Rassegna storica del Risorgimento
CALDESI VINCENZO; MAZZINI GIUSEPPE
anno
<
1967
>
pagina
<
609
>
TI dissidio Galdesi'Mazzini
609
Ma chi non ammira la fede e gli entusiasmi di Mazzini, e tuttavia non conosce altresì le sue illusioni particolarmente a proposito delle masse popolari pronte ad insorgere? E chi non ricorda le molte imprese fallite miseramente?
Anche indipendentemente da tali ricordi, le circostanze ed i pericoli che incombono da ogni parte hanno un'eloquenza ben più forte delle parole di Mazzini; e le parole cadono nel vuoto.
Ed allora alle invocazioni ed esortazioni fanno seguito di nuovo le deplorazioni ed i rimproveri.
Difetti, il 3 settembre, rivolgendosi ad Andrea Giannelli, con l'amarezza di colui che non ha trovato chi lo ascolti, incolpa i nostri , ossia Roselli, Pasi, Ribolli,- Masi, Caldesi. Balzani, Garibaldi, Medici, Bixio eie, di aver lasciato che si facesse un moto di moderati, retto dispoticamente da un quindici uomini, taluni dei quali, come in Bologna, bonapartisti .
Lo sfogo con Giannelli trova piena corrispondenza nei più fidi, sempre disposti ad accogliere le speranze ed i propositi del Maestro, primo fra tutti ed essenziale di non abbandonare Venezia, la metà del Centro e il Mezzo giorno alla tirannide : sarebbe un delitto . Ed entusiasmi non mancano anche oltre la sfera mazziniana.
Rivolgendosi due giorni dopo 5 settembre ad Adriano Tonimi che è a Costantinopoli, Mazzini ritorna sui suoi progetti che più che mai gli appaiono infallibili. Abbiamo due colonne mobili di volontari, buoni tutti e Vogliosi d'andare innanzi, comandati da Roseli!, Caldesi, Pasi, Masi, Yalzania, etc. Queste due colonne dovrebbero cacciarsi su Perugia, riconquistarla, determinare l'insurrezione dell'Umbria e delle Marche, e ingrossata di tutti gli elementi da raccogliersi, andare innanzi a marce forzate sino all'Abruzzo ed entrarvi. L'insurrezione degli Abr[uzzf] darebbe il segnale a quella di Sic[ilia] é tra il moto provinciale e il Siciliano, Nap[oli] si sommoverebbe . E la corsa continua, che aggiungiamo la fede e la fantasia non mancano. *)
Ma la realtà ispira altri calcoli, e consiglia ed anzi impone alla fine salutari prudenze: una realtà che in quei giorni costrinse i responsabili, ossia coloro che rappresentavano non solo il Piemonte ma anche i governi e le fòrze dell'Italia centrale, a chiedere moderazione, anzi a chiedere obbedienza anche a Garibaldi.
Questa penosa conclusione che costò a tutti una pena grandissima pur nel convincimento che nulla di diverso si potesse fare, diede facile motivo a Mazzini di considerare e vantare ben fondate le previsioni da Ini già fatte, e cioè che qualora non fossero ascoltati i suoi appelli, l'impeto rivoluzionario sarebbe sfociato in una morta gora monarchica.
Fra i più addolorati era certamente Vincenzo Caldesi, e ciò non ignora Mazzini il quale però dà a quel dolore una sua interpretazione, scrivendo appunto a Saffi il 15 dicembre 1859: Caldesi il quale mesi sono ricusava
4) SJn voi. LXV, pp. 58-59 e p. 61.
È opportuno ricordare che sono del 1 ugosto gli mirini mazziniani su La Pace di VillafraMfr è stt U Colpo di Stato Europeo nei quali si propone ima Lega di Stati a garanzia della libertà, e si inaiate perché i Francesi si allontanino da Roma. Anche questi documenti aiutano a comprendere quanta distanza corresse fra il pensiero ed jl programma di Mazzini, ed il modo di pensare e di agire di Caldesi e d! altri che tenevano conto della situazione reale e contavano su forzo capaci di operare con successo. (5.L, voi. LXTV, pp. 57-69 e pp. 73-85).
a