Rassegna storica del Risorgimento

CALDESI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1967>   pagina <603>
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Il dissìdio Cairi esi-lM azzini
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realtà, e cioè scrive considerando ancora legati a lui chi è già fuori e non lo ignora dalle sue direttive. Il 23 febbraio, in quel fatale mese del 1853 e le voci di deplorazione si sono già levate egli da Lugano scrìve a Pericle Mazzoleni a Londra, incaricandolo di salutare Mattia, i due Caldesi e i pochi amici: e non gli sono certamente vicini. Un saluto di sondaggio?
E così non diversamente da colui che* pur guardando, tiene gli occhi socchiusi là dove altri li spalanca, egli scrivendo il 5 marzo, ancora da Ginevra, all'amica Carolina Stansfeld a Londra, la prega di dire ad Emilia che il giu­dìzio di Atlante circa i dne fratelli [Caldesi] è un po' avventalo e immaturo . E non indugia a dire quasi la stessa cosa direttamente ad Emilia Hawkes la sua pittrice scrivendole il 9 marzo: circa i fratelli [Caldesi] ho scritto a Pericle [Mazzoleni] : voi agirete secondo i suoi suggerimenti . *)
Ma poi le notizie che giungono a Mazzini non consentono né speranze ne illusioni. Si è allontanato ostilmente uno dei più attivi propagandisti, il romano Cesare Mazzoni, da Ini stesso considerato già un giovane che, ordi* natore supremo nei pruni due anni dell'Associazione [Nazionale Italiana], poi segretario del Direttore, nella sua corrispondenza con me, [s'intende, Mazzini], possedeva nomi, cifre, segreti e meritata influenza . E codesto Mazzoni ha chi lo imita nell'abbandonare il Maestro
Scrive il 3 aprile Mazzini da Ginevra a Londra, a Saffi, a sua volta preoc­cupato ed addolorato : Saprò tra poco in un modo o nell'altro che cosa risulta da questo complotto: allora, se dura, dirai a Mattia e ai Caldesi da parte mia che il primo risultato del mìo allontanarmi è un trionfo, non sull'individuo, ma sul principio: il fusionismo, il monarchismo impiantato in Roma. Possono rallegrarsi .3)
Siamo dunque alla polemica fra ì fusionisti o come talora si disse i fusi da una parte ed i puri dall'altra.
Pochi giorni dopo, Mazzini pensa di mettere alla prova Mattia Montecchi ritenendolo meno deciso degli altri, e scrive a Saffi (8 aprile) una lunga let­tera in cui premesso che veramente il fusionismo, e la monarchia trion­fano a Roma , chiede che lutti i repubblicani fedeli ai princìpi firmino l'atto che egli stesso ha redatto e che è già in via di diffusione. Anche a Londra bisogna raccogliere firme, e quindi Saffi è pregalo di rivolgersi anche a Mon­tecchi. Nell'atto scrive Mazzini non si parla che del principio , (cioè il principio basilare che, contrariamente a quanto sostengono i fusionisti, la forma di governo questione a detta dei medesimi particolare deve essere anteposta alla questione generale che è Flndìpendenza). Se Moni, [ecciti] non mole smascherarsi monarchico e se egli e i Cald[esi] non preferiscono hi rovina deDa bandiera repubblicana a una qualche individuale, devono fir­marlo. Se no, sta bene risponder loro: * abbiamo piacere d'avere nel vostro rifiuto una prova del vostro abbandono del principio " .4)
il} SJìJ., voi. XLVIII, pp. Silfi, 329 e 353.
3) SÌ voi. XLIX, p. 22n. e j, 29n.
S) S.tf./ voi. XUX, pp. 2*30;
*) Ma* cerne poppiamo, né" Munteceli! ne nitri sono diventili] ruonarclùcl : essi sono convinti l'abbinino detto - - che le congiure e le sporadiche insurrezioni altro effetto non abbiano che quello di aumentare il numero delle vittimo. Questa è l'accusa contro Mozzini, accusa che nella bocca di qualcuno dilata in comprensibili allusioni personali verso colui che non scende in campo nell'ora dell lotta armata. Montecchi e ftU altri, non disdegnano ailaanze con chiunque offra In possibilità di darò indipen>