Rassegna storica del Risorgimento
D'ANNUNZIO GABRIELE
anno
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1967
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pagina
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Alberto M. Ghisalberli
Era, indubbiamente, a giudicare da quanto ci raccontano i biografi, una solitudine tutta particolare, che egli popolava non soltanto di fantasmi e di sogni; ma non si può dimenticare che in quella solitudine, corrispondente al periodo dell'esilio in Francia, sono nate alcune delle sue opere più significa* live. La contemplazione della Morte, La Leda senza Cigno, la prefazione alla Vita di Cola di Rienzo e le Canzoni della gesta d'oltremare martellate con forza d'amore a esaltazione della Patria in armi, prologo ideale all'ormai imminente mutamento di Ariel nell'eroe del Velila e del Faiti* della Beffa di Buccari e del volo su Vienna.
E sarà allora d'esempio e sprone ai giovani dell'Università. A quei giovani davanti ai quali nella sede degli studi severi, nell'edificio dedicato al culto dello spirito, nel recinto dove s'insegna e si apprende, nel focolare stesso dove ogni giorno è nutrita dal vostro intelletto e dalla vostra volontà la fiamma che arde ai Penati venerandi del Pensiero italiano , noi diremmo più semplicemente nell'Aula Magna dell'Istituto Superiore di Firenze, il 27 febbraio 1901, aveva esaltato, in un raffinato ed elaboratissimo raffronto con Vincenzo Gemito, l'arte di Giuseppe Verdi. Nel trigesimo della morte del Maestro aveva gridato la sua speranza e il sno vaticinio : Voi siete, o giovani, la imminente primavera d'Italia. La mia fede, la mia costanza la mia aspettazione mi fanno degno di essere l'annnnziatore della vostra volontà vittoriosa .
A quei giovani, abbiamo visto or ora, aveva detto di no quando avevano cercato d'indnrlo a farsi loro maestro da una cattedra, ma, quando venne Fora della grande prova per il popolo italiano, colui che a Sibilla Aleramo era apparso un candido fanciullo di genio, nel quale gravità e gaiezza sono come alterne strofe, gridò di nuovo, all'indomani della Sagra dei Mille, la sua speranza e il suo vaticinio. Partite, apparecchiatevi, ubbidite diceva il sacerdote di Marte agli insorti consecrati: e incitava: Voi siete la semente di un nuovo mondo . Partite, apparecchiatevi, ubbidite io dico a voi, poiché mi fate degno di consecrarvi. Voi siete le faville impetuose del sacro incendio. Appiccate il fuoco 1 Fate che domani tutte le anime ardano! Fate che tutte le voci sieno un solo clamore di fiamma: Italia! Italia! .2)
vanni Pascoli, Milano, 1961, p. 788. 795. Viene in mente il tempo affermerà con polemica inesattezza al momento della laurea honoris causa l'organo nazionalista in cui gli accademici letterali di tutte le più o meno illustri università italiane, che si leticavano tra loro per la successione alla cattedra di Bologna, tenuta prima da Giosuè Carducci e poi da Giovanni Pascoli, si trovarono poi tutti d'accordo per negare a Gabriele d'Annunzio non solo ì titoli, ma, per così dire, la capacità morale di assidersi nei loro Consigli e di parlare dalla cattedra, Honoris causa, in L'Idea nazionale, 8 febbraio 1919. Ved. anche per la successione al Carducci M. BUCINI, D'A. e Pascoli: consensi e dissensi di vita e d'arte, in Quaderni dannunziani, fase. XXXIV-XXXV (1966), pp. 588-589.
*) fi morte di Giuseppe Verdi, Canzone preceduta da una orazione ai giovani, Milano, JQ1, p- 15, oggi in Prose di ricerca, ecc., voi. I, p. 488. Il Carducci, letta che ebbe la canzone, gli telegrafò: Salute e gloria italiana pura sul tuo cammino!, ridestando antichi rancori in Giuseppe Chiarini, GATTI, ep, efr,, p. 193.
2) Parole dette nell'Ateneo genovese il VII di Maggio, ricevendo in dono dagli studenti una targa d'oro, in Per la pia grande Italia cìu, pp. 52*53, oggi in Proso dì ricerca ecc., Milano, 1947, voi. I, pp. 31-32. È la ripresa, in fondo del tema finale de, L'orazione in morte di G. Carducci, in Di GABRIKE D'ANNUNZIO, L'orazione e la canzone in morte di Giosuè Carducci, Milano, 1907, pp. 34*35, oggi in Prose di ricerca, ecc., voi. IH, p. 409.