Rassegna storica del Risorgimento

CALDESI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1967>   pagina <606>
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Piero Zama
proposito dì riproduzioni fotografiche del famoso ritratto eseguito da .Emilia Hawkes, avverte che il lavoro lo faremo fare dai Gal desi, purché diano pro­messa di non cavarne copie: questo è naturalmente il diritto dell'autrice.1)
Tanto meno c'è da attendersi dai Caldeei un contributo a proposito del consueto versamento mensile di denaro. Qui, dai Caldeai e Moniecchi in fuori i quali mi diventano inconcepibili i nostri nomini e donne, sotto­scrivono mensilmente. Così scrive Mazzini a DalI'Ongaro nell'ottobre, forse per incoraggiarlo a raccogliere ì contributi fra gli esuli di Bruxelles.2)
Ma anche a tale riguardo la realtà che Mazzini non vorrebbe vedere si fa vieppiù evidente: le sottoscrizioni sono diminuite e diminuiscono vieppiù. Nella primavera del seguente anno scrive appunto a Luigi Pianciani che, come lui, si trova a Londra: È una vergogna che Monteccbi e Caldesi non facciano più: essi potrebbero trovar facilmente da Mario e da altri artisti coi quali sono in contatto la somma intera. Io non vedo anima viva .s)
pensare che Mario de Candia in quei giorni medesimi è a Londra. Ma Panno 1855 al quale per nn momento noi ritorniamo è Panno di Crimea, e cioè dell'impresa che contribuisce decisamente a caratterizzare la politica di Cavour, per cui il piccolo Stato sabaudo considera e pone il problema italiano al fine di sollecitare una qualche soluzione.
Di ciò non possono dolersi i fusionisti che sono pronti a percorrere qua­lunque strada quando essa conduca alla meta cui i patrioti della penisola anelano.
C'è di più. Il 6 agosto del 1856 ha luogo a Genova, come sappiamo, il convegno al quale prendono parte Felice Foresti di Conselice (liberato dallo Spielberg, emigrato in America, e poi iscritto alla Giovine Italia), Giorgio Pal­lavicino, Giuseppe La Farina, Daniele Manin e Garibaldi allo scopo di fon­dare una Società Nazionale che ha nel programma Punita d'Italia con la Mo­narchia di Savoia.
Dunque Garibaldi ha fatto proprie le aspirazioni dei più, ed anche di coloro che dissentono da quella intransigenza cui invece restano incantenati i fedeli di Mazzini. Né a questi ultimi possono giovare gli avvenimenti del '57, quali la spedizione di Pisacane, di Nicotera e compagni conclusa tragica­mente a Sapri nel luglio. E non meno dannose le querele che sorgono all'in­domani, e Iè accuse contro lo stesso Mazzini durante il processo di Parigi:
l) S.J., voi. UV, p. 336.
a) SJ voi. EVI, p. 15.
S) S,EJ voi. LVI, p. 257. Notiamo incidentalmente che in quei primi mesi del 1855 era arrivato a Londra Giovanni Pianori per prepararsi all'attentato contro Napo­leone IH. A p. 98 del mio citato libro Giovanni Pianori contro Napoleone ITI, ho narrato che il nome di Leonida Caldesi era inciso nel marocchino del cappello che il Pianori stesso aveva in testa nel giorno dell'attentato (28 aprile 1855). Leonida aveva donato il cappello: Pianori era in relazione a Londra col Caldesi e con lo (Sesso Mazzini (il quale lealmente e generosamente ebbe poi parole di ammirazione per Pianori quando seppe della sua fierezza nel sostenere il processo e nell'affrontaro la morte sotto la ghigliottina).
Non erodiamo però che 11 casuale incontro col Pianori potesse avere influenza icona Bui rapporti esistenti fra Mazzini ed i Caldesi. Questi aiutavano come solevano - - un esule che era anche un loro concittadino (anche BO nativo di Brisi-gbella, in una trazione vicino a Faenza), a Mazzini vedeva tutta l'importanza del gesto audacissimo di Pianori. Che cosa difetti sarebbe accaduto se l'attentato non falliva? Certamente la storio avrebbe avuto un altro corso.