Rassegna storica del Risorgimento
D'ANNUNZIO GABRIELE
anno
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1967
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Alberto M. Ghisalberli
Quello stesso mercoledì, in zona di guerra , il generale Bongiovanni,-comandante generale d'aeronautica, annunciava con un eloquente ordine del giorno a tatti i reparti dipendenti l'avvenuta concessione della medaglia d'oro al valor militare a Gabriele d'Annunzio. Nello spirito del quale all'esaltazione che gli aveva dettato il Cantico per Vottava della Vittoria stava subentrando l'angoscia della Lettera ai Dalmati e degli Aveux de VingraU Scriveva allora all'Alberini, confessando il suo dolore per il dissenso politico che lo separava dall'amico, io ho fatto la guerra per la Dalmazia, per tutta la Dalmazia. La vita, in quell'alba del 1919, gli era diventata una continua ansietà, e maledico il destino che non me la tolse nella battaglia luminosa .3* Di quest'ansia e di questo tormento non si ha alcuna eco nel già ricordato verbale della seduta di Facoltà. Una piccola crisi presidenziale aveva scossa questa fin dall'estate precedente. La votazione del 23 giugno aveva dato, su tredici presenti, sei voti per la terna a Bernardino Varisco, per la carica di preside, due a Nicola Festa, due a Vittorio Rossi, uno a Luigi Ceci, uno a Giacomo Giri e una scheda bianca, probabilmente dello stesso Varisco. Nella successiva seduta del 18 luglio questi dichiarava di non ritenersi l'eletto della maggioranza e annunciava, nonostante le vive preghiere di Carlo Formiciii per che desistesse da tale proposito, che la Facoltà doveva procedere a ottobre ad una nuova votazione.
Questa, in realtà, si ebbe solo il 21 novembre, sotto la presidenza del decano Ignazio Guidi, e dette come risultato quindici voti a Luigi Credaro, otto a Varisco, quattro a Rossi e quattro a Festa. Così il serio e solido filosofo vai-teli iiiese, già ministro della Pubblica istruzione, era chiamato a reggere per il triennio 1918-1921 la Facoltà romana (ma effettivamente dovette lasciarla quando fu nominato il 20 luglio Alto Commissario per la Venezia Tridentina). La Facoltà nell'anno accademico 1918-1919 contava, oltre quelli sin qui nominati, maestri della fama di Ettore Pais, Rodolfo Lanciani, Giovanni Gentile, Adolfo Venturi, Federico Halbherr, Carlo Alfonso Nallino, Lucio Mariani, Pietro Fedele, Vincenzo Federici, Odoardo Luigi De Stefani, Roberto Almagià, Giuseppe Gabelli. Il Buonaiuti e il Gabetti erano già stati designati all'unanimità, nel novembre precedente, per l'ordinariato, su proposta di Gentile, il primo, di De Lollis, il secondo. 2)
Quel mercoledì su ventidue titolari erano presenti, all'inizio, diciotto: Credaro, Ceci, Venturi, De Lollis, Giri, Mariani, Rossi, Gentile, Nallino, Guidi, Gabetti, Halbherr, Fedele, Federici, Festa, De Ruggiero, Varisco e Buonaiuti. La sedata cominciò con il ringraziamento di Credaro per la elezione recente, con il suo saluto al predecessore, che per parecchi anni (dal 1913-14, quando era successo al Crivelluccì) aveva tenuto con cosi lodevole zelo la presidenza, e con il benvenuto a Gabetti per la prima volta presente in Facoltà.
Un intervento di De Ruggiero sul verbale della seduta precedente, a proposito della chiamata di Giuseppe Cardinali alla cattedra di Epigrafia e antichità romane, mise termine ai preliminari.
Si passò immediatamente alla discussione della Proposta di laurea ad honorem a Gabriele d'Annunzio, che costituisce, senza, sembra, alcun preavviso, il primo punto dell'ordine del giorno. Sostenitore ne fu il geniale e temuto professore di Storia comparata delle lingue classiche, Luigi Ceci, il gi-
-) GATTI, ap. ciu* p. 332.
-9 Dai verbali delle pedate del Consiglio di Facoltà.