieramente Vincenzo, non solo, come abbiamo detto, durante il moto del '31, ma anche quando in Romagna giunge l'annunzio che è stata fondata la Giovine Italia.1) Né si può pensare che sia diverso quell'ardore allorquando, nel 1839, giunge notizia della scissione promossa da Nicola Fabrizi e da altri esuli, tanto più che il dibattito fra le due correnti non desta sulle prime in Romagna quell'interesse che invece è notevole nei vari centri dell'emigrazione.
Ma prima ancora di questo tempo è da rilevare una circostanza, e cioè che Vincenzo Caldesi negli ultimi mesi del 1833 figura in Corsica: sappiamo che colà si era qualificato stampatore di Faenza .2) Scontava forse gli entusiasmi del '31? Apparteneva già alla Giovine Italia? Molto arduo è rispon
di) A proposito dei sentimenti della famiglia Caldesi non ci sembra ozioso ricordare che persino l'amministratore dei beni familiari era stato scolto fra i liberali della città; uno dei più noti, e cioè Luigi Zama,
Quanto noi alla madre, la signora Marianna Angiolini Caldesi, dobbiamo dire che di essa si ha ricordo anche net carteggio mazziniano, in occasione della sua morte avvenuta nell'aprile 1846.
Pifatti la penosa notizia fu comunicala da Lamberti a Leonida nel l'aprile del 1846 a Parigi. E lo sterno Lamberti ne informò poi Mazzini con lettera che nel Protocollo viene fumeggiata in questi termini : < È qui fratello Caldi sii, buono, cui dovemmo dar uova della morto di sua madre - Vindcnz'lo pure (fratello maggiore) dovea venir qui, ina con questa disgrazia, non so so lo farà: Protocollo della Giovine Italia (Congrega eentrale di Francia), Imola, Calcati* 1919, voi. IV, p. 43. Pochi giorni dopo (19 maggio) Lamberti annota di aver ricevuto lettera da Edmo Francia* esule a Vefo vina, nella quale il Frnncia si e duolo della Mini. Cullile"! 1. È vera perdita per loro. Protocollo, voi. FV, p. SO. Clemente Caldowi padre di Vincenzo a di Leonida era morto nel 1831.
2) ERSILIO MICHEL, Enidi Italiani in Conica* Bologna, 1938, p. 100.